Villalobos e i re del fuoricampo

La recente performance del colombiano del Godo (3 HR in gara-3) evoca i grandi fuoricampisti del passato. Bianchi è il recordman con 288 in carriera. Castelli e Quintana ne fecero addirittura 4 in una partita, ma con mazze di alluminio

Boom. Palla fuori a sinistra, homerun da 2 punti su Riccardo De Santis al sesto inning. Zoom. "Solo homer", ancora a sinistra, ai danni di William Horn all'ottava ripresa. Wow. Nuovamente la "Wilson 1030" vola al di là della recinzione, sempre a sinistra, tra lo stupore e un recuperato entusiasmo dei 200 fans del Godo. Stavolta il fuoricampo è da 3 punti, battuto su un lancio di Cappuccini. Tre homerun nella stessa partita. Notte magica per Carlos Villalobos, tempestoso battitore dei "cavalieri" di Godo. Autore di una performance impressionante. Una notte, quella di sabato scorso, che sarebbe stata memorabile per il trentacinquenne colombiano di Cartagena se la sua squadra avesse anche vinto la partita. Ma le prodezze di Villalobos non sono bastate al Godo, perché il Grosseto è riuscito a salvare l'ultimo punticino di vantaggio completando così la tripletta nel cuore della Romagna.

Tre homers nella stessa gara. Non è record nel campionato italiano di massima serie. Il mitico parmigiano Giorgio Castelli a metà anni Settanta e poi una ex-star di Major League, Carlos Quintana con la casacca del Grosseto nel 1998, fecero meglio. Scaraventando la pallina fuori dal campo per ben 4 volte!
Tuttavia l'impresa firmata dal bombardiere del Godo è destinata a rimanere nella storia, perché è stata ottenuta con una mazza di legno. E non di metallo. E' più difficile. Per realizzare una grande battuta con le mazze di legno (introdotte – o meglio, reintrodotte – nel campionato italiano una decina d'anni fa, mentre dal 1973 fino a fine anni Novanta si è giocato con le mazze di metallo) la pallina va necessariamente colpita bene, in pieno, altrimenti non vola lontanissimo. La mazza di alluminio, in rapporto alla lunghezza, è più leggera e consente un giro di mazza più esplosivo. Normalmente, su una buona battuta, la pallina vola più lontano con una mazza di alluminio: si può calcolare mediamente una differenza sui 20 metri. Non è poco… Castelli e Quintana realizzarono i loro 4 fuoricampo in una partita con mazze di alluminio. Come altri micidiali battitori degli anni Novanta, ad esempio Roberto Bianchi e Massimo Fochi, i quali in un paio di occasioni hanno prodotto 3 homers nella stessa partita.

DAI CAIMANES A GODO – Carlos Enrique Villalobos, l'uomo del giorno, è un vecchio mestierante che di professione produce battute valide. Soprattutto di potenza. E' la sua specialità. Ha alle spalle una lunga carriera da giocatore professionista, cominciata nel 1994 con l'Organizzazione dei Seattle Mariners (la stessa nella quale giocò per due stagioni Claudio Liverziani). Dal "singolo" al "singolo avanzato", al "doppio A". Tutto molto rapidamente, grazie alle grandi risorse fisiche che questo colombiano possiede. Dopo essere passato per l'Organizzazione dei Detroit Tigers, è Houston a credere ancor di più in Villalobos e a proporlo in Triplo A dove gioca 133 partite nel '97. Poi torna a far parte dei piani di Detroit, riparte dal Singolo A per riguadagnarsi nuovamente il Triplo.
Nel 2002 la carriera di Villalobos cambia strada. Carlos entra a far parte del roster di Monclova, squadra del Triplo A messicano. Quattro buone stagioni in Messico. Cambiando anche spesso divisa. La valigia è sempre pronta. Gira il mondo con la sua mazza da baseball. E arriva a Taiwan dove gioca, nel 2007 e 2008, con i Chinatrust Whales. Negli stessi anni gioca partecipa anche al campionato della Lega Professionale Colombiana indossando la casacca dei Caimanes. Ed è compagno di squadra di altri giocatori che sono nel campionato italiano: Camilo e Figueroa. Nel 2009 Villalobos riprende la strada per gli Stati Uniti, giocando con gli Yuma Scorpions nella Golden League. Eccellente stagione, confermata da questi "numeri": 327 di average, 21 doppi, 9 fuoricampo, 38 RBI. Poi torna a casa e, mentre da noi è inverno (un inverno che non finiva mai…), lui in Colombia trascina i Caimanes al secondo consecutivo trionfo nella Lega Colombiana. Batte 306 e con le sue battute spinge 46 volte i compagni a punto. Il Godo lo fa venire in Italia. La società ravennate intuisce che Villalobos è quel battitore d'esperienza, di peso, di potenza che le serve. E poi è un "utility" perché può essere utilizzato in tutte le posizioni difensive (principalmente terza base e shortstop). Ottimo acquisto. Soprattutto per il rapporto qualità-prezzo. Si dice infatti che Carlos Enrique Villalobos costi appena 1500 euro al mese, fors'anche di meno…

