Si parla tanto di stranieri, di oriundi, di Asi, di non Asi, documenti, passaporti e carte d'identità. Ma forse, lavorando bene sul proprio vivaio non è detto che i risultati non si ottengano lo stesso. In casa Caffè Danesi Nettuno la prima giornata di regular season è stata segnata dal primo fuoricampo della carriera in A1 per due giovanissimi della formazione tirrenica, l'esterno Paolino Ambrosino e l'interno Renato Imperiali. Il primo, diciannove anni compiuti lo scorso febbraio, è alla terza stagione nel roster del Nettuno, ma a parte qualche fugace apparizione nel 2006 dallo scorso anno è in pianta stabile nel roster. Quest'anno è stato lanciato definitivamente nel ruolo di titolare. L'altro, venti anni a maggio, è un interno che si è trovato suo malgrado a dover sostituire un cardine importante della difesa come Igor Schiavetti. Un esordio segnato da tre partite nel ruolo di shortstop, zero errori e la perla di garatre. Due pietre miliari per la loro carriera che hanno solo in parte oscurato anche la splendida prestazione di Andrea Castrì, a dir poco decisivo in garadue con due fuoricampo per lui.Tutti e due sono cresciuti nel vivaio della formazione tirrenica, sapientemente gestiti nella loro crescita e adesso in grado di esprimersi ai massimi livelli nel campionato senza timori reverenziali. Certo, difficile prevedere che sarà sempre rose e fiori, ma se il buongiorno si vede dal mattino…
Ambrosino, Imperiali e le “giovani canaglie”
"Lo scorso anno in finale mi trovavo a dire il vero un po' spaesato, probabilmente non ero ancora pronto per la tensione di una finale scudetto – dice Ambrosino – e dire che in garasei mi è capitata l'occasione della vita. Se avessi battuto valido probabilmente avremmo vinto. Per questo che aspetto con ansia questo Nettuno-Grosseto e ritrovarmi di fronte Ginanneschi". Il weekend di Ambrosino si è chiuso con un soddisfacente 3 su 9, soprattutto con quel fuoricampo che ha tolto parecchie castagne dal fuoco in garadue, quando il Nettuno era avanti per otto a sette al nono contro un Godo in aria di rimonta. Con un out e un uomo in base, è arrivata la legnata che ha restituito la necessaria tranquillità al dugout nettunese. "Dal piatto di casa base non me ne sono nemmeno accorto, ma è stata la prima volta da quando gioco in serie A1 che le mani sono 'partite' da sole, e Peppe Mazzanti mi ha detto che la palla è andata veramente lontano. Lui dice una trentina di metri oltre il muro, non saprei confermare a dirla tutta…". Sostanzialmente un bellissimo modo di iniziare la stagione, considerato che è risultato anche decisivo nella terza, quando lui e l'altro baby Imperiali sono stati spinti a punto da un puntualissimo doppio di Menechino per il sorpasso, dopo che le cose si stavano mettendo male. "Dopo la finale dello scorso anno avevo perso un po' di fiducia, la delusione è stata tanta, e visto che ho una gran voglia di giocare pensavo che col discorso delle franchigie potessi comunque scendere in campo ogni fine settimana, anche in A2 col Nettuno 2. Invece ad inizio anno Bagialemani mi ha detto che avrei fatto parte integrante del roster, con un ruolo da titolare. Comunque non sono una persona che si monta la testa, so che c'è tanto ancora da lavorare per me".
Più vivace e vulcanico l'altro baby alla ribalta, Renato Imperiali, fratello di un altro giocatore del campionato italiano, Francesco. Renato dopo una bellissima stagione in serie B lo scorso anno col Nettuno 2 di Guglielmo Trinci, chiusasi con la promozione, si è trovato subito ad esordire in serie A1 in un ruolo delicato come quello di interbase. Non solo non ha commesso errori, ma ha anche bagnato il suo trittico d'esordio oltre che col fuoricampo, anche con un 4 su 12 in battuta. Per chi già lo conosceva non era una sorpresa, gli altri lo scoperto vedendolo fare cose egregie già dalle amichevoli contro il Parma prima dell'inizio del campionato. "Se devo dire la verità, quando ho saputo che avrei giocato subito mi tremavano le gambe, perché uno sogna da quando è piccolo di vestire la maglia del Nettuno, e quell'occasione è arrivata subito – dice Renato – ci hanno pensato i compagni a tranquillizzarmi. Il diamante di Godo poi è molto veloce, la palla scorre molto. Per fortuna è andato tutto per il meglio, non ho commesso nemmeno un errore". Parlare del suo fuoricampo, alla prima in assoluto in A1, significa praticamente invitarlo a nozze. "Sabato prima di garatre ero veramente furibondo, perché la difesa avversaria contro di me aveva fatto delle giocate incredibili. Il loro interbase mi era andato a raccogliere una pallina dietro il sacchetto di seconda, eliminandomi in prima, Poi è arrivata questa occasione. Sono riuscito a leggere subito il lancio…". Vivace in campo, assolutamente con i piedi per terra anche lui quando si parla del futuro. "So che devo giocare e soprattutto devo ancora imparare moltissimo, perché in serie A1 tutto è molto più difficile che nelle serie minori e nelle giovanili. So che quando rientrerà Igor in campo per me trovare spazio sarà più difficile, per questo che col meccanismo delle franchigie posso scendere in campo molto di più ". Non è un caso infatti che insieme ad Ambrosino almeno una volta a settimana si vada ad allenare anche con l'A2 del Nettuno 2.
Ambrosino e Imperiali, ma scalpitano anche Ennio Retrosi, esterno e lanciatore all'occorrenza, dotato anche di un buon giro di mazza, ed il catcher Raffaele Medoro, che a detta dello staff tecnico del Nettuno ha tutte le potenzialità per emergere in questo delicato ruolo. Tutti prodotti del vivaio del Nettuno, lo stesso che ha visto crescere e imporsi negli ultimi anni gente del calibro di Peppe Mazzanti e Marco Costantini. D'altro canto, ma chi lo dice che i giovani non possono giocare?
Commenta per primo