Carnevale: "Riporterò Roma nel grande baseball"

Intervista al presidente della Urberoma, da oggi in lizza nei playoff promozione di serie B contro Pesaro. L'imprenditore, ex ricevitore negli anni '70, compagno di Glorioso, ha grandi progetti per il baseball italiano

Grazie al Mondiale di baseball in corso in questi giorni in Italia abbiamo avuto occasione di incontrare Claudio Carnevale, ex giocatore in Serie A1 della Lazio-Roma nei prima anni settanta (in massima serie dal 1971 al '74). Molti sportivi si ricorderanno di lui, catcher, ma non solo, protagonista soprattutto nel biennio '72-73 con una buona media difensiva (951).

Dal 2009 Carnevale è diventato presidente della Urberoma, squadra con la quale sta per affrontare i play off (garauno oggi contro il Pesaro) per salire in A2 dalla serie B. Carnevale si è assunto questo impegno dichiarando in un suo editoriale apparso sul sito della società, che Roma deve tornare ad avere un ruolo importante nel baseball italiano. Intanto, partendo con una squadra dalla serie B, ma poi organizzando una scuola di baseball, tutte le squadre minori e una club house dove i giocatori possano andare sia d'estate che d'inverno.

Carnevale, cosa ricorda degli anni in serie A1 e soprattutto c'è qualche compagno in particolare e qualche episodio che non dimenticherà mai? Tra l'altro ha giocato anche con il mitico Glorioso.

"Sono stati anni molto formativi, sia sotto il profilo sportivo che umano. Si giocava con uno spirito diverso dall'attuale, rispettando il pubblico e credendo nella formazione umana tramite quella sportiva. Oggi, per molti questi valori sono dimenticati. Giocare nel ruolo di ricevitore, per diversi campionati italiani ed in particolare ai campionati europei, ricevere a un lanciatore come Giulio Glorioso, è un ricordo indelebile. Non esiste un singolo episodio, ma una storia di alcuni anni, che per me è stata fondamentale, in quanto in nessun altro campo professionale, i rapporti umani si formano e si consolidano come su una campo sportivo: a giocare a baseball, dove giochi per te e per la tua squadra".

Come le è venuta la voglia di far crescere la Urberoma e come mai proprio in questo momento?

"Il baseball è una scuola di vita, in quanto, come scritto sul sito della Urberoma, rappresenta i veri momenti che il giovane dovrà affrontare nel suo futuro. È uno sport molto formativo, per questo deve essere stimolato nei giovani. Questo stimolo con il passare degli anni è venuto meno. Non compete e me analizzare le colpe, ammesso che ci siano: faccio solo una analisi agnostica. Gli stadi sono sempre mezzi vuoti e questo poco pubblico è sempre lo stesso: non si rinnova. Quindi i giovani non sono richiamati sia nel praticarlo che sulle tribune. Non volevo rimanere inerte rispetto a questa situazione e, potendo contribuire, senza parlare e criticare, ho deciso di agire partendo dal basso, fondando una società sportiva basata su una buona organizzazione manageriale e un buon gruppo di giocatori. Nella scala delle priorità ho messo al primo posto la cultura sportiva, il rispetto degli arbitri e del pubblico. In pratica ho chiesto un diverso atteggiamento in campo e un approccio mentale opposto rispetto al passato. Di fondamentale importanza è la scuola dei giovani. Per questo in collaborazione con la FIBS, abbiamo preso in gestione per tre anni dalla Coni Servizi il campo da baseball e quello di softball del centro sportivo dell'Acqua Acetosa, dove stiamo procedendo allo sviluppo di un polo giovanile, aperto tutti i giorni, con relativa club house, che attragga i bambini, e i relativi genitori, in quanto oggi al baseball, servono di più nuovi giovani giocatori, nuovi managers, che eventuali medaglie. L'idea, non è quella di essere l'unico, ma al contrario, il primo di una lunga serie di club sportivi che emulino questo modello, lo migliorino e facciano rinascere il baseball in Italia, perché solo se siamo in tanti, e sparsi in tutta la nazione, vinceremo questa battaglia che prima di essere sportiva è culturale".

Ha contribuito alla realizzazione del Mondiale, ci può dire come?

"Per me è stato un onore essere chiamato. Ho fatto quel poco che potevo. Il merito di tutto il lavoro fatto va ai veri organizzatori".

Lei è diventato famoso in Italia e nel mondo per un altro motivo. La sua azienda nasce da un'intuizione geniale, ci può raccontare qualcosa?

"Sono partito come imprenditore all'età di 18 anni. Quando giocavo, sottraevo tempo alla mia attività, che è quella di inventare soluzioni telematiche: l'SMS è il più famoso, ma molte altre sono le soluzioni messe a punto. Oggi la maggior parte del business di Acotel Group opera fuori dell'Italia. Il 90% del fatturato è all'estero, di cui il 60% negli Usa. È una delle poche aziende italiane che esportano tecnologia e creatività nel mondo. È soprattutto il rapporto professionale con gli Usa e la presenza della capogruppo a Roma che possono aiutarmi nel lanciare il baseball in Italia, in quanto per questo processo gli Stati Uniti sono fondamentali e Roma, come città e storia, attrae tutte le squadre del mondo per eventuali incontri amichevoli o scambi di presenze, invitando team americani, presso un centro sportivo adeguato, oltreché al centro di Roma. È da questo connubio professionale e sportivo che nasce la volontà di aiutare l'Italia, i ragazzi italiani e il baseball".

Informazioni su Fabrizio Masini 59 Articoli
Fabrizio Masini è nato a Grosseto, ma ha vissuto a Milano per oltre ormai 25 anni. Ha seguito il baseball come hobby per Il Tirreno e Radio Rbc Grosseto (prima radiocronaca nel 1978, per alcuni anni in coppia con il figlio Federico). I primi articoli risalgono al 1971. Ha seguito i 4 Mondiali in Italia, vari Europei (dal vivo gli ultimi due vinti a Parigi e soprattutto a Stoccarda nell'estate 2010), il World Baseball Classic del 2006 in Florida e tutti i campionati per oltre 40 anni. Ha commentato gli avvenimenti più importanti avvenuti in Italia per la Rai, TMC, Radio Rai e due tv private grossetane anche con Everardo Dalla Noce e Giancarlo Mangini. Fabrizio Masini è scomparso prematuramente a Milano il 29 ottobre 2012.

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