QUINTANA INFIAMMO' GROSSETO – Giugno 1998. Prima giornata del girone di ritorno. Grosseto contro Modena, al "Roberto Jannella". Quel giorno Carlos Quintana, venezuelano, ex-stella dei Boston Red Sox, cominciò a diventare l'idolo di tutta Grosseto. "Era la partita del pomeriggio e faceva un caldo terribile – racconta Giulio De Paola addetto stampa e memoria storica del BBC Grosseto – Quintana veniva da un girone d'andata abbastanza sotto tono, aveva addirittura rischiato il taglio. Ma quel giorno le sue palline volavano sulla luna. Quattro fuoricampo, l'uno dopo l'altro. Impressionante. E quando si presentò nel box di battuta per il suo ultimo turno… il lanciatore del Modena decise che era più prudente passarlo in base. Nella partita in notturna Quintana realizzò un altro homerun. Il suo girone di ritorno fu imperioso, esplosivo. Credo che tutti, o quasi tutti, i 18 fuoricampo della sua stagione li abbia prodotti da giugno in poi". Una curiosità: in quel periodo debuttava con la casacca della squadra maremmana Jairo Ramos. Quel Grosseto 1998, targato La Gardenia e allenato da Lunar, era un bel gruppo. C'erano Mazzieri, Rigoli, Ginanneschi, Gasparri, Cretis, Ermini, Cappuccini, Alessandro Bianchi, Bindi, Casseri, Jairo Ramos, Andrea e Alessandro Ciacci, Lino Luciani, Riccardo De Santis, e il manager stesso – Lunar Tejera – che andava a lanciare. I biancorossi maremmani arrivarono fino alla semifinale. A fermarli fu il Rimini. Quintana fabbricò un campionato da grandi numeri: 63 battute valide (27 "extrabase") in 58 partite, 58 punti battuti a casa, uno strepitoso 779 di percentuale slugging in regular season. Nel 1998 aveva 33 anni e portava a Grosseto tutto il fascino di chi aveva giocato da protagonista in Major League. Carlos Quintana (Carlos Narciso Quintana Hernandez il nome completo) era stato il prima base titolare dei Boston Red Sox. Nel 1990 e nel 1991. Aveva debuttato con i "calzini rossi" il 16 settembre 1988. Nel febbraio 1992 Quintana fu coinvolto in un incidente automobilistico in Venezuela, si fratturò il braccio sinistro e l'alluce del piede destro. Perse l'intera stagione 1992. Tornò a indossare la divisa dei Red Sox nel 1993 ma le conseguenze dell'incidente gli impedirono di recuperare il rendimento di prima. Dovette lasciare a Mo Vaughn il posto di titolare nel ruolo di prima base, e alla fine della stagione 1993 annunciò il suo ritiro dalla MLB. Continuò a giocare nella Lega Professionistica Venezuelana e, nel '98, appunto in Italia. Con la Gardenia Grosseto.

