Ci sono personaggi che hanno segnato la storia del baseball. Personaggi che hanno ricevuto tanto da questo mondo, perché tanto hanno dato con la loro personalità, il loro rispetto e soprattutto per la loro passione. Uno di questi è senz'altro stato il nettunese Santino De Franceschi. Il miglior arbitro europeo lascia con dispiacere la sua corazza, la sua maschera e il suo posto dietro casa base. Lascia dopo quaranta anni di carriera, lascia proprio lì da dove aveva iniziato, da quel lontano Fortitudo-Unipol nel 1970 che ha dato il là ad un ciclo che si chiude sempre al Gianni Falchi, con un altro derby sentitissimo, Bologna-Parma. 3 settembre 2010. E' il giorno della finale a Bologna. E' il giorno del Parma scudettato. E' il giorno dell'addio di un personaggio simbolo nel panorama del batti e corri continentale. Cinque minuti di applausi per un arbitro non si erano mai visti in nessuno sport, uno speaker che ne tesse le lodi scandendo i successi di una carriera altrettanto lunga e straordinaria. Un carriera da cui Sante ha avuto tutto quello che un arbitro può desiderare: 6 partecipazioni agli europeo, 3 ai Mondiali, una nella Coppa Intercontinentale e svariate Coppe Campioni, con la perla della semifinale delle Olimpiadi di Barcellona '92, in cui ha arbitrato la sfida delle sfide: Cuba-Stati Uniti. E dire che tutto è iniziato quasi per caso.
"Mi sono avvicinato al baseball a 18 anni – dice Santino De Franceschi – troppo tardi per giocare. Prima mi interessavo solo di calcio, ma poi mi sono innamorato di questo sport stupendo seguendo i miei maestri Umberto Scirman e Franco Faraone". Una carriera ricca di successi e di eventi di cui Sante conserva ogni ricordo, senza preferenze: "Non c'è un ricordo particolare, è un ricordo globale. Per quarant'anni ho vissuto in un mondo speciale che mi ha permesso di vivere in mezzo a tante generazioni di giovani. La cosa più bella è stata ricevere una tale dimostrazione di stima nella mia ultima partita come arbitro sia dal pubblico che dai tifosi, ma specialmente dai giocatori che prima della partita mi hanno mostrato il loro rammarico. E' la cosa più bella sapere di aver lasciato qualcosa nei giocatori".
Le decisioni al limite sono parte integrante di questo difficile mestiere. In quaranta anni ne ha prese tante, ma una in particolare ha segnato la memoria dell'arbitro nettunese: "Nella mia vita sportiva ho raggiunto tutti gli obiettivi che si possono desiderare e rammarichi non ce ne sono. Le decisioni difficili fanno parte del mestiere e non scorderò mai la finale scudetto del 1973 tra Parma e Bologna (ironia della sorte, ndr). Era l'ultimo inning con il Parma ad un out dalla vittoria del titolo. Sul monte c'era Manzini che lancia una palla bassa che io chiamo ball tra le proteste generali, sul lancio successivo Montalto batte un fuoricampo da due punti facendo vincere il Bologna. Dopo solo una settimana sono tornato ad arbitrare a Parma per gli Intercontinentali. Un bravo arbitrare si deve fare coinvolgere solo in quel momento dalle sue decisioni, ma poi deve essere capace di scrollarsele di dosso".
La fine della carriera arriva in uno dei suoi anni migliori di arbitraggio, ma le regole non si possono cambiare. Da quest'anno la Federazione ha imposto agli arbitri il limite di età, e non si fanno sconti neanche per il miglior arbitro europeo. "Come decisione la ritengo giusta – conclude Santino De Franceschi – ma mi sentivo bene in mezzo al campo, purtroppo capisco che nella vita tutto inizia e tutto finisce". Per De Franceschi dovrebbe essere pronto un posto in federazione, giusto merito per una carriera vissuta sin dall'inizio ad altissimi livelli.
Commenta per primo