E così ritorna sul Titano anche Willie Vasquez, "l'uomo del destino" nello storico campionato 2008 del San Marino Baseball. Battitore affidabilissimo, di quelli che sanno fare la differenza. Difensivamente verrà spesso utilizzato a guardia della prima base, poiché Jairo Ramos interpreterà maggiormente il ruolo di "battitore designato".
Il nome di Willie Vasquez va ad aggiungersi a quelli di Laidel Chapelli, Lorenzo Avagnina, Mattia Reginato, Peter Avvento e – appunto – Jairo Ramos.
Già sei acquisti da quando Mauro Mazzotti è diventato il general manager del San Marino. Il Club del Titano si è mosso per tempo. E si è mosso bene. Seguendo un filo logico. Ha cominciato allungando le mani su due veterani quasi quarantenni, ma… di quelli abituati a lasciare il segno. Jairo e Laidel. Personaggi carismatici. Campioni d'Europa con la Nazionale. Come lo è Avagnina, trent'anni, giocatore prezioso per la sua duttilità: c'era anche lui a luglio nel trionfo azzurro in Germania.
Al tempo stesso San Marino ha aperto gli occhi anche sul futuro, scegliendo di investire su due prospetti molto interessanti come il catcher ventenne Reginato e il pitcher mancino italoamericano Peter Avvento.
Willie Vasquez, ventisettenne, venezuelano di Acarigua, è nel pieno della maturità e dell'espressione tecnica. Lui e il connazionale Carlos Duran (vincitore della Tripla Corona al termine della regular season 2010) vanno a formare una coppia di battitori da far paura a qualsiasi lanciatore. Vasquez quest'anno, con la casacca della Nazionale di Venezuela, ha vinto la medaglia d'oro ai campionati sudamericani.
Organizzazione e programmazione. E' la "fotografia" del mercato del San Marino. L'inserimento di Mauro Mazzotti ha aggiunto consistenza ad un Club che – già negli anni scorsi – aveva dimostrato felici intuizioni: vedi l'ingaggio nel 2008 di Tiago da Silva, diventato cittadino italiano e dal prossimo campionato utilizzabile come "asi"; vedi la scelta di un giocatore con radici italiane come l'interbase Granato, tesserato da straniero nel campionato scorso ma già con la certezza di averlo oriundo nella IBL 2011.
E' indubbio che Mauro Mazzotti abbia portato sul Titano tutto il repertorio di conoscenze, informazioni, esperienze tipiche d'un"personaggio" che conosce profondamente il baseball internazionale e che ha contatti in tutto il mondo (è il "coordinator of European Scouting" per gli Houston Astros, nonché responsabile tecnico della Nazionale spagnola).
Dalla metà di ottobre Mazzotti è ufficialmente il direttore generale della T&A San Marino. Un nuovo incarico, una nuova sfida dopo oltre un ventennio da "uomo di campo", unico allenatore nella storia del campionato italiano ad aver vinto quattro scudetti lavorando in tre diverse città (Rimini 1999, Bologna 2003 e 2005, Grosseto 2007).
Mazzotti, come cambia la vita da capoallenatore a general manager?
"La fase invernale è più o meno uguale a prima. Io, nei Club dove ho lavorato negli ultimi dieci anni, ho sempre svolto entrambe le funzioni. Non soltanto quella di tecnico, ma anche la mansione di reclutamento giocatori, discussione e negoziazione dei contratti, oltre a dare delle linee-guida a livello di organizzazione. E' un tipo di lavoro che ho cominciato a fare quand'ero a Bologna, in Fortitudo, cioè dal 2000. Sotto un certo aspetto, portavo già avanti un ruolo di general manager. Qui a San Marino è diventato il mio compito principale. Logicamente, poi, la stagione – sul campo – sarà portata avanti da uno staff tecnico, con il quale saremo in sintonia".
Doriano Bindi riconfermatissimo come allenatore. Al suo fianco lo stesso staff tecnico degli anni scorsi?
