Se n'è andato Sandro Cepparulo. Nel silenzio più assoluto e al termine di una malattia che ha vissuto in solitudine e che l'ha portato alla fine in pochi mesi. Se n'è andato un po' come aveva vissuto, controcorrente, con grande orgoglio, affrontando tutto in prima persona e a testa alta, anche scontrandosi spesso con chi non la pensava come lui.
Sandro Cepparulo, morto nella notte a Cusano Milanino, aveva 63 anni, era nato a Paisco Loveno, in provincia di Brescia, il 14 marzo del '46 ed è stato per un decennio abbondante la firma del baseball sulla Gazzetta dello Sport, ereditando la rubrica da Pierluigi Fadda e lasciandola poi a Stefano Arcobelli. Anche se dal punto di vista professionale Cepparulo è stato principalmente il caporedattore dell'ippica sempre sulla "rosea", perché in fondo i cavalli sono sempre stati la sua prima grande passione, fino agli ultimi giorni. Legatissimo soprattutto al mondo del trotto, Sandro è stato proprietario di molti cavalli anche di successo, oltre che un finissimo conoscitore dell'ambiente e dello sport ippico.
Cepparulo, al di là degli incarichi e della professione, era un vero grande amante dello sport, uno di quei giornalisti cresciuti nella scuola della vecchia Gazzetta, dove lo sport era ancora soprattutto sport e molto meno gossip. Era un uomo di sport che amava il baseball, amava il rugby (aveva giocato anche da giovane nella squadra milanese dei Chickens), detestava gli eccessi del calcio, anche se sapeva apprezzarne l'aspetto sportivo e nel suo cuore aveva il Napoli, la squadra del padre. Era uomo di sport nel senso che amava frequentare gli stadi, i campi: lo vedevi sempre appollaiato lassù in alto sulla curva di terza base al Kennedy, un impianto che aveva nel cuore ("Dove vai a trovare un altro panorama così?", ammetteva quando si sedeva sul suo cuscinetto nelle ultime file della gradinata), ma anche a Bollate, un campo che ha frequentato tantissimo, oppure capitava di trovarlo al rugby, allo stadio Breda a vedere la Pro Sesto perché forse la serie C del calcio gli sembrava più vera, più a misura d'uomo.
Sandro Cepparulo era anche un tifoso – perché no -, del Milano, dello stesso Bollate, ma soprattutto di una squadra, il Pirelli, che gli aveva fatto scoprire il baseball negli anni Sessanta al campo della Bicocca, dove i suoi idoli erano i Lachi, i Fraschetti, i Bianconi, Dario Rossi e Angelo Fontana. Dopo la chiusura di quella storica società, restò nell'ambiente e alla fine degli anni Settanta, oltre che di ippica, cominciò a scrivere di baseball sulla Gazzetta. Fu inviato ai mondiali di Seul nell'82, seguì alcune edizioni dei campionati europei, raccontò le nazionali di Guilizzoni e di Ambrosioni, ma anche l'epoca in cui il baseball riusciva a riempire gli stadi per le grandi sfide tra Parma e Rimini, tra Nettuno e Grosseto. Poi, nell'86, decise di diventare anche parte attiva in questo sport, mettendo insieme un gruppo di amici che prese in mano il Milano, salvandolo probabilmente da una situazione di declino in cui si stava infilando. Divenne vicepresidente con Emilio Lepetit sempre nel ruolo di "padre nobile" della società, portò lo sponsor Bkv (grazie a Branchini, un amico del mondo dell'ippica), affidò la squadra prima a Ciccio Roda, poi lanciò in panchina il giovanissimo Mauro Mazzotti. E la coppia Mazzotti-Cepparulo portò in Italia anche giocatori di primo piano, come Dunlap, Richardi, soprattutto Joel Lono che diventò uno dei suoi pupilli, anche se il giocatore a cui rimase sempre più legato era Steve D'Ercole, un interbase-lanciatore italoamericano di grande stile e di grande cuore.
Nel '90 però, quando spuntò all'orizzonte la Fininvest con la sua Polisportiva Mediolanum, Cepparulo fu il più tenace oppositore di questa prospettiva. Non condivideva la filosofia del gruppo berlusconiano o forse voleva difendere quello che in quegli anni era diventato un po' il suo giocattolo. Alla fine, messo in minoranza, si arrese, il Milano passò sotto la bandiera rossonera e fu un'altra storia con tutti i pro e i contro del caso. Cepparulo continuò a seguire la squadra, sicuramente in modo critico, ma sempre con passione. Tanto che lo si vedeva al Kennedy anche negli ultimi anni, magari meno assiduamente, ma sempre con il piacere di stare su quelle tribune, di respirare l'aria del campo. Perché non amava tanto gli sport da palestra o da palazzetto ("vasche di pesci" li definiva ironicamente) , ma non sapeva resistere all'odore dell'erba.
L'abbiamo visto l'ultima volta a Bollate, lo scorso anno, per il derby che in fondo era sempre stata la "sua" partita, quella che viveva più intensamente, quella che gli trasmetteva da sempre l'importanza di questo sport. Anche se ormai era un derby di seconda serie, ma per lui Milano-Bollate è sempre stata una partita tutta da vivere.
Scontroso, ma generoso, sicuramente originale, ma tanto passionale, Sandro Cepparulo ci lascia il ricordo di un uomo che – nella vita e nel lavoro – ha sempre saputo amare questo sport. Quando ancora le tv satellitari non trasmettevano le dirette della Major league come adesso, Sandro aveva trovato il modo di farsi spedire le videocassette delle partite americane, a partire dai Cleveland di cui era grande tifoso. Perché gli piacevano gli stadi mezzi vuoti, le squadre di sofferenza. Forse era quello che l'aveva attratto anche del Milano di quegli anni. E forse se il Milano è ancora qui, lo deve anche a questo signore che in quelle stagioni difficili se ne fece carico.
Ciao Sandro, ti ricorderemo per sempre là, sul tuo gradone di terza base.
I funerali si svolgeranno domani (giovedì 8 ottobre) alle 15.30 nella chiesa Regina Pacis di via Buffoli a Cusano Milanino (Milano)
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