Farnsworth maestoso, Nettuno stella d'Europa

Al Montjuic Field di Barcellona la squadra di Faraone vince (1-0) la Coppa dei Campioni nella sfida italiana con Bologna. Protagonista il pitcher americano. 14 strikeout

Le magie di un Jeff Farnsworth stellare sul monte di lancio (14 strikeout, 2 basi su ball, appena 5 valide concesse in 8 riprese lanciate) e il singolo inesorabile dello smaliziato Gasparri a punire duramente nel secondo inning l'erroraccio di tiro del catcher di Bologna, Matt Stocco, mettendo le ali a Beppe Mazzanti per la sua gioiosa corsa a casabase. Così il Nettuno, al Montjuic Field di Barcellona, ha vinto l'estenuante braccio di ferro (1-0) con la Fortitudo Bologna in una appassionante sfida tutta italiana.
La "città del baseball" torna ad allungare le mani sulla Coppa dei Campioni, la quinta nella prestigiosa storia del Nettuno Baseball: in precedenza il Club dei 16 scudetti aveva trionfato in Europa nel 1965, nel 1972, nel 1991 e nel '97. Ma anche nella stagione scorsa Barcellona aveva sorriso ai nettunesi, seppure quella Final Four non potesse essere considerata una vera Coppa dei Campioni. Quest'anno sì. Ed è stata una bellissima finale fra due squadre italiane, mentre gli olandesi "i grandi delusi" stavano a guardare.
La formazione tirrenica allenata da Giampiero Faraone merita di festeggiare: è apparsa più convinta, è stata cinica sull'unico errore difensivo commesso da Bologna, ha insomma saputo sfruttare al massimo l'episodio attorno al quale ha ruotato tutta la partita.
Era il secondo inning. Ribeiro, lanciatore partente della Fortitudo, concedeva base su ball a Beppe Mazzanti. Il bomber nettunese, qualche attimo dopo, traeva in inganno il giovane ricevitore della Fortitudo, Matt Stocco, staccandosi abbastanza dal cuscino di prima base per prendere vantaggio. Il movimento di "Mazzantone" ha evidentemente indotto Stocco a pensare di poter sorprendere il corridore fuori base. L'idea forse era giusta, ma… il tiro no. Esecuzione orrenda, da mettersi le mani nei capelli. Il tiro, che nei pensieri di Stocco doveva pervenire a Mazzuca in copertura prima che Mazzanti potesse rientrare sul cuscino di prima, in realtà s'è trasformato in una sassata sbilenca che ha mandato la pallina nella zona dell'esterno. Tipico sbaglio di un giocatore giovane, ancora acerbo per una così pesante responsabilità come quella di essere designato a fare il catcher titolare in una finale di Coppa dei Campioni. Dove si gioca sotto pressione e ogni episodio può essere determinante (vien da chiedersi: perché l'esperto Angrisano è stato utilizzato come battitore designato e non dietro il piatto di casa base?).
Beppe Mazzanti ha ringraziato per l'errore di Stocco, portando il suo robusto corpo fino in terza base. Poi Manuel Gasparri, lucido, freddo e soprattutto spietato contro i suoi ex-compagni di squadra di Bologna, ha piazzato in singolo per il punto decisivo. Parcheggiando la pallina al centro. E permettendo a Mazzanti di firmare l'1-0. Diventato poi il risultato finale, perché Nettuno non ha più segnato (riuscendo tuttavia a difendere bene, in tranquillità, questo piccolo prezioso vantaggio) e perché Bologna s'è rivelata sgonfia in attacco, poco convinta, poco energica, e anche poco concreta.
Fortitudo intimidita e paralizzata dai lanci di un mostruoso Farnsworth. Il trentatreenne lanciatore americano nativo di Wichita (nello Stato del Kansas) è l'eroe di questa Final Four catalana. Al Montjuic Field ha fabbricato la più bella partita della stagione, forse una delle più efficaci della sua carriera. Nel campionato italiano non aveva ancora brillato, al punto che a Nettuno – ove il baseball è vissuto intensamente e appassionatamente più che in qualunque altro luogo d'Europa – già erano sorti dubbi sulle reali potenzialità dell'uomo del Kansas.
