Qualche emozione, la partita tra Cariparma e T&A, l'ha riservata soprattutto nel finale. E questo ha colpito anche lui, Reno Bertoia da Windsor. L'italiano, uno dei sei pionieri in Major League, ha effettuato il suo primo ed unico lancio simbolico, con tanto di maglia azzurra col numero 1, prima dell'inizio dell'anticipo di giovedì sera tra Parma e San Marino.
Unico perchè sino al 30 maggio, data del suo ritorno in Canada, non assisterà più ad alcuna partita di baseball, ma si dedicherà al turismo: "Vado anche a Como, vado a vedere dove abita George Clooney. Un pò caro mi hanno detto da quelle parti…" ed al parentado. "Un'intervista? Quando volete, basta che ci sediamo perchè io ho una certa età" ci dice con bel sorriso Reno. Chiede come ci chiamiamo e se siamo di Parma e si scusa per il suo italiano, che peraltro non è mica male. Le due chiacchiere in amicizia vengono così spese in un mix di italiano ed inglese.
Se gli si chiede lui cosa rappresenta per la comunità italiana che vive dalle sue parti in Canada, lui modestamente risponde "Io non sono un mito. Non sono neanche stato un grande giocatore, però posso dire di aver giocato dieci anni in Major League e allora erano veramente in pochi a potervi aspirare. C'erano solo sedici squadre".
Adesso ci sono Alex Liddi ed Alessandro Maestri che stanno tentando la scalata, per ora sono in doppio A, gli diciamo: cosa si sentirebbe di dire loro? Prima di rispondere chiede con che franchigie giocano ed in che ruolo: "Ah, terza base – in riferimento a Liddi – come me. Devono credere in loro stessi, non è facile per gli italiani arrivare a certi livelli, con tutti i sudamericani, gli orientali… Se non hai talento non arrivi in alto e se loro, così giovani, sono in doppio A vuol dire sono veramente bravi".
Dopo il baseball ha allenato per un brevissimo periodo e poi ha insegnato storia nella High School: "I ragazzi sono interessati e stanno attenti il primo anno, poi piano piano si perdono, vengono distratti da altro. Mancano di disciplina, non so se è così anche qui". Come si suol dire: tutto il mondo è paese. Ma perchè, dall'alto della sua esperienza, non ha insegnato baseball? Lui, filosoficamente, risponde che "C'è altro nella vita. Il baseball, come tutto lo sport, ti insegna dei valori, ti forma, ma ad un certo punto lo metti da parte, almeno così ho fatto io, e ti dedichi ad altro non dimenticando i principi che hai imparato".
74 anni portati bene e…"mangiati bene", perchè, come ci spiega, lui ha sempre rigorosamente mangiato italiano. "Mia mamma era capo cuoca al Giovanni Gaboto, you know, Gaboto…Colombo…". Yes, rispondo io, Caboto, the navigator… "Caboto. Giovanni Caboto Club, per cui io ho sempre mangiato bene: cibo italiano". Dal baseball giocato, alla storia insegnata. Reno Bertoia ci concede un'ultima pillola di spessore: "Non ero un grande giocatore, ma per dieci anni sono stato lì. I miei erano poveri e si sono trasferiti in Canada per dare un futuro a me. Io vengo regolarmente in Italia, sono orgoglioso di farlo e sono orgoglioso di essere italiano".
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