C'è un episodio famoso nella vita di Walt Whitman, l'autore di Leaves of Grass ("Foglie d'erba", 1855, uno dei testi fondazionali della poesia americana), che descrive bene l'evoluzione del baseball alla fine dell'Ottocento. Un giorno del 1889, il poeta, ormai settantenne, si rivolse al suo amico Thomas Harned: "Tom, voglio chiederti una cosa: è vero che nel baseball c'è una nuova regola che dice che il pitcher deve cercare di lanciare la palla in modo tale che per il battitore sia difficile colpirla? E che la fa girare affinché, se anche fosse colpita, non ne risultino battute efficaci?" E quando il suo amico Tom gli rivelò che era vero e che il repertorio dei lanci comprendeva anche la curva, l'anziano poeta ne rimase sconvolto.
Whitman adorava il baseball, lo sport che da giovane aveva praticato nelle modalità precedenti all'introduzione delle regole di Alexander Cartwright, e vedeva nel gioco la sintesi di quei valori di forza, intelligenza, lealtà, spiritualità che soleva cantare nei suoi versi. Non solo: il baseball era lo sport democratico per eccellenza, il gioco autenticamente americano dove tutti sono uguali che rifletteva i principi morali individuali e collettivi di quella società. Ma il professionismo ne aveva alterato poco a poco non solo lo spirito, ma anche le regole. Le Cartwright Rules del 1845 prevedevano che il pitcher si limitasse a mettere in gioco la palla lanciando sottomano, ma con gli anni venne innalzato poco a poco il punto di rilascio, che passò dal fianco alla spalla permettendo così i lanci di lato. Dal 1884 venne poi abolita ogni restrizione al movimento del braccio, e fu così che, con l'aumento della velocità dei lanci e l'apparizione di vari tipi di effetti, crebbe anche l'importanza del ruolo del lanciatore. Inoltre, dato lo sforzo fisico richiesto dal nuovo stile di lancio, i pitchers erano diventati dei giocatori "speciali" che dovevano osservare vari giorni di riposo fra una partita e l'altra. Capiamo così come agli occhi di Whitman il baseball di fine Ottocento fosse diventato un po' meno "democratico" e come la curva fosse per lui solo un trucco immorale, un inganno, un espediente riprovevole che snaturava il gioco.
Se da una parte questa situazione avrebbe prodotto ben presto -come abbia visto- le "anomalie" della Dead-Ball Era, dall'altra essa contribuì alla miticizzazione dei pitchers, assurti a veri maghi, prestigiatori capaci di incantare le folle con le loro traiettorie sorprendenti. Attorno al lanciatore crescevano così storie e leggende che confluivano in un nuovo tipo di folklore urbano a cui i primi scrittori di baseball fiction attinsero a piene mani.
Una di queste leggende la ritroviamo nel racconto di Gilbert Patten Seeking the Secret of the Double Shot (1899), pubblicato in una splendida antologia di vecchie short stories sul baseball a cura di Trey Stecker (Dead Balls and Double Curves. An Anthology of Early Baseball Fiction, Southern Illinois University Press, 2004). Patten, che scriveva con lo pseudonimo di Burt L. Standish, creò la figura di Frank Merriwell, un atleta "senza macchia e senza paura" capace di eccellere in diversi sport, e ne fece il protagonista di centinaia di racconti pubblicati sulla rivista Tip-Top Weekly dal 1896 al 1912.
Nel racconto in questione un pitcher professionista, un tal Nick Cutting, viene a sapere che in una squadra di dilettanti gioca un lanciatore – il "nostro" Frank Merriwell – capace di far cambiare due volte la traiettoria della palla in volo. Questo lancio a zig-zag, chiamato double shot, è all'apparenza inspiegabile. La voce del narratore si fa eco del dibattito in corso all'epoca sulla fisica dei lanci a effetto (la traduzione è del sottoscritto):
"Pochissimi uomini comprendono il mistero della curva! In certi casi è praticamente impossibile rendere conto dei movimenti della palla. Un lancio lento a rientrare, uno a uscire, un drop, o perfino un rise, possono essere spiegati scientificamente assumendo che la palla disegni in aria una curva con un movimento continuo e regolare; ma non è possibile spiegare in maniera soddisfacente gli scarti o i salti improvvisi di alcuni lanci. Chi può dire perché una palla dovrebbe percorrere una parte della traiettoria verso il piatto apparentemente in linea retta per poi all'improvviso piegare verso un lato? È stato affermato che se fosse possibile tracciare il percorso della palla che "spezza" si vedrebbe che essa non curva, ma che devia dal suo corso con una certa angolazione. È qualcosa che la scienza non spiega, e che quasi certamente non può spiegare neanche l'uomo che ha effettuato il lancio: egli sa solo che afferrando la palla in un certo modo e rilasciandola con un certo movimento del braccio o del polso può farla girare a destra, a sinistra, farla scendere o salire. Il double shot può essere lanciato, ma è certo che nessuno può spiegarne la "filosofia". Lo stesso Frank Merriwell lo aveva scoperto per caso ed esercitandosi con pazienza era riuscito poi a controllarlo".
Nick non crede alle voci sull'esistenza del nuovo lancio a zig-zag e decide di andare a vedere una partita in cui gioca Frank. Ma una volta constatato che la palla che "spezza" due volte non solo esiste davvero, ma risulta anche impossibile da battere, Nick pensa al valore economico di quel lancio: il pitcher in grado di padroneggiare il double shot potrebbe guadagnare cifre enormi nei campionati pro. Allora avvicina Frank dopo la partita e gli offre cinquecento dollari per farsi insegnare la "doppia curva". Ma l'eroico Frank resiste alla tentazione del vil denaro e lascia a bocca asciutta il sinistro Nick. Questi, come ogni buon villain che si rispetti, si allontana minacciando: "Ogni volta che giocherai sarò lì sugli spalti a studiare i tuoi movimenti e finirò col rubarti il segreto del double shot!".
Ma il segreto rimase tale (e non poteva essere altrimenti) anche negli episodi successivi della saga, e ai lettori di Gilbert Patten non restò che fantasticare sull'esistenza di un lancio stupefacente in bilico fra realtà e finzione, un poco come sarebbe capitato molti anni dopo agli incauti che credettero alla storia del pitcher con un braccio da 270 km/h poi raccontata da George Plimpton ne Il curioso caso di Sidd Finch (1987).
Frank Merriwell continuò a sbaragliare i battitori avversari e a entrare in trame sempre più complicate e misteriose (non solo concernenti il baseball) sia nelle short stories di Tip-Top Weekly e altre riviste come Sport Story Magazine, sia nelle serie successive delle sue avventure pubblicate prima come dime novels (romanzi popolari che costavano pochi centesimi), poi a fumetti dal 1928 al 1936 e, per brevi periodi, anche come adattamenti radiofonici (1934 e 1946-1948). La trasformazione in comic delle popolarissime storie di Frank Merriwell (da cui fu tratto anche un film nel 1936) riflette dunque l'evoluzione della baseball fiction di quelli anni, che, da appendice delle cronache sportive, diventò ben presto un sottogenere dell'allora già fiorente letteratura per ragazzi.
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