Jeff Farnsworth ha messo a tacere tutti: dal lineup di Bologna (dove soltanto Claudio Liverziani ha evitato di andare strikeout contro di lui) ai suoi "critici" di Nettuno. Se è vero che Farnswoth è un pitcher che ha bisogno di grandi appuntamenti per esaltarsi ed esprimersi al meglio, la prestazione micidiale di questa finale ne è la conferma.
Come Jeff Farnsworth ha cancellato il lineup d'una Fortitudo che, sabato, aveva inflitto un limpido 6-0 all'Amsterdam campione d'Olanda? Lo ha fatto con una performance basata sul controllo. Sulla tranquillità. Sulla solidità mentale. Jeff ha mescolato bene i lanci, dal sinker che è il suo punto di forza (un tipo di lancio veloce che ha un significativo movimento verso il basso) alla "curva veloce", e al perfido uso del "cambio". Lavorando magistralmente sui fili del piatto di casabase.
Non ha un braccio particolarmente potente, Farnsworth, ma apprezzabile tecnica e una palla che "si muove" risultando davvero indigesta ai battitori quando Jeff è in una giornata di totale controllo. Come in questa circostanza.
Frustrante per Bologna perdere la Coppa dei Campioni col minimo scarto, per colpa di un episodio, l'unico incidente di percorso. Però la squadra di Nanni deve anche mordersi le dita per non avere mai saputo sfruttare le occasioni propizie. Per tre volte ha lasciato "morire" un corridore in terza base: è avvenuto in apertura di gara, nel secondo inning e nel settimo. Poteva afferrare il punto del pareggio (fors'anche ottenere di più) alla nona ripresa dopo quel doppio di Matt Stocco che ha fatto terminare la partita di Farnsworth. Uomo in seconda, nessun out. E alle spalle un terzetto di belle mazze. Sul nonte del Nettuno allora è salito Carlos Pezzullo, il quale ha fatto battere male Mazzucca (out in diamante), Angrisano (facile fly a sinistra), ha concesso la base intenzionale all'esperto Lele Frignani (saggia mossa strategica di manager Faraone, perché il veterano capitano della truppa bolognese è sempre temibile) per "giocarsi" Luca Breveglieri chiudendo felicemente la partita con uno strikeout. Buon rilievo, dunque, quello di Pezzullo.
Si discuterà a lungo sulla scelta dello staff tecnico della Fortitudo: sarebbe stato più produttivo far eseguire un bunt di sacrificio a Mazzuca per portare Stocco in terza base? Dopo, con 1 out, la volata di Angrisano avrebbe potuto spingere Stocco a casabase per il punto del pareggio. Interrogativo inquietante per chi ha perso di un solo punto la Coppa dei Campioni.

Informazioni su Maurizio Roveri 192 Articoli
Maurizio Roveri, giornalista professionista, è nato il 26 novembre 1949. Redattore di Stadio dal 1974, e successivamente del Corriere dello Sport-Stadio, fino al gennaio 2004. Iscritto nell'Albo dei giornalisti professionisti dal luglio 1977. Responsabile del basket nella redazione di Bologna, e anche del pugilato. Caporubrica al Corriere dello Sport-Stadio del baseball, sport seguito fin dal 1969 come collaboratore di Stadio. Inviato ai campionati mondiali di baseball del 1972 in Nicaragua, del 1988 in varie città d'Italia, del 1990 a Edmonton in Canada, del 1998 in Italia, nonché alle Universiadi di Torino del 1970 e ai campionati Europei del 1971, del 1987, del 1989, del 1991, del 1999. Dal 2004 al 2007 collaboratore del quotidiano "Il Domani di Bologna" per baseball, pugilato, pallavolo.  

Commenta per primo

Rispondi

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.