In Italia dal 1997, quindici campionati nella massima serie del nostro baseball, due finali scudetto. Una con Modena (persa), l'altra con Parma (vinta). Difensore formidabile, prima nel ruolo di interbase, poi in terza. Per tanti anni è risultato il miglior battitore del campionato. Per un soffio non è riuscito a raggiungere la soglia delle 1000 valide in carriera. Si è fermato a 997. Ma il baseball italiano, salvo imprevedibili colpi di scena, si appresta a salutare la fine della sua avventura da giocatore. BASEBALL.IT. ha incontrato Orlando Munoz pochi giorni prima della sua partenza per il Venezuela. Come sempre, Pepi, si è concesso con grande disponibilità. Parlando a 360°. Dalla passata stagione al futuro. E anche del suo più che probabile passaggio dal campo al dug-out…
"Il mio corpo mi parla e credo che ormai non se la sente più di giocare con il dolore al ginocchio – esordisce "Pepita" con un sorriso appena accennato – Certo, l'unico rimpianto è quello di non essere riuscito a raggiungere il traguardo delle 1000 battute valide nel campionato italiano. Vorrei poterlo raggiungere il prossimo anno, ma non credo ci sarà una squadra, il Parma o un'altra, disposta ad utilizzare un visto per farmi fare tre battute valide! Con il cuore in mano so quando deve arrivare la fine. L'unica possibilità sarebbe quella di fare un intervento, ma è difficile che il Parma o qualsiasi altra società mi voglia prendere così come sono. Giocare con il dolore è brutto, l'ho fatto negli ultimi tre anni, ma è arrivato il momento di smettere. Il mio ginocchio mi chiede: fino a quando?"
Avrebbe sicuramente preferito chiudere con una vittoria. Dopo uno scudetto straordinario nel 2010, quest'anno la squadra è arrivata fino in fondo, ma poi le è mancato quello spunto necessario per conquistare un trofeo importante. Tuttavia la stagione non può assolutamente essere considerata negativa: "Noi dall'inizio abbiamo fatto fatica, eravamo incostanti. La squadra un momento c'era e quello dopo non c'era. Però alla fine siamo riusciti a qualificarci per i play-off. Dodici vittorie nelle ultime quindici partite non sono facili da ottenere. Avevamo iniziato bene anche il round-robin. Ci sono mancate le ultime due vittorie. Abbiamo sbagliato l'ultima ripresa della prima partita con il Nettuno. Ha vinto da solo Sparagna, in pratica, che ci ha fatto male due volte. Se avessimo chiuso quella partita saremmo andati in finale".
Parma non perdeva cinque partite consecutive da tantissimo tempo. Può essere che dopo la straordinaria vittoria in rimonta con il San Marino qualcuno abbia creduto di aver già raggiunto la finale? "Quello era il mio timore – spiega – Con il Nettuno avevamo già vissuto nel 2007 una situazione simile. Quando abbiamo perso quella partita strana in casa loro non ero assolutamente contento del fatto che loro fossero tornati in corsa, perchè so che sono una squadra che non molla mai, che da molto fastidio. C'eravamo, solo che non siamo riusciti a chiudere. Perso il ritmo, per noi è diventato tutto più difficile e anche in gara-2 a Parma abbiamo ceduto nei momenti decisivi. Quando hai pressione, vincere anche una sola partita diventa veramente difficile."
