Sembra ieri, ma è già passato un mese circa dall'Opening Game. Non è necessario essere uno sfegatato fan per apprezzare l'inizio della stagione di baseball. Per il freddo e indolente inverno che si assopisce, questo giorno rappresenta l'inizio della Primavera, stagione metaforicamente associata alla rinascita, al mutamento, allo sbocciare di nuova linfa vitale. Anche quest'anno la stagione dai petali vellutati e dallo stelo spinoso, a seconda di come uno la vuol identificare, è ricca di sorprese e novità non ultima quella di aggiungere altre due squadre alla post-season della Major League. Infatti, a partire da quest'anno grazie ad una coppia di nuove formazioni che dovranno lottare per la "Wild Card" delle due Leghe, il numero dei club che si affronteranno nei play-off salirà da 8 a 10. Tale decisione non è passata in silenzio anzi ha sollevato tante polemiche e considerazioni. C'è chi dice che la corsa finale per ottenere un posto nel "dopo stagione" possa venire compromessa togliendo competitività, spettacolo ed emozioni. Altri invece affermano che una partita di spareggio tra le due "wild card" sia a dir poco frustrante, perchè entrambe le squadre dovrebbero usare il miglior lanciatore compromettendo, per la vincente, la rotazione in vista delle successive partite. Tali aspetti vengono analizzati e approfonditi in maniera spasmodica e quasi delirante. Le televisioni, i giornali e tutti nell'ambiente della MLB, fanno a gara per fornire argomentazioni valide in merito a questa nuova regola della post-season. Ma c'è anche un'altra novità. Quest'anno la National League si fregerà per l'ultima volta di essere l'unico girone con 6 franchigie. Dalla prossima stagione, infatti, Houston si sposterà nella West Division della American League in modo che la "nuova Major" sarà composta da 6 gironi con 5 squadre ciascuno.
Se posso, così sottovoce, vorrei poter dire anche la mia. Considerato che attualmente in Major League ci sono 30 formazioni, sarei propenso alla creazione di una nuova Division per entrambe le leghe. Otto Division (4 nella American League e 4 nella National League) per un totale di 32 squadre. L'aggiunta di due franchigie porterebbe alla post-season solo le vincenti delle rispettive Division fornendo il giusto valore "meritorio" alle squadre vincenti e annullando "machiavelliche" ristrutturazioni del campionato. Va inoltre ricordato che negli anni scorsi alcune "Wild Card" si sono spinte tanto in alto da vincere le World Series. Trovare due squadre da inserire in Major League è forse un problema? Penso proprio di no. Immaginatevi, ad esempio, una squadra messicana, oppure un team dominicano, voglio esagerare, una squadra cubana! Immaginatevi il forte impatto emotivo di tutti i tifosi e appassionati, oltre al coinvolgimento mediatico conseguente a tali decisioni. Sempre per stare nell'esempio, la squadra cubana verrebbe inserita in una Division con squadre nella costa East degli States, mentre quella messicana nella Division Ovest, il tutto per evitare mostruose trasferte che inciderebbero sui costi. Mi fermo qui, e mi allontano dall'approfondire questa discussione lasciando spazio aperto a chi volesse, per così dire, dare un proprio giudizio all'argomento. Torno all'inizio, ovvero all'Opening Day, perchè, se tanta storia ha scritto l'Old Game, quella del "giorno di apertura" è altrettanto monumentale e ricca di eventi che vale la pena ricordare.
1907: al Polo Grounds si affrontano i Giants e i Phillies. La giornata fu caratterizzata da una forte nevicata. I tifosi, scontenti per come stava andando la partita, iniziarono a "mitragliare" i giocatori con palle di neve costringendo l'arbitro a sospendere l'incontro. Non male come inizio!
1910: William Howard Taft diventò il primo Presidente ad effettuare il "lancio inaugurale" in un Opening Day.
1912: In quell'anno l'inizio di stagione fu caratterizzato da una violenta rissa sul campo che vide coinvolti i tifosi di Brooklyn durante la partita contro la squadra dei New York Giants, al tempo acerrimi rivali. Col punteggio di 18-3 per i Giants gli spalti si svuotarono e il campo venne invaso da centinaia di tifosi al punto che l'arbitro fu costretto a sospendere la partita.
