Irish coffee? No, Irish baseball. Lassù nell’isola d’Irlanda, popolata da poco più di 4 milioni di persone, imbattersi in un diamante di gioco è un po’ come bere l’ottimo e diffuso cocktail. Il baseball si sta infatti espandendo a macchia d’olio e continua a crescere in modo importante nelle 32 contee. Ci sono già 10 squadre che attualmente compongono la Irish Adult League (da aprile a settembre, con oltre 200 giocatori impegnati) e molti impianti per giovani prospetti stanno nascendo un po’ ovunque.
Come successo per Corkagh Demesne Park a Clondalkin, nella parte ovest di Dublino, dove sorge l’O’Malley Field, il primo vero stadio da baseball accanto ad un ‘diamantino per la Little League che portano il nome di un generoso ‘Irish-American, la cui donazione da 140.000 dollari ha permesso la realizzazione del progetto.
O’Malley. Già, proprio ‘quel Peter O´Malley, ex-proprietario e presidente dei Los Angeles Dodgers, che nel 1994 promise all’Irish Baseball & Softball Association di voler contribuire con un’offerta alla creazione del complesso, dopo analoghe iniziative nella Repubblica Dominicana, Nicaragua e China.
Un ‘work-in-progress per il baseball irlandese iniziato a metà degli degli anni ’90, che non conosce soste, che sta già dando buoni risultati e che continua a mostrare notevoli progressi anche a livello tecnico. Proprio dieci anni fa il primo campionato.
Basti pensare anche all’impresa sfiorata l’anno scorso alle qualificazioni per il campionato europeo di Barcellona: la nazionale irlandese conquistò il secondo posto della Pool B, battuta in finale dalla Croazia che sarà presente a settembre in Spagna nello stesso girone dell’Olanda per tentare di ottenere un pass per Pechino 2008.
Sulla vera storia della squadra nazionale irlandese di baseball è stato prodotto anche un film-documentario di 90 minuti del debuttante John Fitzgerald che ha prodotto, diretto, pubblicizzato e finanziato personalmente la pellicola. Budget: 70.000 dollari. "The Emerald Diamond" ha vinto lo scorso novembre il ‘Critic´s Choice Award al National Baseball Hall of Fame Film Festival a Cooperstown. Dopo il tutto esaurito a New York alla fine di febbraio ed un tour in 20 città, lo scorso weekend, in occasione del St. Patrick´s Day (la festa nazionale in onore del Santo Patrono), il film è stato trasmesso in tv in quattro stati della East Coast americana. Racconta le gesta dei ‘verdi d’Irlanda che debuttarono a livello internazionale all’Europeo del 1996 ad Hull, in Gran Bretagna, contro la Repubblica Ceca. La nazionale ha avuto anche l’onore di esibirsi al Fenway Park di Boston, nella ‘casa dei Red Sox. Circa metà squadra è composta da giocatori nati negli States ma con radici gaeliche, residenti da tempo nell’isola. Con davvero tanta voglia di rendere il ‘national pastime altrettanto popolare anche in Irlanda.
Oggi il movimento è radicato in tutto il paese, quello giovanile da Cork a Kerry, da Port Stewart a Greystones, mentre la nazionale si raduna fondamentalmente a Dublino al National Baseball Facility, su quelli che pur senza illuminazione – vengono chiamati ‘Fields of dreams.
Il baseball irlandese è ormai da ritenersi una realtà di tutto rispetto nel panorama europeo. Un gruppo dirigente di pochi elementi sta lavorando pesantemente al progetto di sviluppo, ‘capitanato da Mike Kindle, un 41enne di St. Louis, laureato alla San Diego State University e trasferitosi in Irlanda dove ha incontrato l’amore per Fiona e per il gioco.
Tra il 1992 e il 1995 con la Irish Softball Association ha triplicato il numero di squadre a Dublino (75) e quadruplicato i componenti (1.200). E nel 1995 ha costituito la Irish Adult Baseball League con 3 sole formazioni, diventate poi 4 con l’ingresso dell’Irlanda del Nord.
