Anche se il pensiero correva inevitabilmente già alla Florida, alla preparazione della sua Olanda e al debutto al World Baseball Classic contro la Dominicana a San Juan de Portorico, Rod Delmonico non ha avuto esitazioni quando ha ricevuto l'invito italiano per svelare i segreti dell'arte della battuta.
Milano ha accolto con grande interesse e simpatia il neo-allenatore della nazionale che fu di Eenhoorn in una fredda domenica di febbraio, ma l'atmosfera al clinic organizzato dal Milano Baseball a pochi passi dal glorioso Kennedy è stata calorosa: oltre 60 partecipanti in rappresentanza di cinque società, tanti ragazzi, molti tecnici e numerosi giocatori. "Ho tenuto corsi in Sicilia, Sardegna, Marche e Toscana, però parlare a Milano fa sempre un certo effetto. E' stato il miglior incontro a cui ho partecipato".
Delmonico, nato a Wilmington (Carolina del Nord) ma nonno originario di Salerno, ha illustrato le tecniche di battuta con minuziosa perizia (è il fautore della cosiddetta "quality at bat", un elemento importante per valutare l'aiuto che un giocatore può dare alla sua squadra), assistito nella traduzione da Ennio Paganelli, Direttore Tecnico della società rossoblu. Poi la pausa, dopo una mattinata intensa ed un pomeriggio di "practice" in palestra. Un'occasione unica, quindi, per parlare con il manager americano dell'Olanda ed ex-allenatore della Tennessee University a proposito del Classic, dello sviluppo del baseball, dell'Europa…
L'avventura con la nazionale "orange", per Delmonico è iniziata un mese fa circa, il contratto che lo lega alla federazione olandese è biennale, le sfide da affrontare tante e di assoluto livello. A cominciare dal World Baseball Classic… "Appena arrivato ci siamo messi subito all'opera – ha detto Delmonico nell'intervista concessa a Baseball.it – Abbiamo iniziato con 25 giocatori, quattro volte a settimana, una volta anche fuori. In Olanda le strutture per il baseball anche indoor sono ottime, abbiamo utilizzato sia Amsterdam che Rotterdam".
C'è grande attesa per il WBC 2009, come state vivendo questa sfida nello staff dell'Olanda?
"Da Jim Stoeckel al pitching-coach Bert Blyleven sono tutti eccitati da questo evento. E' davvero una grande sfida e tutte le squadre sono pronte, molto di più che nel 2006. La Major League ha finalmente capito che il baseball è uno sport mondiale e che per promuoverlo adeguatamente occorreva organizzare una manifestazione intercontinentale coinvolgendo il maggior numero di nazioni. D'altronde non va sottovalutato il fatto che il 38% dei giocatori della Major e delle Minors provengono dall'estero ed il 48% dei big leaguers è di origine latino-americana".
Volerete a Portorico dopo una serie di exhibition games in Florida, ospiti dei Pirates. Cosa si aspetta da questo debutto ufficiale al Classic e su cosa sta investendo maggiormente?
"Non ho altre aspettative che vincere… Il nostro obiettivo è San Juan, su quello che accadrà a partire dal 7 marzo in avanti. L'unica cosa che possiamo controllare fino a quel giorno è il processo di preparazione, far sì che questo sia il migliore possibile. Dobbiamo prepararci al meglio, essere uniti e arriveremo dove vogliamo arrivare. Chi fa le cose fatte bene, in ciascun settore, riesce sempre a raggiungere risultati eccellenti. Bisogna prendere coscienza del fatto che è possibile controllare ogni singola fase del processo. Ricordiamoci però che il World Baseball Classic è solo il preludio ad un altro importante appuntamento del 2009, il Campionato del Mondo. Il WBC ci aiuterà a prepararci al meglio per settembre".
E la sua Olanda dove può arrivare?
"La squadra dispone di molti giocatori forti, che giocano duro. Mi piace questo tipo di mentalità. Il caso del ricevitore degli Amsterdam Pirates, Sidney de Jong, è emblematico: due mesi fa circa ha subito un intervento chirurgico alla mano, ma si è messo d'impegno per recuperare ed ha lavorato molto anche se gli dicevo di non forzare troppo. Mi piace questo tipo di approccio. Si vince sempre con questa mentalità".
Qual è, secondo lei, il livello attuale del baseball europeo?
"Il baseball si sta sviluppando molto qui in Europa. Ero venuto una prima volta nel 1994 e devo ammettere che in 15 anni il nostro sport ha fatto dei passi da giganti nel continente. Sono cresciute molto la Spagna, la Germania ma soprattutto la Repubblica Ceca. Ci sono tanti bambini che giocano tra i 10 ed i 18 anni, ma ho visto anche tanti allenatori".
Ma cosa occorre perché il baseball possa fare il definitivo salto di qualità?
"In Europa servono grandi stadi per ospitare grandi eventi. Bisogna creare le condizioni affinchè il World Baseball Classic possa arrivare anche in Italia e Olanda. Eppoi aumentare il numero dei paesi partecipanti. Sarei d'accordo a passare da 16 a 24 squadre. Tutto questo farebbe un gran bene anche alla futura realizzazione di una European League. Accanto ai campionati nazionali ritengo infatti che la strada da seguire sia proprio quella di un ampio campionato a livello europeo. E chissà che un giorno non si potrà assistere a delle vere World Series con i campioni dei singoli continenti…"
E riguardo ai giovani?
"Bisogna fare quanto fanno già negli USA: prestare una grande attenzione ai prospetti, soprattutto a partire dai 10-12 anni… Non basta lavorare solo ad alto livello, anzi è ofondamentale sviluppare la base. Guardate semplicemente cosa è successo con la Little League, ci sono state rappresentative da ogni parte del mondo".
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