Due su tre. Non è la media battuta di una partita, ma il mio personalissimo score con gli Europei di baseball. Una prima esperienza deludente a Barcellona nel 2007, poi due vittorie consecutive a Stoccarda nel 2010 e a Rotterdam pochi giorni fa. E se la vittoria in Germania mi ha regalato la commozione nel raccontarla con i miei compagni di viaggio, Giancarlo Mangini e Riccardo Schiroli, quest'ultima è stata esaltante. Per il passo trionfale con cui è stato percorso il cammino fino al successo. Una macchina da guerra vera e propria la nostra nazionale, che ha annichilito avversari e critici. Guidata, questa macchina, da un comandante sicuro, capace, carismatico: Marco Mazzieri. Ho avuto il privilegio di accompagnare da vicino questa impresa (perché se è difficile vincere, ripetersi lo è il doppio) e di vivere alcuni momenti che difficilmente dimenticherò.
Ero alloggiato in un albergo situato a due passi dal Familie Stadium dove oltre alla nazionale tedesca c'era anche quella olandese. Vedere da vicino i nostri principali avversari mi faceva rabbia. Li vedevo sicuri, quasi tracotanti, convinti com'erano di trionfare davanti al proprio pubblico da campioni del mondo in modo da onorare al meglio il centernario della loro federazione. Ho ancora nelle orecchie le grida di gioia quando, bevendo birra, assistevano alla registrazione della vittoria sulla Spagna che aveva assicurato loro la certezza della finale. Sottolineavano le migliori giocate difensive e i giri di mazza che si trasformavano in valide. Io ero lì, accanto a loro, e mi sembravano giganti imbattibili. Li vedevo firmare autografi, posare per le foto con i tifosi anche pochi attimi prima di recarsi allo stadio e pensavo che per l'Italia non ci sarebbe stato molto da fare. Vabbè, mi dicevo, magari l'Italia perde questa partita praticamente inutile e poi ci giochiamo tutto in finale. Ma non avevo fatto i conti con il carattere straordinario e la bravura dei nostri giocatori. Un successo tirato, anche se meritato, all'ultimo inning e si sono cominciate a incrinare le prime certezze degli arancioni. La sera al ristorante dell'albergo durante la cena si sentivano solo chiacchiere sommesse, i sorrisi erano molto più tirati. Mi sono detto, hai visto mai che cominciano ad avere paura?
Beh, inutile star qui a raccontare come è andata la finale, a mio modesto avviso è stata una vera e propria lezione di Baseball come ho detto in telecronaca. E allora quei giganti che avevano popolato i miei incubi durante quei giorni sono di colpo diventati piccoli piccoli, mentre gli uomini in maglia azzurra mostravano fieri il petto. Che bello! Che emozione! Ho sentito snocciolare dati e mi sono reso conto che sono stato testimone di un evento raro, che ho assistito alle imprese di un gruppo straordinario, che ho raccontato qualcosa che rimarrà comunque nella storia. Grazie azzurri, grazie di cuore! E come ha detto il grande capitano Mario Chiarini, abbiamo fatto due, perché non provare a fare tre? Spero di essere lì ancora una volta con voi e magari portare la mia media a tre su quattro.
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