Una macchina perfetta. Non solo per la "cupola" che è stata la prima del genere al mondo a consentire di giocare al coperto una partita di baseball, ma per tutto quello che c'è intorno e "dentro" il Rogers Center. Sì, nella "pancia" di una struttura che è per forza di cose più di uno stadio. Nel giorno degli allenamenti ufficiali delle squadre della pool C del World baseball classic, alla vigilia dell'esordio – si parte oggi con il "derby" Usa – Canada alle 14 quando in Italia saranno le 20, a seguire Italia – Venezuela – i giornalisti cominciano a prendere "possesso" delle stazioni di lavoro e a fare conoscenza con lo stadio. Una struttura gigantesca dove, però, si ha la sensazione netta che tutto sia al posto giusto, perfettamente organizzato. Ad accoglierti c'è l'immensa cupola, proprio a due passi dalla Cn Tower, la torre di 553,33 metri con il suo osservatorio pubblico più alto del mondo, a 447 metri. Luoghi che danno la sensazione di grandezza.
Nulla è lasciato al caso nello stadio che ospita baseball, football, concerti, musical, ha visto scendere sul terreno di gioco anche la Nazionale italiana di calcio e alcune squadre di club per le esibizioni. In quello che un tempo era lo "Sky Dome" c'è posto per tutti, è una di quelle strutture che ogni tanto i presidenti delle squadre di calcio italiano immaginano come stadi propri e "vivibili" oltre la partita. Qui è possibile il tour dell'impianto, c'è lo shop ufficiale dei Toronto Blue Jays, ci si può fermare a mangiare, ma per chi ha fretta e vuole solo acquistare i biglietti delle partite ci sono anche i distributori automatici in funzione 24 ore su 24. Una macchina perfetta e te ne accorgi meglio all'interno. Volontari con inconfondibili magliette gialle sono a disposizione per ogni esigenza, dall'accredito al posto assegnato per seguire gli incontri. Alle pareti le immagini storiche dei Blue Jays, le pagine di giornale con i trionfi, i simboli che ti ricordano le vittorie delle World Series nel 92 e '93. Poco più avanti le foto di Cito Gaston, indimenticato manager di quella squadra vincente.
Due spazi per i giornalisti, lato baseball e lato football. Terzo livello, ma siccome qui è tutto in grande lo chiamano 300. Più fortunati coloro che sono assegnati al lato baseball, proprio sopra al piatto di casa base, mentre dalla parte del football la visuale è dall'esterno sinistro. Siamo divisi, noi italiani, cerchiamo di capire allora se è possibile stare tutti dalla stessa parte. Nessun problema, l'organizzazione è perfetta e perciò sa essere anche elastica. Dirige i ragazzi che si occupano dei media Nadia Flaim, mamma di Trento e papà della Val di Non, emigrati qui ma senza dimenticare le loro origini italiane, al punto che lei parla molto bene la nostra lingua. Ti senti anche un po' a "casa" quando vedendo lo stadio dall'interno il "magone" è inevitabile. Che spettacolo. Ma è già entrando che si ha la sensazione di essere in un luogo fatto apposta per soddisfare le esigenze di chi arriva, fosse lo spettatore o il giornalista, la squadra che oltre agli spogliatoi ha un proprio ufficio o il magnate che vuole vedere l'incontro a due passi dal terreno di gioco.
Al Rogers centre ce n'è per tutti, anche per coloro che volessero vedere dalla loro stanza d'albergo la partita. E' proprio lì, dietro all'esterno centro. E' il momento di andare in campo. Sì, durante l'allenamento si può entrare e parlare con i protagonisti, cosa che sarebbe impossibile in un qualsiasi impianto italiano di ogni sport. Al livello 0, anzi 000, ti accorgi ancora meglio di come funzioni la macchina. Decine di persone al lavoro, carrelli che si spostano, divise da portare in lavanderia, sedili da sistemare, il materiale promozionale dei Blue Jays sistemato in un angolo e pronto per la stagione. Eccoci: "Accesso al campo", scritto anche in italiano. In un angolo la sala per le interviste post partita, dall'altro colleghi di mezzo mondo alle prese con i loro computer per trasmettere video e immagini praticamente in presa diretta. Tre gradini da scendere, due passi, tre gradini da salire e sei nel dug out, un altro passo e sei in campo. Fantastico.
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