IL MITO DI CASTELLI – Uomo-immagine di Parma, Giorgio Castelli (classe 1951, già nella massima serie a soli 17 anni nel 1968). Un grande, grandissimo simbolo del baseball italiano. Come lo è stato Giulio Glorioso, il primo mito italiano di questo sport. Come lo è stato Roberto Bianchi, il re dei fuoricampo. E Beppe Carelli. E Ruggero Bagialemani il recordman delle presenze in azzurro. Senza voler dimenticare altri giocatori che hanno contribuito a scrivere la storia del baseball in Italia: Antonio Marcucci, Romano Lachi, Roberto Gandini, Franco Tavoni, Carlo Tagliaboschi, Enzo Masci, Fausto Camusi, Alberto "Toro" Rinaldi, Vincenzo "Vic" Luciani. Sono tutti nella Hall of Fame della FIBS, assieme ovviamente a Glorioso, Bianchi, Carelli e a Giorgio Castelli. Castelli era "il principe" di Parma. Ha vinto tre volte la classifica italiana dei fuoricampisti. E ha vinto la Tripla Corona nel 1974 (primo in media battuta, fuoricampo e punti battuti a casa). Imperiosa in particolare proprio la sua stagione 1974 quando fabbricò 26 homers.  Giorgio Castelli ha dominato per otto volte la classifica della media-battuta, fra il 1968 e il 1978. Alla stagione 1978 risale quel record clamoroso che resiste da trentadue anni: il fantastico 540 di media-battuta.  Leader di Parma. Per sedici stagioni il mitico numero 24 sulla casacca ha accompagnato le prodezze di questo atleta veramente super. La partita dei quattro fuoricampo di Castelli risale a metà anni Settanta. Erano gli anni della imperiosa Germal di Miele, Gioia, Manzini, Bertoni, Guzman, Varriale, Cattani, Coffman, Luciano Dallospedale, Corradi, Ciccone. Nei suoi 16 campionati Castelli ha collezionato 1064 battute valide in 605 gare, 789 punti segnati, 689 punti battuti a casa, 162 fuoricampo. Un media battuta-vita di 421 (formidabile per continuità). E una percentuale slugging-vita di 706.

BIANCHI IL RE DEI FUORICAMPO – Lui quattro homerun in una partita non li ha fatti. E' arrivato a farne tre, per un paio di volte. Però, non ci sono dubbi. Il più grande fuoricampista di tutti i tempi del baseball italiano è Roberto Bianchi. Indiscutibilmente il battitore più forte. Il "numero uno" con la mazza fra le mani. Tecnica, rapidità, potenza. Con la casacca numero 32 Roberto Bianchi (classe 1963) è stato spettacolare interprete sui diamanti italiani – oltre che in giro per il mondo con la Nazionale – dal 1981 fino al 1999. Il miglior prodotto dell'importante scuola bolognese del baseball. Nato per diventare una stella di questo sport. Fin da piccolo aveva qualcosa di speciale. Ricordo d'aver visto Bianchi giocare quando lui aveva 11 anni. Una domenica mattina su un campetto dell'hinterland bolognese. Campionato della categoria "ragazzi". Già allora la superiorità di Roberto era… imbarazzante. Colpiva più forte di tutti. Mandava la pallina più lontano degli altri. Soprattutto, batteva sempre. Cresciuto nel settore giovanile della Fortitudo, Bianchi – come lui stesso racconta – ha potuto valorizzare le sue potenzialità grazie soprattutto agli allenamenti intensi e speciali che sosteneva con Hiro, un giovane tecnico giapponese che collaborava in quegli anni con la Fortitudo. Per circa un decennio Roberto "Whitey" Bianchi è stato l'uomo-immagine del baseball bolognese. Un trascinatore. Quando si presentava lui nel box di battuta, con il numero 32 sulla casacca e il vorticoso giro di mazza, l'eccitazione saliva vertiginosamente sulle gradinate del "Falchi". Nelle sue nove stagioni fortitudine è stato devastante: 455 partite, 659 battute valide. Successivamente, Roberto Bianchi ha giocato tre anni a Milano, quattro a Parma, una a Modena, una a Rimini, chiudendo infine la carriera con il ritorno a Modena. Enorm e, direi… spaventosa, la carriera di questo straordinario atleta per quanto riguarda le statistiche. Bianchi ha vinto due volte la Tripla Corona (nel 1987 giocando per Bologna, nel 1991 giocando per Milano). E' l'unico riuscito in questa performance. Bianchi detiene il record dei fuoricampo nella storia del campionato italiano: 288. Bianchi è anche primatista assoluto per quanto riguarda i "punti battuti a casa": 1170. Ed è anche il primo di tutti i tempi come percentuale slugging: 730. Nel 1985, in Fortitudo, fabbricò la bellezza di 102 RBI (punti battuti a casa), un record ancora imbattuto. Ai 288 homerun battuti nei suoi diciannove campionati, vanno aggiunti quelli prodotti con la maglia azzurra della Nazionale. Già, qual è stato il più bello o il più importante? Roberto non ha dubbi nell'indicare il fuoricampo che in azzurro gli ha prodotto l'emozione più intensa dandogli nel contempo la soddisfazione più grande. "E' stato quel fuoricampo che feci a Grosseto nel 1983 in chiusura dei Campionati Europei nella finale con l'Olanda. Aveva un valore particolare, aprì le porte delle Olimpiadi di Los Angeles all'Italia". E l'homerun più profondo? "Penso d'averlo fatto nel mitico stadio Latinoamericano dell'Avana, a Cuba. Incontravamo il Giappone. Sul monte c'era un pitcher "sottomarino" che tirava fortissimo: non so come, riuscìì a prendergli perfettamente il tempo e a colpire così bene che feci atterrare la pallina sul terzo anello del Latinoamericano. Che è uno stadio immenso". In serie A Roberto Bianchi ha giocato 949 partite, con 1307 valide, 1106 punti segnati, 1170 RBI, 843 basi su ball ricevute, una media battuta-vita di 384. E il già ricordato 730 di perc. slugging-vita.

