E dunque la Fortitudo Bologna sarà ancora in diamante, da venerdì 27, a combattere per conquistare un altro scudetto. Un anno fa di questi tempi il Club bolognese era già campione d'Italia, con il perentorio 4-1 inflitto di prepotenza al San Marino (1-1 dopo le prime due gare a Bologna, poi tre successi di fila in trasferta allo stadio di Serravalle chiudendo con un 17-7 ed un 16-2). E allora, potrebbe non apparire sorprendente rivedere la Fortitudo competere ancora una volta nell'Italian Series: vi è abituata, questa sarà la sua quinta finale-scudetto in otto anni.
E invece vi dico che è sorprendente vederla qui. Quest'anno la Fortitudo non partiva con i favori del pronostico. Tutt'altro. Quest'anno manager Nanni non poteva contare sul talento, sulla personalità, sull'esperienza di campioni affidabilissimi e collaudatissimi come Liverziani, Austin, Pantaleoni, Frignani. Mica perdite di poco conto…
Quest'anno la dirigenza della Fortitudo ha deciso di voltare pagina, di aprire un nuovo corso: costretta anche da un budget limitatissimo, è stata scelta la strada di "investire" sui giovani e di programmare il futuro inserendo ragazzi come Santaniello, Malengo, Reginato, Fornasari (oltre ad assicurarsi completamente il cartellino di Ularetti). Tutti ragazzi (compreso Alaimo) da coltivare, da far crescere con pazienza, da aspettare. Altre squadre -dunque – apparivano dotate di un potenziale superiore: chi per qualità, chi per quantità, chi per esperienza. Né va dimenticato che la Fortitudo ha "regalato" uno straniero a tutti, avendo scelto di non utilizzare il quarto "visto" a disposizione per i giocatori extracomunitari.
Alla vigilia della stagione, la Fortitudo UGF era da considerare squadra "interessante" e futuribile, ma appariva difficile immaginarla competitiva per lo scudetto. Roster "corto", uno straniero in meno, ragazzotti bisognosi di fare esperienza (anche e soprattutto attraverso gli errori) e un lineup leggerino. Okay, era arrivato quel volpone di Jairo Ramos – che è stato grandissimo ed ha prodotto una delle più ruggenti stagioni della sua lunga carriera – però alle perdite di sluggers come Austin e Liverziani si sono aggiunte difficoltà impreviste nel box di battuta da parte di Eddie Garabito.
Pertanto, si era indotti anche a pensare che sarebbe stato faticoso entrare nei playoff. E invece… Bologna ha vinto 25 partite su 42 nella regular season, poi – dimostrando compattezza e buona mentalità – ha vinto (2-1) tutte le serie del girone di semifinale. Chiudendo il round robin sul 6-3. Ed eccola in finale. Pilotata fin lì, anche quest'anno, da Marco Nanni. E dal suo staff (Roberto Radaelli, Mauro Brandoli, Mario Labastidas).
La serie finale per il titolo è con il Cariparma. Va bene così? O sarebbe stato preferibile affrontare il San Marino? La domanda è per manager Marco Nanni.
"Io faccio questa considerazione: le quattro squadre che hanno fatto parte del girone di semifinale sono tutte squadre di valore. Molto vicine nel rendimento. Qualcuna era più forte in attacco, qualcuna più solida in difesa, c'è chi aveva più esperienza, insomma ognuna con una una sua prerogativa e anche i suoi punti vulnerabili. Parma s'è conquistata la finale, lo ha fatto con merito e va rispettata. Il round robin ha decretato che noi e il Cariparma di Gerali fossimo i più meritevoli".
Ma se fosse arrivato in finale il San Marino di Bindi, Bologna ora avrebbe già in tasca la partecipazione alla Coppa dei Campioni 2011 (poiché i sammarinesi, si sa, in campo europeo vanno in rappresentanza della Repubblica di San Marino e non del baseball italiano).
"Sì, è vero. Ecco quale poteva essere il vantaggio di trovare San Marino in finale anziché Parma. Però noi vogliamo conquistarcela con le nostre forze, con i nostri meriti la partecipazione alla Coppa dei Campioni del prossimo anno".