Dal 1999 è Presidente del Baseball Ireland, rieletto qualche settimana fa insieme al nuovo Board. Ma è stato anche giocatore nonché allenatore della nazionale nell’ultimo decennio. Nel 2006 in Belgio i suoi ragazzi gli hanno regalato l’argentonel girone B degli Europei.
‘Il mio obiettivo è di rafforzare il programma nazionale del settore giovanile e far crescere il baseball in tutta l’isola d’Irlanda dice Mike Kindle durante l’intervista rilasciata a Baseball.it Abbiamo iniziative specifiche per ragazzi in dieci contee e vogliamo supportarne lo sviluppo come meglio possiamo. Vorremmo introdurre un programma per allievi tra i 15 e 17 anni. Poiché siamo uno sport minore, molti ragazzi delle Little League infatti cambiano sport quando crescono. Se riusciamo a tenerli con noi quando raggiungono i 15-17 anni, abbiamo ottime speranze ce continueranno a giocare anche nella serie maggiore. E questo porterà grandi benefici alla Adult League e fondamentalmente alla nazionale irlandese.
Ma come farete ad avvicinare i ragazzi al baseball?
Attraverso un programma di iniziative nelle scuole in alcune aree geografiche ben selezionate. Siamo certi che questo incoraggerà tanti bambini a giocare a baseball.
Tutto questo richiede però tempo, oltre a risorse umane e finanziarie
Ho un anno di tempo ed insieme agli altri 7 membri del Comitato Esecutivo cerchiamo di distribuirci le attività. Non abbiamo ancora volontari che possono dare tempo ed energia al baseball in Irlanda. I club maggiori contribuiscono con 2.000 euro l’anno per partecipare alla lega, siamo ancora piccoli per cui è difficile richiamare l’attenzione di sponsor e media. La stampa ci segue in occasione di eventi speciali o quando gioca la nazionale. Noi spendiamo gran parte del nostri budget su materiale e allenatori. Ma investiamo anche un po’ sui clinics destinati a coloro che intendono insegnare il baseball. Anche i kids clinics sono importanti perchè rappresentano una bella opportunità per far conoscere il baseball a tutti i bambini irlandesi, soprattutto in quelle zone dove non è ancora conosciuto.
Mike Piazza oggi, Joe Di Maggio ieri, nomi di italo-americani famosi nel baseball, però anche l’Irlanda vanta in Major Leagues alcuni giocatori di chiare origini ‘irish
Vero, ci sono molti ‘Irish-Americans nelle Majors, campioni come Derek Jeter, Chris Burke, Sean Casey, ed ex come Mark McGwire, Nolan Ryan e Paul O´Neill. Ma sono discendenti. C’è poi un gruppo di circa una quarantina di giocatori nati in Irlanda e che in passato hanno raggiunto le Majors come Jack Doyle, Patsy Donovan e Tommy Bond, diversi soprattutto all’inizio del secolo scorso. Oggi in grande lega non abbiamo giocatori nati qui, speriamo di riuscire a mandare un prospetto in qualche college e che possa firmare un contratto, anche se ci vorranno ancora molti anni, 10 chissà
L’anno scorso all’Europeo B aveva lottato fino in fondo per guadagnarvi la partecipazione al torneo di qualificazione olimpica in programma a settembre a Barcellona. La nazionale sta compiendo davvero pesanti passi in avanti
cosa avete in programma adesso?
Non faremo grandi trasferte quest’anno. Potremmo prendere parte a qualche torneo in Gran Bretagna. Ci concentreremo invece sul miglioramento tecnico dei giovani e di alcuni giocatori seniores che possono crescere ancora e dare man forte alla squadra nazionale per il 2008.
Come sono i vostri rapporti con la MLB e cosa ne pensa dei futuri piani di espansione, anche in Europa?
Ospitiamo già con regolarità coaches ed allenatori della MLB provenienti dagli Stati Uniti e questo progetto è stato di grandissima utilità per il nostro recente sviluppo. Sono contento che Harvey Schiller sia stato eletto presidente della IBA e credo che farà ogni sforzo per fare del baseball un vero sport mondiale. Ho gioito quando il World Baseball Classic è stato vinto da un´altra squadra che non era quella americana. E’ la dimostrazione che il baseball è uno sport internazionale e non più soltanto uno sport americano.
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