SAN DIEGO – Stati Uniti-Portorico è stata una partita impossibile da non amare. I fuoricampo di Rios e Youkilis, Beltran che salta oltre la recinzione per evitare un homerun, ancora Delgado con un fuoricampo da due, cinque basi rubate, un arrivo in tuffo di Wright salvo a casa base per pochi millimetri. E poi nella parte bassa del nono inning i tre punti americani che si guadagnano un biglietto per le semifinali di Los Angeles (6-5 il finale) e mandano i portoricani a casa. Questa è la classica partita che vorresti vedere quando per la prima volta conduci allo stadio un tuo amico che non conosce il baseball.
Il match tra Giappone e Corea ha mostrato invece un altro lato della bellezza del nostro sport. Un baseball fatto di poche giocate spettacolari, più concreto e forse un po' più noioso per chi non segue e conosce i dettagli. Ma resta comunque un baseball gustoso e che alla fine piace tanto anche se tecnico.
Dopo tre out facili per Bong, partente coreano, sul monte è salito Yu Darvish. Giapponese ma con papà iraniano, è uno dei prospetti più seguiti nella storia del baseball giapponese. Destro, alto 196 cnetimetri, ha raggiunto il massimo campionato giapponese a soli 19 anni con risultati straordinari. Oggi, a 22 anni, è l'idolo di ragazzi e ragazze giapponesi. Ma è anche il miglior lanciatore nipponico attualmente in circolazione. D'altronde ha vinto il suo primo titolo a 20 anni e per due volte anche il guanto d'oro. Una vera stella in campo e fuori.
Ma ieri sera per Darvish, le cose non erano iniziate bene. Ha subìto un singolo su una palla a terra non battuta particolarmente bene, con successiva rubata del corridore in prima. Altro singolo in diamante, poi l'interbase commette un errore su un'altra palla a terra. 1-0. Base su ball, strike-out, arriva un altro singolo su una rimbalzante che vale altri due punti. 3-0. Un doppio gioco chiude infine la ripresa. Con cinque palle a terra, di cui tre valide e la Corea mette subito un bel numero di punti sul tabellone in una serata senza altri grandi emozioni. Darvish non subisce altro, finisce con 7 strike-out in cinque inning prima di lasciare il monte ai rilievi.
Ma funziona così il baseball. Ai coreani è bastata un pò di fortuna al primo inning. Riescono a battere un'altra valida (e sono 4 in totale), sempre una palla a terra che trova un buco tra due interni. Nell'ottavo inning, addirittura, segna il quarto punto senza una valida. Il Giappone non fa molto di più, ma con sette singoli porta a casa un solo punto. I coreani lanciano bene pur senza dominare. 5 strikeout in nove inning, ma per loro ogni palla a terra nei momenti-chiave ha avuto la sua efficacia.
Ma anche questo è un baseball che un vero appassionato è in grado di apprezzare. Ci sono delle partite spettacolari, come quella vinta dagli USA, ma qualche volta il risultato è condizionato molto più da un particolare momento chiave che non da un fuoricamo da 140 metri o da uno strike-out su una dritta a 95. Ci sono tanti diversi modi per vincere o perdere una partita. Chiedete a Yu Darvish, il lanciatore che ieri sera è uscito perdente. Ma se il fuoricampo da 140 metri o il rimbalzo di una pallina portasse il Giappone alla vittoria contro Cuba, sarebbero di nuovo Darvish e Matsuzaka ad avere di nuovo la pallina in mano nella fase finale tra sabato e lunedì.
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