Vale a dire, vincendo lo scudetto. Oppure la Coppa Italia…
"Meglio il primo step, decisamente. E se lì non dovesse andar bene, avremmo poi una seconda opportunità".
Strategie. Quale tattica userà Nanni in questa serie contro la formazione di Gibo Gerali? Una tattica attendista, come già visto contro Parma nel round robin, oppure estremamente aggressiva come mercoledì della settimana scorsa contro Rimini?
"Il Cariparma ha, come sua prerogativa, quella di vincere partite con dei big-inning. Sono tante le gare, nel corso di questa stagione, risolte con momenti di esplosione del line up. Con un inning da 4-5 punti. Noi dobbiamo essere bravi a "leggere" certe situazioni e a soffocare i loro tentativi di big-inning. Come? Controllandoli con la massima concentrazione, non permettendo loro di entrare in stato di esaltazione, magari ricorrendo a dei cambi e giocando con astuzia certi loro battitori. Ovviamente non commettendo errori o incertezze in difesa. Spesso le riprese esplosive del Cariparma sono nate da un qualcosa che gli avversari hanno concesso: un errore difensivo, una base per ball, un doppio gioco non chiuso, un tiro non eseguito sulla base giusta".
"Per quanto riguarda la tattica – racconta Marco Nanni – la cambieremo a seconda del pitcher che ci troveremo di fronte. Contro un lanciatore che normalmente concede poco, dovremo giocare in modo aggressivo. Contro un lanciatore che potrebbe avere problemi di autonomia, conviene essere un po' più attendisti. La tattica varia anche a seconda di chi riceve: l'aggressività sulle basi è legata, ad esempio, alle caratteristiche del catcher avversario e a quanto tempo impiega un lanciatore a rilasciare il lancio a casabase. Ripeto: per noi sarà fondamentale tenere sotto controllo la potenzialità offensiva del Cariparma, limitarne l'intensità. Loro hanno nell'attacco il punto di forza: tanti buoni battitori, e poi stanno correndo tanto sulle basi. Anzi, nel round robin hanno giocato in maniera ancor più aggressiva che in regular season, cercando di rubare ogni volta che se ne presentava l'opportunità. Anzi, ultimamente hanno tentato spesso la doppia rubata. Mi pare che nel girone di semifinale il Cariparma abbia modificato il proprio stile di baseball. Ora stanno correndo tanto con De Simoni, Dallospedale, Yepez, Zileri, insomma con i primi del lineup. Quando, invece, hanno in base uomini della seconda parte del lineup – Sambucci, Bertagnon, Gasparri – adottano di più la strategia del "batti e corri" oppure il bunt a sorpresa. Inoltre, stanno cercando di evitare il più possibile dei doppi giochi e pertanto sul punteggio di tre-uno rubano tutti".
Tre finali nello spazio di un mese aspettano la Fortitudo Bologna: la serie per lo scudetto, l'eventuale finale di Coppa Italia (nel caso di secondo posto nell'Italian Series), infine la Final Four di Coppacampioni a Barcellona. Un mese duro, ma da affrontare con la fierezza di chi è lì a battersi per traguardi prestigiosi…
"Questo è un Club da 4/5 finali (tra quelle fatte e quelle che andremo a fare) nello spazio di un anno solare o poco più, da giugno 2009 a settembre 2010. Tra appuntamenti in Italia e internazionali. Mi sembra che si possa essere contenti".
La Fortitudo nel baseball è la società italiana che ha ottenuto i migliori risultati nel primo decennio degli anni Duemila: scudetto nel 2003, scudetto nel 2005, scudetto nel 2009, nonchè finalista nel 2004, secondo posto in Coppa dei Campioni nel 2004 e nel 2009, vincitrice della Coppa Italia nel 2003, nel 2005 e nel 2008, vincitrice della Supercoppa italiana nel 2004. Una impressionante regolarità ad alto livello… Nanni, dove nascono i meriti della Fortitudo Baseball?
