Danesi, ecco i numeri di una stagione nera

L'attacco è il settore maggiormente sotto accusa nella mancata qualificazione dei campioni d'Europa ai play off. E spulciando tra le statistiche si scopre che…

Dal 2003, dal secondo anno di Ruggero Bagialemani in panchina, che la Caffé Danesi Nettuno non falliva l'appuntamento con i play off. L'epilogo di una stagione nera, verrebbe da dire, condita da moltissimi infortuni. Basterebbe pensare ai tanti giocatori a mezzo servizio durante la stagione, a Marco Costantini che non è mai praticamente sceso in campo, alle volte in cui Faraone è stato costretto a fronteggiare l'emergenza inventandosi il line up. Condita anche da molti episodi che hanno finito per girare l'esito di un'intera annata. Il simbolo di tutto questo è forse il fuoricampo da tre punti subito da Sambucci in garatre contro il Parma, quando mancava solamente un out alla seconda vittoria di quel trittico rivelatosi cruciale per la classifica. Ma nella storia del 2009 del Nettuno se ne troverebbero molti altri.

Un 2009 che ha dunque visto la Danesi vincere il titolo europeo, fallendo però in campionato. E per capire da dove nasce questo kappaò, ci sono le statistiche, che spesso rivelano molto di più di quanto non dicano gli stessi secchi numeri. Ad esempio, ce n'è una che mette a nudo la poca voglia di reazione della squadra quando andava sotto nel punteggio. Su 19 occasioni in cui gli avversari segnavano per primi, solo 6 volte si è riusciti a ribaltare il match.

Ci siamo avventurati, ed è andando a spulciare le medie dell'attacco che si trovano i dati più interessanti… Quasi tutti finiscono per confermare il quinto posto in classifica del Nettuno, ma alcune voci spiegano anche il perché. Il 242 di media battuta è il quinto del campionato, ma con poche valide, 335, una voce che è migliore solamente di Grosseto e della retrocessa Reggio Emilia. C'è da dire che il Nettuno ha anche sprecato poco rispetto a quanto si potesse pensare, migliore di tutta la Ibl per battute in doppio gioco (solo 25), primo per bunt di sacrificio andati a segno (20) e per basi rubate, 56, ma 24 di queste sono di Manny Alexander e 14 di Juan Camilo, gli unici in grado di rappresentare una seria minaccia rispetto ad una squadra apparsa sempre molto "lenta" sulle basi. Insomma, le opportunità ci sono anche state o in qualche modo Faraone dal dugout ha cercato di costruirle.

Cosa succedeva allora? Che il Nettuno batteva poco quando serviva. La media battuta con corridori in posizione punto è stata di 256, la sesta della massima serie, considerato il 311 del Bologna che ha vinto la regular season. E dire che è stata la seconda squadra per numero di basi ricevute, addirittura 204 (37 solamente di Peppe Mazzanti). Da qui la diretta conseguenza è il numero elevato di rimasti in base, 332, terzo assoluto. Per non parlare della media dei pinch-hitter, .091, vale a dire una sola valida su undici volte che è stata giocata questa carta.

Solo questo? No, due dati ancora dell'attacco per chiarire la scarsa propensione a scegliere il lancio giusto da parte del line up tirrenico. La formazione di Faraone è stata la prima in assoluto per numero di fly outs, addirittura 405, penultima per quanto concerne i ground outs, 360, davanti solamente al Bologna. Contatti troppo spesso "vuoti" e frutto della volontà di risolvere il tutto con la forza. Una media di valide per partita di 7,98, la sesta di tutta la Ibl, e la terza peggiore per strike out a partita, 6,79. In tutto i giocatori della Danesi sono rimasti al piatto 285 volte, 45 a firma del presunto slugger Abraham Nunez, che probabilmente meriterebbe un capitolo a parte. Si salvano solamente Navarro e Camilo, rispettivamente 339 e 338 di media, gli altri sono tutti ben al di sotto della linea di galleggiamento.

Un attacco simile ha finito anche per rovinare quanto di buono fatto dal monte di lancio. La Danesi è risultata terza sia per media pgl (3,33), sia per quanto riguarda il totale dei punti concessi che quelli guadagnati. Addirittura seconda per numero di eliminazioni al piatto, 340 e dietro solamente al Rimini, e prima con 98 per gli "strike out looking". Pochissimi anche i lanci pazzi, 22 che valgono la seconda piazza, prima invece per quella dei fuoricampo concessi, solamente 13 in 42 partite. Ma non è tutto rose e fiori neanche qui. Lo statunitense Farnswort è uscito allo scoperto nella seconda parte di stagione a suon di strike out dopo una serie di partenze decisamente problematiche, soprattutto nei primi inning, che sono costate molto in termini di sconfitte. Così Richetti in particolare, ma anche Leal, Pezzullo ed il veterano Masin, sono state le migliori pedine a disposizione di Faraone in quanto a numeri. Di Giovanni Carrara, al di là di una forma fisica a dir poco discutibile, vale la pena citare qualche cifra. Dieci partenze, una vittoria e tre sconfitte e una media pgl di 4,33, concedendo agli avversari una media di 280. Decisamente poco da mettere sul piatto rispetto al passato che si porta dietro. E ai fischi ricevuti dai tifosi dopo l'ennesima prova opaca.

Poi ci sono i numeri della difesa. La Danesi è stata la terza difesa in assoluto, 45 errori e dietro solamente ai 39 di San Marino e Rimini. Ma se c'è un neo nell'assetto, riguarda i ricevitori. Su 44 volte che gli avversari hanno tentato la rubata, per 34 volte vi sono riusciti. I 10 colti rubando sono il peggior dato dell'Ibl, così come le 10 palle mancate.

Infine, gli andamenti della stagione. L'annata del Nettuno può essere riassunta in definitiva con due strisce. Dalla quarta di andata contro il Parma sino alla prima di ritorno, contro il Godo in casa, la Danesi aveva collezionato una serie di 11 vittorie e 4 sconfitte. Tutto lasciava pensare ad una qualificazione agevole. Un dato completamente ribaltato dal fine settimana successivo. Contro le quattro squadre che poi si sono qualificate per i play off (al quale il calendario aggiungeva il Grosseto), dalla seconda alla sesta di ritorno su quindici partite ne sono state perse undici. Al di là dei numeri, la mancata qualificazione del Nettuno ai play off manco a dirlo è maturata lì.

Informazioni su Mauro Cugola 547 Articoli
Nato tre giorni prima del Natale del 1975, Mauro è laureato in Economia alla "Sapienza" di Roma, ma si fa chiamare "dottore" solo da chi gli sta realmente antipatico... Oltre a una lunga carriera giornalistica a livello locale e nazionale iniziata nel 1993, è anche un appassionato di sport "minori" come il rugby (ha giocato per tanti anni in serie C), lo slow pitch che pratica quando il tempo glielo permette, la corsa e il ciclismo. Cosa pensa del baseball ? "È una magica verità cosmica", come diceva Susan Sarandon, "ma con gli occhiali secondo me si arbitra male". La prima partita l'ha vista a quattro mesi di vita dalla carrozzina al vecchio stadio di Nettuno. Era la primavera del '76. E' cresciuto praticamente dentro il vecchio "Comunale" e, come ogni nettunese vero, il baseball ce l'ha nel sangue.

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