1940: C'è stata solo una no-hit nella storia del baseball in un "Opening Day". Bob Feller all'età di 21 anni è stato l'unico. La partita venne giocata al Comiskey Park il 16 aprile del 1940 tra Cleveland e White Sox.
1946: Quell'anno avvenne un fatto curioso. Dopo aver pitturato con vernice fresca una sezione delle tribune dei Boston Braves, il clima freddo e umido rallentò il processo di essicazione della vernice stessa. Centinaia di tifosi fecero la fila davanti all'ufficio dello stadio pretendendo un risarcimento per i loro vestiti sporchi di pittura fresca!
1947: Tutti gli appassionati lo sanno. Questa è la più storica delle date dell'Opening Day. Jackie Robinson fu il primo giocatore di colore ad esordire in Major League.
1950: Il Presidente Harry Truman fece l'inaugurale "primo lancio" prima col braccio sinistro e poi col destro, mostrando tutta la sua abilità di "ambidestro".
1974: Nell'Opening Day di quell'anno Hank Aaron realizzò il fuoricampo numero 714 portandosi alla pari con Babe Ruth. Nello stesso giorno a Chicago un gruppo di tifosi entrarono in campo completamente nudi interrompendo la partita e inneggiando ad azioni violente da perpetrare sulle tribune.
Addentrandoci in questa particolare classifica, tanti sono i giocatori che detengono primati in un Opening Day. Oltre a Bob Feller va ricordato che Ken Griffey Jr. e Frank Robinson detengono il primato dei fuoricampo con 8 a testa. Per i lanciatori invece, Tom "Terrific" Seaver è quello che ha lanciato più Opening Day di tutti. Per 16 volte è stato il partente. Per terminare questa speciale graduatoria, ecco una personale e ipotetica formazione da "Opening Day.
LANCIATORE: Bob Feller. Come detto, lanciò una no-hit contro Chicago vincendo la partita per 1-0. Gli storici affermano che quel giorno la sua velocità si aggirava tra le 96 e le 98,6 miglia!
RICEVITORE: Johnny Bench.Nel 1968 all'età di 20 anni fece il suo primo "squat" dietro casa base meravigliando tutto il mondo del baseball per il suo talento e la sua immensa abilità.
PRIMA BASE: Mark McGwire. Nel 1998 iniziò la stagione con un "bang" di 360 piedi. Il primo di una serie di homer che lo porterà al record stagionale di 70, sorpassando quello di Roger Maris che resisteva da quasi 40 anni.
SECONDA BASE: Jeff Kent. Sempre nel 1998 iniziò la stagione con 5 valide incluso un doppio e un homer portando i S. Francisco Giant alla vittoria contro Houston alla 13esima ripresa.
TERZA BASE: Vinny Castilla. Anche lui nel 1998 iniziò la stagione alla grande con 2 homerun più una valida.
INTERBASE: Luke Appling. Nel 1949, all'età di 42 anni, iniziò la stagione come interbase. Quell'anno giocò 142 partite con una media battuta di .301, 82 punti segnati e 121 basi su ball.
ESTERNO SINISTRO: Billy Williams. Nell'Opening Day del 1971 alla decima ripresa contro Bob Gibson, realizzò l'homer vincente dell'1-0 contro St Louis.
ESTERNO CENTRO: Karl "Tuffy" Rhodes. Nella primavera del 1994 venne acquistato dai Cubs e realizzò 3 fuoricampo nell'Opening Day di quell'anno. In seguito Rhodes andò a giocare in Giappone e nel 2001 eguagliò il record stagionale di fuoricampo detenuto da Sadaharu Ho con 55 homerun realizzati nel 1964.
ESTERNO DESTRO: Roger Maris. A 22 anni esordì in Major League giocando per i Cleveland Indians e nell'Opening Day del 1957 ottenne 3 valide contro i White Sox.
L'Opening Day è il giorno dove tutto comincia, quando si apre il sipario per far posto ad una battaglia senza vittime né sangue, dove l'urlo di una voce tanto cara a tutti noi, riecheggerà per sempre in eterno: "Play Ball!". Ed ecco il primo lancio della stagione, una dritta alta e interna. "Heeeyyy-One!" E dalle tribune si sente: "Che cacchio chiama quel pipistrello nero!" In fondo è l'Opening Day, l'unico giorno dell'anno in cui si può dire: "Mancano ancora 161 partite".
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