"Primo punto, ovviamente, la qualità dei giocatori. Perché senza qualità non si arriva da nessuna parte. Un altro aspetto importante, anzi fondamentale, è la tranquillità con la quale – qui – i tecnici e i giocatori possono lavorare. Certo, in Fortitudo ci sono sempre obiettivi da raggiungere ma non veniamo mai messi nella situazione di sentirci troppo sotto pressione. Qui le valutazioni su una stagione vengono fatte, secondo logica, soltanto alla fine della stagione. Anche perché eventuali malumori, o processi o polemiche durante l'anno agonistico sarebbero inutili e deleteri. Una stagione viene esaminata quando è terminata: soltanto lì si fanno i conti e si valuta se le cose sono state fatte più o meno bene".
Ammettilo, Marco: era difficile ipotizzare la Fortitudo "nuovo corso" di questo campionato in finale-scudetto…
"E' vero. Anch'io facevo fatica a pensarci, tuttavia ho sempre creduto nel lavoro che abbiamo fatto e vedevo la squadra crescere, vedevo il gruppo compatto e dunque la mia fiducia era totale. Sapevo che avremmo prodotto buone cose. Un allenatore deve sempre avere la massima fiducia ed essere positivo. Chiaro che alla vigilia del campionato guardi il roster delle altre squadre e fai un raffronto e magari, mettendoti a fare delle valutazioni sulla carta, ritieni che un'altra squadra sia più forte in una determinata zona o che la tua squadra abbia dei limiti in un certo settore. Ma è normale che sia così. Dopo, strada facendo, è importante come ci si prepara, come ti alleni, come cresce il gruppo, come stai in campo e quanto sei determinato".
Quali sono stati i momenti-chiave della stagione?
"La settimana di Brno a giugno, per la fase di qualificazione alle Final Four di Coppa dei Campioni, è stata preziosa. Ci ha fatto stare assieme. E' stata una settimana importante e impegnativa. Abbiamo vinto partite tutt'altro che semplici, reagendo positivamente ed energicamente all'unica sconfitta subìta e che avrebbe potuto vanificare tutti gli sforzi. Siamo stati bravi, uniti, classificandoci al primo posto del girone e lì sicuramente abbiamo preso più fiducia, più coraggio, più consapevolezza nelle nostre risorse. Non nascondiamo che il primo obiettivo, in ordine cronologico, e forse anche il più importante per la società, era la qualificazione alla fase finale di Coppacampioni. Nell'impegnativa settimana di Brno abbiamo capito che sappiamo giocare anche sotto pressione. Da lì è aumentata l'autostima. E questo ci ha aiutato molto ad entrare nei playoff. Nel round robin partivamo da quarti, ci siamo un po' nascosti, lasciando che la pressione fosse sulle altre squadre. L'obbligatorietà di raggiungere la finale-scudetto era sul San Marino, sul Parma vincitrice della regular season, sul Rimini, più che su di noi. Forse gli altri ci hanno un pochino sottovalutato. Abbiamo colto al volo le occasioni e qualche episodio un po' fortunato, ma la fortuna aiuta gli audaci, aiuta chi ci crede. Non esiste una squadra che vince solo per fortuna: ci vogliono anche e soprattutto i meriti. La nostra determinazione ci ha permesso di portare a casa risultati importanti, in partite "strette" dove la solidità mentale ha un valore enorme. Volevamo chiudere il discorso-qualificazione mercoledi scorso contro il Rimini, in una partita delicatissima, insidiosa, di forte tensione. Ci abbiamo creduto e siamo riusciti a vincere, rimontando uno svantaggio. Con grande carattere, senza mollare mai, avevamo realizzato al Falchi quelle due vittorie-thrilling contro Parma (1-0) al quattordicesimo inning e contro San Marino all'undicesimo. Poi, sul diamante del Titano, il successo-chiave: quel 3-2 del 13 agosto, recuperando dallo 0-2 e ribaltando il punteggio all'ottavo inning con le valide di Jairo Ramos, Pablo Angrisano, Mattia Reginato, il ritorno alla vittoria di Ribeiro sul monte di lancio e una grande salvezza di Fabio Milano".
Commenta per primo