"Ci sarà Illuminati come suo primo assistente. Ci sarà Spadoni. Non avremo più Gambuti, che ha scelto di ritirarsi, lo rimpiazzeremo probabilmente con un coach straniero".
Sei acquisti (e non è ancora finita…), importanti riconferme come Carlos Duran, Henry Bonilla, Anthony Granato, Tiago da Silva, Giovanni Pantaleoni, Francesco Imperiali, Simone Albanese. Ma anche un paio di rinunce, di quelle che solitamente si fanno un po' a malincuore…
"Sì, David Sheldon e Max De Biase non fanno più parte del roster del San Marino. Dispiace, quando arriva il momento di separarsi da due atleti che hanno fatto abbastanza la storia di questo Club. La rinuncia a Sheldon è stata una scelta della Società, prim'ancora che arrivassi io. Si avvertiva la necessità di fare altre scelte, un po' per l'età di Sheldon, un po' per l'infortunio al braccio che stava portandosi dietro. C'era qualche dubbio sul suo recupero, ma principalmente la scelta della Società è stata dettata dalla volontà di cambiare. Anche il rapporto fra De Biase e il San Marino è terminato prima del mio arrivo. Mi hanno detto che c'erano dei problemi per rinnovare il suo contratto e mi è stato chiesto di esplorare altre possibilità".
E Dean Rovinelli?
"Rovinelli non si sa se lui vorrà continuare a giocare a baseball. Pertanto, per ora, è un punto interrogativo. E' negli Stati Uniti, dove ha iniziato un'attività commerciale sua e non sappiamo che cosa vorrà fare. Quando ci farà sapere se vorrà tornare, prenderemo in esame la sua posizione. In questo momento dobbiamo programmare la squadra come se lui non ci fosse".
Senza Rovinelli, da chi sarà ricoperto il ruolo di prima base?
"Da uno straniero. Certamente Vasquez".
Jairo Ramos farà soprattutto il dh, presumo
"Sì".
Chapelli esterno sinistro?
"O anche destro, possono scambiarsi le posizioni lui e Avagnina".
Da Silva lanciatore "asi" e l'interbase Granato in versione oriundo: i loro nuovi "status" possono fare la differenza nella Italian Baseball League 2011
"Potrebbe. Logicamente se il tallone d'achille del San Marino nelle stagioni passate era gara3, adesso non dovrebbe più esserlo con il passaggio di Da Silva nelle partite riservate ai lanciatori di scuola italiana".
Gli altri lanciatori "asi"?
"Martignoni, Palanzo, Bartolucci ed Ercolani rimangono".
Salsi?
"Non è nostro, quindi c'è da andare a ridiscutere il contratto. Vedremo. Per ora non abbiamo ancora iniziato una trattativa".
E siete in attesa di capire se José Escalona ha le carte in regola per prendere la cittadinanza italiana, ed essere conseguentemente utilizzato in gara2, oppure se rimarrà con lo status di giocatore straniero…
"L'ago della bilancia è verificare se Escalona potrà lanciare in gara2, se giocherà da straniero come rilievo di Bonilla, oppure se starà a casa del tutto. Staremo a vedere. Per noi Escalona può diventare oriundo. Però, se dovesse esservi qualcosa nella documentazione che gli impedisse di diventare oriundo… allora si entrerebbe in un discorso più ampio per quanto riguarda la scelta del secondo straniero. Potrebbe essere un altro. Anche se nel 2010, soprattutto nei playoff, Escalona ha fatto un'ottima stagione".
Mauro, che cosa ti aspetti in generale dalla prossima stagione IBL?
"Un grande equilibrio fra i club di primo piano, come c'è stato negli ultimi tre-quattro anni. Prevedo una classifica corta in regular season, con una battaglia intensa fra cinque o forse sei squadre per i quattro posti che valgono i playoff. Soprattutto le partite del round robin e la serie finale per lo scudetto saranno caratterizzate da forti equilibri. Mi sembra che i Club più importanti stiano tutti lavorando bene. E dunque non ci sarà una squadra in grado di dare una spallata energica al campionato. Non vedremo una vera padrona".