DA CARELLI A FOCHI – Non soltanto Castelli. Non soltanto Bianchi. Il baseball di scuola italiana ha avuto altri grandissimi interpreti del box di battuta, gente dal fuoricampo facile. Campioni che hanno trasmesso emozioni ed infiammato il pubblico con il loro vertiginoso giro di mazza. Beppe Carelli, mancino terribile dallo swing spettacolare, ha realizzato 220 HR in una lunga carriera (1975-1994) disputata quasi tutta con la casacca dei Pirati di Rimini. La sua stagione più esaltante quella del 1983, quando produsse 30 fuoricampo. Massimo Fochi, giocatore elegante e intelligente, in scena dal 1984 al 2003, è stato nel dopo-Castelli un altro importante prodotto della "scuola del baseball" di Parma. Sono stati 194 gli homers battuti in carriera da Fochi: tanti, tantissimi se si considera che questo giocatore straordinariamente polivalente ha anche giocato 232 partite (per un totale di 894 inning) da pitcher. E da lanciatore vincente. Oltre a ricoprire un po'tutti i ruoli difensivi: interbase, seconda base, terza base, anche esterno e prima base. Anche Massimo Fochi, come Roberto Bianchi, ha battuto tre fuoricampo in una partita: prodezza riuscitagli due volte, contro Bollate e contro Bologna. Nel 1986 tre homers nella stessa gara li confezionò anche Craig Stimac, giocando a Grosseto. Oltre a Massimo Fochi, un altro parmigiano che la buttava di là spesso era Stefano Manzini, battitore tempestoso con la sua aggressività e potenza: 164 HR in carriera, con un hit stagionale di 23 nel 1985. Curiosa invece la prodezza di Giampiero Faraone: nei primi anni Settanta – all'epoca delle appassionanti e spettacolari sfide fra il Glen Grant Nettuno e l'Amaro Montenegro Bologna (due autentici squadroni) – Giampiero in una partita contro i bolognesi fece due fuoricampo nello stesso inning… Ancora una curiosità. Stagione 1983. Si registra un punteggio-record (non era prevista la "manifesta"…): Nettuno batte Anzio 44 a 0. In quella partita Ruggero Bagialemani, stella del Nettuno, spedì per tre volte la pallina al di là della recinzione.

Informazioni su Maurizio Roveri 192 Articoli
Maurizio Roveri, giornalista professionista, è nato il 26 novembre 1949. Redattore di Stadio dal 1974, e successivamente del Corriere dello Sport-Stadio, fino al gennaio 2004. Iscritto nell'Albo dei giornalisti professionisti dal luglio 1977. Responsabile del basket nella redazione di Bologna, e anche del pugilato. Caporubrica al Corriere dello Sport-Stadio del baseball, sport seguito fin dal 1969 come collaboratore di Stadio. Inviato ai campionati mondiali di baseball del 1972 in Nicaragua, del 1988 in varie città d'Italia, del 1990 a Edmonton in Canada, del 1998 in Italia, nonché alle Universiadi di Torino del 1970 e ai campionati Europei del 1971, del 1987, del 1989, del 1991, del 1999. Dal 2004 al 2007 collaboratore del quotidiano "Il Domani di Bologna" per baseball, pugilato, pallavolo.  

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