Vincente "Henry" Bonilla subisce il primo fuoricampo della sua stagione (è Carvajal a sporcargli quel magico 0.00 di media-pgl che il pitcher salvadoregno del San Marino poteva presentare con orgoglio), tuttavia vive una notte di gloria. Vince da protagonista la grande battaglia con James Robert Brower. La vince confezionando una prestazione enorme, per controllo, solidità mentale, efficacia, resistenza. Bonilla concede soltanto 2 valide e 1 base su ball ai Pirati di Rimini nell'appassionante anticipo televisivo di ieri sera. Terminato sul 4-2 per i Titani padroni di casa (le altre due partite, stasera e domani sera, si disputeranno invece a Rimini nella Home of the Pirates).
Due terzi di gara sul filo dell'equilibrio (1-1 dopo il settimo assalto dei Pirati). Il braccio di ferro fra Bonilla e Brower è avvincente e spettacolare come lo si immaginava. Ma attorno ai novanta lanci, il trentasettenne pitcher americano della Telemarket va in affanno e cede. La pressione del poderoso line-up sammarinese gli toglie il fiato: "solo homer" di Francesco Imperiali (immediata e perentoria risposta al fuoricampo da 1 punto di Carvajal, che aveva permesso al Rimini – qualche attimo prima – di pareggiare portandosi sull'1-1), base su ball a Dino Rovinelli, doppio al centro di Riccardo Suardi che spinge a punto Rovinelli. E dopo 99 lanci, sul punteggio di 3-1 per San Marino, finisce la partita di Brower. Bonilla invece continuerà ancora per un inning, è la sua notte di gloria, manager Bindi gli concede di lanciare anche l'ottava ripresa e di arrivare ai 104 lanci. Scende dal monte sul 4-1. Esce fra gli applausi del pubblico di San Marino. E' il trionfatore nella notte delle stelle, la notte della attesissima sfida con l'ex-majorleaguer Jim Brower.
Bonilla e Brower. Sono i due lanciatori stranieri che con le loro prestazioni hanno esaltato il primo mese della IBL First Division. Emozioni e spettacolo. Sulla collinetta del diamante di Serravalle il "vecchio lupo" Brower porta tutto il fascino di chi ha fatto parte per nove anni del grande pianeta MLB, giocando per Cleveland Indians, Cincinnati Reds, Montreal Expos, San Francisco Giants, Atlanta Braves, San Diego Padres, Baltimore Orioles, New York Yankees. Tante casacche prestigiose. Il trentasettenne del Minnesota ora indossa la divisa della Telemarket Rimini e arriva a questo big-match con appena 5 valide concesse in 23 inning lanciati, per un opposite batting average di 068. Assolutamente strepitoso. Lo affronta senza paura e senza alcun complesso un motivatissimo Vincente "Henry" Bonilla il salvadoregno-americano del San Marino che getta davanti agli occhi di questa supersfida il suo portentoso 0.00 di ERA (vale a dire, nessun "punto guadagnato" su di lui dagli avversari nelle prime tre partite lanciate nel massimo campionato italiano).
E lo spettacolo si accende subito. Brower mescola abilmente i suoi lanci: sia il tipo di lancio (fastball, slider e anche cambi di velocità), sia le location. Risultando spesso imprevedibile. Bonilla ha gli occhi della tigre, colora di "passione" i suoi lanci, ha la grande capacità di tenere la palla bassa. Fastidioso e indigesto per i battitori di Rimini. Brower viene tradito, proprio in apertura, da un doppio errore del terza base Carvajal (errore di presa su battuta del leadoff Granato e successivo errore di tiro). Ed è immediatamente 1-0 per i Titani, che sfruttano con sapienza la situazione – giocando come il "manuale del baseball" richiede – per ottenere il vantaggio: battuta utile di Pantaleoni per far avanzare Granato in terza base, poi la "rimbalzante" in campo opposto di Duran che porta a casa Granato. Punto "non guadagnato". Brower non si scompone e fa bene il suo lavoro, con controllo, nei cinque inning successivi. Chiudendo senza danni un assalto pericoloso del San Marino alla quinta ripresa: doppio di Albanese e singolo di Granato, l'uno dietro l'altro.
Il settimo inning sprigiona le emozioni più intense. Ed è il momento-chiave. Rimini pareggia con una formidabile "legnata" di Johnny Carvajal, con 2 out e senza un compagno sulle basi. La pallina vola, profonda, a scavalcare il tabellone segnapunti. Non ha neppure il tempo di gustarsi il pari raggiunto, la banda di manager Mazzotti. San Marino è già lì ad aggredirla. Settimo attacco dei Titani ed è immediatamente fuoricampo. Da 1 punto. Come quello di Carvajal. Autore Francesco Imperiali, che colpisce duro Brower. Ed è un doloroso pugno nello stomaco per il veterano del Minnesota, al suo primo fuoricampo "italiano" subìto. Poi arriverà anche il doppio di Suardi, per il 3-1 firmato da Rovinelli. Una reazione fortissima del San Marino. Ricorda tanto la ribellione imperiosa della settimana scorsa quando la squadra di Bindi – clamorosamente raggiunta e scavalcata nel nono attacco del Godo – aveva trovato immediatamente la forza di capovolgere in un attimo la partita facendo esplodere la maestosa mazza di De Biase. Stavolta è stato Francesco Imperiali a togliere certezze al mondo dei Pirati. Il nettunese del San Marino e il sempre più convincente Carlos Duran sono risultati i più produttivi nel box di battuta: 2 su 4. Per Duran – grandi gambe e notevole aggressività – anche 2 basi rubate.
Otto le valide raccolte dal San Marino. Soltanto tre quelle dell'attacco riminese, evidentemente prigioniero dei lanci di Bonilla. Il grande pregio di questo pitcher è di tenere la palla bassa. Grande controllo. Lanci velenosi. Spesso fa battere in diamante. E allora i battitori avversari vanno poco lontano, perché il diamante della T&A San Marino è un muro: Anthony Granato è il re della difesa (reattività, tempismo, range, sicurezza), Giovanni Pantaleoni quand'è concentrato come ieri sera è insuperabile a difesa dell'angolo caldo (spettacolari un paio di interventi, soprattutto quella valida annullata a Spinelli alla sesta ripresa), Francesco Imperiali è giocatore concreto sia in difesa sia in attacco.
Squadra solida, quella di Bindi. In difesa. In attacco. E soprattutto sul monte di lancio, con questo Bonilla a far da trascinatore. Davvero una notte speciale, quella vissuta da Henry Bonilla. Lui in Major League non ci è arrivato mai. Tanto Triplo A. Dieci stagioni nelle leghe professionistiche minori (passando da Rochester a Salt Lake, a Albuquerque), 61 partite vinte e 38 salvezze. Buoni numeri. Però lassù, nel mondo dei marziani, non ci è mai salito. Adesso si gode una rivincita: avendo sconfitto chi invece in MLB c'è stato per 9 anni, indossando perfino la divisa dei mitici New York Yankees.
Commenta per primo