Spenti i riflettori sulla manifestazione più importante sin qui mai disputata, a Matino è tempo di bilanci. Dopo infatti aver rinnovato le infrastrutture, dopo aver organizzato l'evento e dopo aver salutato gli ultimi cameramen e gli ultimi atleti, è arrivato il momento di riunirsi intorno ad un tavolo e tirare le somme su cosa è accaduto, su cosa ha funzionato e soprattutto su cosa si sarebbe probabilmente potuto fare meglio.
È inutile nasconderselo: l'Europa intera ha saputo dei problemi legati al terreno di gioco del diamante salentino. Precipitazioni piovose superiori del 400{7705a2bbdaa021515d9f4a10f17345d856516ef4368213803235dbd19200a879} rispetto alla media stagionale ed alcuni altri problemi di natura tecnica, hanno fatto sì che l'intera manifestazione subisse non solo lo slittamento di un giorno sul calendario ma hanno messo addirittura in forse lo svolgimento stesso degli Europei.
Detto questo però, bisogna uscire dal clima di catastrofismo fortemente voluto solo da alcuni dei team presenti e da alcuni improvvidi commenti letti qua e là. Condizioni del terreno a parte infatti (e comunque va segnalato per dovere di cronaca che nessuna azione di gioco è stata in nessun caso falsata da cadute o rimbalzi fortemente irregolari della pallina), l'organizzazione dell'evento ha fatto fronte a tutti i propri impegni: nessuno è stato abbandonato in aeroporto, nessuno è stato scordato in albergo, tutti hanno regolarmente fatto almeno tre pasti. Assicurate le esigenze minime "vitali", ci sono da registrare anche i complimenti sinceri per quanto è stato fatto da parte degli scorer, degli arbitri e delle tante altre persone che hanno contribuito all'evento.
Appare ovvio e scontato che probabilmente gli stessi incontri, organizzati in altri siti più avvezzi a tali appuntamenti, avrebbero avuto un andamento ancora migliore ma delle due l'una: o si "rischia" qualcosa, cercando di rendere il più popolare possibile questo bellissimo sport (ed obiettivamente nel Salento sembra proprio che questa scommessa sia stata vinta), oppure si potrebbe continuare a limitare il numero dei partecipanti alla "solita parrocchia".
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