E' stata la decisione più sofferta della sua vita. "Bidi" s'era preso tutto il tempo necessario per rifletterci sopra, mille, diecimila, un milione di volte. Ha valutato tante cose e ha cercato di farlo nella maniera più onesta e più saggia. Senza farsi troppo condizionare dalle emozioni. Poi, la scelta. Difficile. Dolorosa sicuramente, ma anche chiara e serena. Dettata dalla consapevolezza che – ad un certo punto della vita – il lavoro e la famiglia debbono avere la precedenza.
E dunque, Stefano "Bidi" Landuzzi dice stop. A distanza di cinquantacinque giorni da quel magico pomeriggio catalano sul diamante del Montjuic, quando sollevò verso il cielo la Coppa dei Campioni, il trentasettenne (va per i trentotto) capitano della Fortitudo UGF campione d'Europa lascia l'attività agonistica. Chiude qui una carriera cominciata nel 1991, per quel che riguarda la "prima squadra" e la serie A, ma in realtà iniziata molto… molto tempo prima, da ragazzetto, battendo e correndo sul mitico "Falchino" bolognese. Aveva 8 anni quando imparò a maneggiare una mazza, il guantone, e la maschera del catcher. Già, il catcher. Il suo ruolo preferito. Lo ha interpretato per stagioni e stagioni, fino a quando le ginocchia glielo hanno permesso. Negli ultimi anni s'era spostato all'esterno sinistro, dove ha sempre dimostrato sicurezza e ottimi riflessi. Ricordo che nella finalissima di Barcellona, il 26 settembre scorso, i tosti tedesconi dell'Heidenheim Heidekopfe presero di mira quella zona del campo con le loro mazze abbastanza poderose, ma "Bidi" non si fece mai trovare impreparato. Tirò giù un sacco di palline, quel giorno. L'ultimo grande lampo d'una "bandiera" della Fortitudo Baseball.
Fisicamente, Bidi sta bene. Anzi, benone. Come avesse dieci anni di meno dei trentotto che andrà a compiere il 2 febbraio.
Smette perché l'azienda ha bisogno, maggiormente, di lui. La sua famiglia lo ha aiutato, e tanto, in questi ultimi tempi riuscendo a permettergli di potersi ancora dedicare al baseball. Bidi ha spesso fatto i salti mortali, gestendo i tempi per il lavoro (alle otto del mattino già in azienda) e quelli per gli allenamenti. Poi, le partite – ben sessantacinque nella stagione 2010 – le trasferte, e la responsabilità d'essere il capitano della "sua" Fortitudo, il punto di riferimento di un gruppo importante. Ce l'ha fatta. Esemplare. Sempre.
I "sacrifici" per lo sport che ama, e che è parte della sua vita, non lo spaventano. Non lo hanno mai spaventato. Li ha sempre fatti. Però c'è un tempo per ogni cosa. Non se l'è sentita di chiedere ai suoi famigliari ulteriori favori, quando magari lui è via per il baseball.
Bidi ha capito che, a quasi trentotto anni, deve dedicare all'azienda un'intensità ancora maggiore. E allora, inevitabile dire basta con il baseball giocato. Perché la IBL è un campionato che richiede una disponibilità ogni anno più ampia.
Stefano Landuzzi chiude – da vincente – una carriera di quasi settecento partite nel campionato di serie A.
Una vita in Fortitudo, e per la Fortitudo (tranne una parentesi a Casalecchio, con le Calze Verdi nel 1993). Il fedelissimo soldato Bidi. Con il suo Club ha vinto 3 scudetti: nel 2003, nel 2005 e nel 2009. Più, la European Cup conquistata cinquantacinque giorni fa.
Ha indossato anche la maglia azzurra. Partecipando con l'Italia alle Olimpiadi di Sydney nel 2000. E a proposito di Nazionale, c'è un episodio che Stefano può ricordare con fierezza. Si giocava al Falchi di Bologna. Italia contro Cuba. Sul monte di lancio dei cubani un… mostro di bravura. José Contreras. Intoccabile. O quasi. Bidi Landuzzi, ad un certo punto di quella partita, gli spara una battuta valida. Sì, fabbricò una valida contro Contreras. Roba da raccontarlo a… figli e nipotini, quando Bidi sarà più in là con gli anni. Perché Contreras, che già era un idolo a Cuba, è poi diventato una "superstar" nelle Grandi Leghe americane. Infatti, dopo essere stato nominato "Atleta cubano dell'anno" in ben tre occasioni, il magico pitcher cresciuto nella zona di Pinar del Rio è entrato nel fascinoso mondo della Major League. Marzo 2003. New York. La casacca degli Yankees. Successivamente è a Chicago con White Sox, a Colorado con i Rockies, a Filadelfia con i Phillies. Otto stagioni in MLB, 77 partite vinte, 856 strikeout. Attualmente è un pitcher da 1.5 milioni di dollari a stagione. E' sotto contratto con la franchigia di Filadelfia fino al 2012. Ecco chi è il Contreras al quale Stefano Landuzzi – in maglia azzurra – fece una battuta valida!
Bidi lascia da capitano d'una squadra che ha saputo riportare a Bologna la Coppa dei Campioni, a distanza di venticinque anni dal precedente trionfo europeo.
Tuttavia, Stefano non esce dal mondo del baseball. E' il suo mondo. Non lo tradirà mai. Troppo innamorato di questo sport, che lo affascinò fin da bimbetto e che gli ha regalato fortissime emozioni.
Per Bidi prevedo un domani da dirigente. Forse, all'inizio, con un ruolo marginale. Ma col tempo, chissà…
Landuzzi è un patrimonio di conoscenze, di passione, di professionalità. Un patrimonio da tenersi stretto.
E adesso, che farà la Fortitudo? Ha perso tre giocatori di "scuola italiana". Jairo Ramos, Reginato e ora capitan Bidi. Tre "asi" in meno. Attenzione! Per tre che non ci sono più, altrettanti ne dovranno arrivare. O almeno due, visto che Joe Mazzuca dal prossimo campionato è tesserabile come "asi". Ci sono trattative avviate da qualche tempo per portare a Bologna il giovane catcher Marco Sabbatani, trentasette partite da titolare nella regular season 2010 con la casacca del Godo. E' destinato a sostituire Mattia Reginato, come "cambio" di Juan Pablo Angrisano. Sarebbe un acquisto interessantissimo, Sabbatani è decisamente affidabile. E poi?
A mio parere, un giocatore che farebbe molto comodo al club campione d'Europa è l'esperto e prezioso Ermini, se non dovesse restare a Grosseto. Oppure… c'è Avagnina, duttilissimo giocatore del giro della Nazionale, ma si può ipotizzare che l'ex della Telemarket Rimini preferisca seguire Mauro Mazzotti prendendo la strada per il Titano.
Commenta per primo