La società non ha ancora ufficializzato nulla in merito, ma fonti attendibili danno Orlando Munoz sulla panchina del Cariparma 2012, nel ruolo di manager, salvo clamorosi dietro-front. Una grossa responsabilità, dopo Gilberto Gerali, che in cinque anni ha raggiunto quattro volte i play-off, vinto uno scudetto e guadagnato una finale di European Cup. Lui però non si vuole sbilanciare: "Ancora non so niente di ufficiale – si schernisce – Tutte le persone che incontro mi chiedono questo. La voce ormai circola da tanto tempo. Ma io fino a quando non avrò firmato un contratto nel quale ci sarà scritto che sarò l'allenatore, non ne parlo. Con il Gibo ho imparato tanto. Sai che ero sempre vicino a lui. Cosi come ho imparato molto da Leonel Carrion (allenatore del Parma nel 2000) in Venezuela. So che quando smetti di giocare e inizi subito a fare l'allenatore hai addosso molta pressione. Ma io non credo che la subirò. Perchè so di avere la serenità necessaria. Anche se ho sempre in testa i metodi di allenamento e i modi di comportarsi di Gibo, ognuno ha le sue convinzioni. Se sarò l'allenatore avrò le mie. Ma senza pressione. Sono già cinque anni in sostanza che faccio anche il coach, quindi non credo ci saranno problemi, nel caso."
Forse il problema più immediato sarà rappresentato dalla gestione di un gruppo molto legato all'attuale allenatore e far capire che comunque non è un salto nel vuoto, ma ci sarà una persona che sa quello che fa: "Il Gibo rimarrà comunque il mio punto di riferimento, l'allenatore preferito da quando sono in Italia. Anche se si cerca di prendere qualcosa da tutti gli allenatori con i quali si gioca. Farò tutto il possibile per ottenere il meglio. Io spero che il gruppo rimanga unito. La cosa più importante è che la società continui a puntare su questi giovani italiani che sono il punto di riferimento della squadra. Più degli stranieri. Che anzi saranno facilitati nel loro ambientamento, come è già successo in questi anni. Chiunque sia l'allenatore, è fondamentale che ci sia il gruppo. Bertagnon, Desimoni, Leoni, Sambucci, Scalera, Ugolotti, Zileri. Non si può prescindere da loro. Senza, puoi avere anche il miglior allenatore della Major League, ma sicuramente non ottieni risultati."
Analizzando il rendimento della squadra nel 2011, Orlando si è già fatto un'idea sul lavoro da svolgere nell'immediato futuro. E parla delle difficoltà avute da Yepez e Dallospedale. Ma chiarisce quanto entrambi siano ancora importanti per la squadra: "Il problema principale di questa squadra è sempre stato legato alla consistenza in battuta, perchè la difesa è sempre stata un punto fermo. Ad esempio lo scorso anno, con la coppia Dallospedale-Yepez abbiamo avuto la miglior coppia seconda-interbase del campionato, con tantissimi doppi giochi girati. In questa stagione è stato un po' diverso, ma Yepez ha avuto qualche problema familiare, la moglie era incinta, mentre Dallospedale, molto impegnato con il lavoro e la figlia piccola, ha avuto meno possibilità di allenarsi. Lui se potrà allenarsi con continuità sarà ancora importante. Io penso che in qualsiasi ruolo, seconda, prima o battitore designato, Dallo debba giocare. Fa ancora la differenza nel campionato italiano."
Per quanto riguarda i giocatori stranieri, il rendimento dello stesso Marco Yepez nell'ultima stagione ha gettato parecchie ombre su una sua eventuale conferma per il 2012, ma su questo argomento, Munoz è abbastanza chiaro: "Con Yepez siamo spesso insieme in questi ultimi giorni prima della partenza per il Venezuela e lui mi ha confidato di avere ancora voglia di rimanere a Parma. Non so se ha già parlato con la società, ma penso che se si sentirà bene e se si troverà ancora bene con la squadra e la società, potrà fare sicuramente un buon campionato. Sia nel caso che sia io l'allenatore, sia nel caso di Gerali o un altro."
