Dall’Emilia al Mar Tirreno. La nostra inchiesta su cosa si pensa in casa delle società di A1 riguardo l’IBL ed il progetto del professionismo prosegue. Dopo Parma e Bologna, siamo andati stavolta a sentire cosa ne pensano a Grosseto.
Traspare maggior entusiasmo sulle rive del Tirreno. Per Claudio Banchi, presidente dell’MPS Grosseto, ‘il baseball è un movimento piccolo che ha bisogno di un supporto organizzativo per sviluppare un modello di sfruttamento delle risorse. In Italia abbiamo una visione molto calcistica dello sport.
Per quale motivo? ‘Stiamo vivendo una generale flessione dello sport italiano. L’organizzazione che ci ha dato il Coni negli ultimi cinquanta anni, con le promozioni e le retrocessioni, sta mostrando i suoi limiti. Anche nel calcio c’è un calo di interesse, anche se su numeri completamente diversi. Bisogna fare degli investimenti laddove si promuove lo sport, nelle aree metropolitane, dove si costruisce una struttura adeguata. Al momento si parte con otto squadre, che è un impegno attuabile.
Ma nelle otto squadre i numeri sono al momento molto distanti da quelli che si sono prefissati. ‘Ma ottocento spettatori a partita negli anni passati ci sono stati. Poi si sono fatti dei passi indietro, nella metà degli anni ’90 c’erano due squadre di livello, Nettuno e Parma, e poi le altre non erano competitive. Il livello tecnico negli ultimi anni è cresciuto, ma non la gente negli stadi, anche se ci sono state delle occasioni in cui il pubblico ha risposto. Ci vuole intelligenza nella programmazione e nella promozione. D’altro canto la concorrenza è spietata non solo con gli altri sport, ma con il resto dei divertimenti. Lo spettacolo deve essere godibile e la struttura adeguata ad ospitarlo, e in molti stadi di oggi non è così.
Quale potrebbero essere i fattori determinanti per riuscire? ‘La buona volontà e la promozione. Adesso c’è un anticipo Tv ogni giovedì, una cosa impensabile solamente qualche anno fa, e ci siamo arrivati con le nostre risorse e con tanto impegno. Sono convinto che stiamo lavorando ad un progetto unitario, e non al giocattolino di quattro o cinque dirigenti.
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