Siamo andati a chiederlo direttamente a loro, ai massimi dirigenti delle società di baseball di A1. Cosa ne pensano del professionismo del baseball italiano, del progetto che dovrebbe partire a regime nel 2009. Ne è uscito fuori un quadro abbastanza distante dallo scetticismo, che poteva rappresentare la reazione che per certi versi ci si attendeva. Scetticismo no, ma molte cautele sì tendenti all’ottimismo. Soprattutto tanta voglia di capire in che modo molti punti saldi del progetto potranno essere effettivamente attuati, tenendo conto soprattutto della situazione attuale del baseball di casa nostra. Perché in fondo il punto di partenza di un programma così ambizioso è quello che c’è oggi.
Abbiamo iniziato da Parma il nostro "giro" con le squadre del campionato di A1.
Rossano Rinaldi, presidente del Parma Baseball, parla di un primo segnale positivo all´interno del movimento. "Già parlare dei problemi che ci sono, del fatto che si voluto affrontare la questione, è un buon segno. Se si rimane distanti l´uno dall´altro si è destinati ad un inesorabile declino. Ad esempio le franchigie, noi siamo abituati già da tempo a muoverci in questa direzione, per via del bacino di squadre minori che ci sono nella zona di Parma – dice – ma sono molte in tal senso le cose che si possono migliorare. Se dobbiamo andare in televisione, dobbiamo andarci con uno spettacolo che sia spendibile e godibile. E semmai anche cercare di portare qualche partita di Major League".
Per fare questo c´è bisogno di uno stadio adeguato… "Ed è in progetto di costruirlo, portandoci magari altri eventi legati al baseball. Il volano che c´è stato con Sky e con le partite di Major in televisione è stato indiscutibile".
A proposito di Major, nel progetto del progetto del professionismo si prevede un legame a doppio filo con il mondo statunitense. "Ovvio, e non dobbiamo guardarle come delle imposizioni dall´alto. E´ giusto che un imprenditore che investe voglia mettere dei paletti, e controllare da vicino che il lavoro che si stia svolgendo sia giusto".
Come dovrebbero essere distribuire le risorse che arrivano: nel movimento di base oppure nella creazione di un campionato di alto livello? "L´importante è creare un circolo virtuoso, così come accaduto in altri settori. Sicuramente un campionato di alto livello è un buon richiamo, ma c´è da lavorare molto nella base. Il progetto dell´Accademia è qualcosa che il rugby ci ha copiato, e si deve insistere su quella strada".
A proposito di rugby, è stato uno sport che da quando l´Italia è entrata nel Sei Nazioni ha visto moltiplicarsi le proprie risorse. "Ma occhio, che non è tutto oro quello che luccica. Se andiamo a vedere i convocati dell´Italia quando gioca in campo internazionale sono pochi quelli che militano nel campionato italiano. Per questo che stanno anche loro pensando di seminare oggi per raccogliere domani e creare una quantità tale di giocatori per far alzare il livello anche del nostro campionato. Noi abbiamo perso un sacco di tempo e ci vorranno anni prima di ricreare una generazione che qualitativamente sia di livello. E poi, visto che abbiamo preso in considerazione il rugby, considerate che a Parma abbiamo due squadre nella Top Ten, eppure fanno circa trecento spettatori a partita. Difficile pensare che il baseball riesca a raggiungere in tempi brevi una quota di ottocento spettatori, come si parla".
In definitiva, è un progetto attuabile? "Il 2009 sembra molto vicino, forse si slitterà di un po´. Su molte questioni ci sarà da rivedere qualcosa, perché molte cose sono effettivamente troppo ambiziose. Ma già che si stia lavorando ad un progetto simile è un buon segno".
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