Ci sono i presupposti per arrivare finalmente a compiere, nel baseball italiano, il tanto atteso salto di qualità?
"Fai fatica a parlare di queste cose in momenti in cui si fanno pochi investimenti. Chiaramente le Società, soprattutto quelle che partecipano alla IBL1, debbono fare un passo indietro e riuscire a portare avanti un discorso comune. E' necessario. Necessario per non ritrovarci, in un futuro non molto lontano, a essere solamente in quattro-cinque squadre a fare la IBL. Già un segnale negativo c'è stato con la non conferma di uno sponsor tecnico unico. Non si è purtroppo riusciti a capire che lo sponsor tecnico unico andava ad aiutare chi aveva più problemi economici. Perché se è vero che Nettuno, Parma, Rimini, Bologna, San Marino, hanno un appeal da poter attrarre qualche sponsor tecnico, probabilmente altre squadre ne hanno un po' meno. Pertanto, riuscire a fare una cosa che andava bene a tutti sarebbe stato un prezioso aiuto ai meno potenti. Da noi in Italia si cerca di copiare, di scimmiottare un po' le Major League o i campionati americani, ma il problema è che non copiamo l'aspetto principale: cercare di tenere gli equilibri. Bisognerebbe dare l'opportunità, anche a chi arriva in fondo, di crescere e dopo qualche anno di essere competitivo. Se lavora bene. Invece nel nostro baseball credo che difficilmente, nei prossimi anni, cresceranno nuove Modena o nuove Caserta, com'è avvenuto negli Anni ‘90".
Le regole e il numero degli ASI nella IBL fanno discutere…
"Una volta, con regole più libere, era tutto più semplice. Ora, con regole fisse dove il campionato gira attorno ai giocatori di "scuola italiana" e dove la quantità di Asi disponibili è limitata, ci si muove inevitabilmente con più difficoltà. Investire sui giovani, prendendoli magari da altre squadre, diventa difficile perché i parametri allo svincolo sono veramente elevati".
La regola (o l'imposizione) di 6 Asi in ogni partita condiziona molto le scelte e le strategie di un Club. E ciò non aiuta l'interesse per il campionato…
"A mio parere, una cosa da fare sarebbe l'utilizzo libero di quattro stranieri. Fermo restando che bisogna giocare con sei giocatori di scuola italiana, i quattro stranieri uno li può prendere nei ruoli che vuole e li può mettere quando vuole. Un programma di questo tipo sicuramente andrebbe a vantaggio delle squadre piccole, che magari prenderebbero qualche lanciatore in più e potrebbero equilibrare e rendere più interessante il campionato. Inoltre, strategicamente, io non lascerei le partite a compartimenti stagni perché alla fine si costringono le squadre a prendere tanti lanciatori, che però possono lanciare solamente in una partita. Invece, si potrebbe: 1) risparmiare sulla quantità dei lanciatori; 2) privilegiare una certa filosofia di squadra".
La IBL1 è, o dovrebbe essere, la vetrina del baseball italiano. Ma in realtà è un piccolo mondo che continua a non saper proporre in maniera efficace il proprio prodotto. Sul piano della visibilità il baseball italiano (dopo oltre sessant'anni…) è ancora indietro. Perché? Cosa andrebbe fatto?
"Io credo che qui ci voglia qualcosa di un po' più grande di noi. Forse ci vuole qualche dirigente in più. Qualche dirigente che abbia lavorato in sport che sono più avanti del baseball in Italia e che pertanto abbia delle vedute più nuove e più in linea con i tempi. Io dico sempre che noi, nel baseball italiano, abbiamo una piramide fatta al contrario. Cioè, abbiamo abbastanza giocatori, qualche tecnico e purtroppo pochissimi dirigenti. Quando invece, per fare lo sviluppo del movimento, bisognerebbe avere tutti i parametri al contrario".
Commenta per primo