Sempre nell'ambito del discorso sugli stranieri, scontata la conferma di Rodney Medina, risultato miglior battitore del passato campionato, i destini del Cariparma del prossimo anno dipenderanno inevitabilmente dalla scelta del nuovo pitcher, dopo la delusione causata dall'infortunio e il conseguente "taglio" di Silva: "Comincerò a cercare il lanciatore appena arriverò in Venezuela – attacca Pepi – Quest'anno abbiamo avuto il problema di Silva. Credo che con lui in forma il campionato sarebbe andato diversamente. Senza lo straniero abbiamo dovuto rivoluzionare la rotazione. Il nuovo pitcher sarà un venezuelano, dal nome conosciuto, ma aspetto di parlargli appena arriverò al mio paese. Quando saremo d'accordo lo ufficializzeremo. Ora non posso parlarne. Se dici un nome adesso, tutti iniziano a cercarlo, anche perchè è un giocatore dotato di grandi qualità. Spero di non essere anticipato da altre squadre."
Nel corso di una recente intervista, il presidente Rossano Rinaldi ha affermato che l'idea della società è quella di spendere inizialmente solo tre dei quattro visti a disposizione. Ma la scelta non sembra essere ancora stata effettuata: "Dipenderà dalla società e dalla disponibilità economica. Sai io cerco sempre il meglio, soprattutto come persone. Non è importante portare uno straniero fortissimo, ma è fondamentale che sappia stare nel gruppo. Se non si trova bene in Italia non farà mai nulla di buono. Umiltà, voglia di giocare e di giocare ad alto livello sono doti imprescindibili".
Uno dei problemi della stagione 2011 del Cariparma era costituito dai lanciatori italiani, a parte ovviamente lo straordinario Corradini. Ci sono dubbi sulla conferma di Pedro Orta, che nel passato campionato non è riuscito a ripetere il fantastico 2010: "Non so se Pedro ha parlato con la società. però un giocatore con passaporto italiano è merce rara. Quest'anno ha avuto molti problemi personali. La cosa strana è che lo scorso anno ha ottenuto grandi risultati, ma non si allenava come in questa stagione, nella quale ha lavorato durissimo e bene. Ma non ha lanciato bene. però è italiano e come lui sul mercato non ce ne sono. Spero che la società valuti tutto bene. Se rinunciamo a lui dovremo trovarne un altro e non è facile."
Poi ci sono le giovani leve… Giovanelli soprattutto, poi Cozzolino, Corsaro e i giovani dell'IBL 2, sui quali la società sta investendo molto: "Lo Junior Parma è per noi come una squadra di liga parallela in Venezuela. Far giocare i giovani in questa squadra, farli maturare è importante anche per noi. Giovanelli l'anno scorso è stato mandato sul monte nei play-off contro Ramos e con le basi piene. Ha subito un fuoricampo, ma poi si è ripreso. E quest'anno ha fatto il campionato che tutti avete visto. Anche Corsaro, Cozzolino, credo siano ragazzi importanti per la squadra. Io credo che più lanciatori hai meglio è. Non si può fare un campionato con sei lanciatori come è successo a noi nel 2010. Ci è andata bene, ma meglio non rischiare. Quando ci sono partite adeguate è giusto dare la possibilità a questi ragazzi. Perchè così possono prendere fiducia, crescere e farsi trovare pronti se poi ci sarà bisogno di loro."
Si passa poi ad alcune considerazioni sullo staff tecnico. E' possibile che avvengano dei cambiamenti: "Ancora non so dire nulla. Sicuramente avremo bisogno di aumentare il gruppo dei tecnici, sia dal punto di vista numerico che dal punto di vista qualitativo. Almeno due coaches in più servono."
Questo per garantire che il progetto non cambia. Può variare il nome di un tecnico, o di un giocatore. ma l'obiettivo della società è sempre il medesimo: crescere."Come futuro coach o allenatore, vorrei che la mia squadra migliorasse di anno in anno. L'obiettivo deve sempre essere quello di far crescere i giovani. Mantenendo questa squadra possiamo ottenere risultati, perchè il nostro gruppo di italiani è il più forte dell'IBL."
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