Claudio Carnevale, una vita tra la passione per il baseball e l'innovazione tecnologica. 61 anni compiuti il 10 giugno scorso di cui quattro trascorsi sui diamanti di serie A con la maglia della SS Lazio (dal 1971 al 1973) e della Roma Baseball (1974). Nei ruoli di ricevitore ed esterno ha giocato 81 partite, con 247 turni alla battuta, 50 valide (6 fuoricampo), 31 punti battuti a casa e 13 basi rubate. Come imprenditore Carnevale ha lanciato sul mercato il Gruppo Acotel, di cui è Presidente e Amministratore Delegato, che ha fatto dei VAS per la telefonia mobile il suo "core business". Un'attività in crescita, quella dei servizi a valore aggiunto per i cellulari, culminata nell'agosto del 2000 con la quotazione in Borsa, e che nel 2011 ha generato ricavi per 110 milioni di euro grazie soprattutto all'estero dove operano circa tre-quarti dei 477 addetti totali dell'azienda. Ma il richiamo del baseball è sempre stato fortissimo. Carnevale, oltre ad essere al vertice dell'Urbe Roma (società partecipante alla serie A federale), ha deciso recentemente di aderire al progetto "Un nuovo gruppo per un nuovo baseball" per presentarsi all'atteso appuntamento elettivo di Salsomaggiore del 21 ottobre.
Presidente, perchè ha deciso di candidarsi alla Presidenza federale?
Perchè non è sufficiente intervenire solo a livello locale, come ho fatto negli ultimi quattro anni, ma è l'intera struttura federale che deve adeguarsi al momento sportivo mondiale. Credo che molti altri presidenti di IBL, di Serie A e delle serie minori, sia di baseball che di softball, devono in questo momento metterci la faccia. Impegnarsi localmente è molto, ma se la struttura federativa non funziona lo sport non cresce. Indirizzare un ragazzo o una ragazza verso il nostro sport, significa assumersi delle responsabilità, e chi lo fa deve garantire che tutto il sistema nazionale funziona, e non la sola squadra locale. La mia è stata quindi una scelta fatta anche per stimolare altri imprenditori, presidenti, dirigenti, appassionati a mettersi in gioco, o smetterla di lamentarsi.
Quali sono i punti centrali del suo programma?
Sono diversi, tutti con il loro peso specifico. Miglioramento della comunicazione e della tecnologia, fondamentale nella società in cui viviamo, una diversa e più equa suddivisione dei costi fra squadre e federazione, un nuovo modello di aggregazione sociale che lega lo studio e lo sport del baseball e del softball, la creazione di una Lega autonoma ed indipendente, una Fibs che agevoli i rapporti tra le squadre, mettendo a disposizione risorse in modo simmetrico ed equidistante da tutti.
E da dove si dovrebbe cominciare prima di tutto?
Credo che serva innanzitutto migliorare il "prodotto" baseball. Oggi il livello qualitativo di gioco è buono, la passione è alta, ma gli spettatori non ci sono, e di conseguenza non ci sono riscontri, sia di crescita del movimento sia di visibilità. Non è più sufficiente giocare, e giocar bene, ma è assolutamente necessario divertire, appassionare, per attrarre pubblico. E' fondamentale investire in infrastrutture, in tecnologia, in comunicazione, in intrattenimento complementare. Il tutto in sinergia con gli sponsor, che restano uno dei motori principali dello sport. Altro punto di partenza riguarda una diversa suddivisione dei costi; ad oggi il contributo delle squadra rappresenta il 27{cbc9c2ecb3177d6eb29d8a0f1892b37a09d3821fbc1c8c94ee92bf433c23e560} degli incassi FIBS. Non crediamo ci sia un ritorno per le squadre sul territorio pari ai costi sostenuti verso la federazione. Ed inoltre, stabilizzare il modello di crescita e di avviamento al gioco, portando il concetto dell'Accademia su tutto il territorio, creando i presupposti per vari centri regionali.
Si parla sempre di IBL ma non c'è solo quella: quali idee e progetti per gli altri campionati?
Prima va riorganizzata la federazione, per fare in modo che il prossimo anno ci sia un movimento federativo al servizio di tutte le squadre, in particolare le minori, riproggettando l'intero modello del campionato. Con il campionato del 2014 devono essere create le leghe IBL e ISL, per fare in modo che la federazione rimanga concentrata sulle squadre minori, sulle giovanili, sulla scuola, sulla diffusione del softball e del baseball, e portare i migliori in nazionale. La IBL di oggi, per come è organizzata, penalizza lo sviluppo delle squadre minori, e da vita ad una IBL2 che è un campionato fantasma. Per me, come ho scritto nelle linee programmatiche, il baseball va fatto ripartire dalla base curando molto le serie inferiori, che sono le radici del cosiddetto livello maggiore, che esiste solo se ci sono le fondamenta.
Cosa pensa della situazione del softball?
I problemi dei quali risente sono sostanzialmente gli stessi presenti nel baseball, ma ci sono delle piccole diversità sulle quali è corretto ragionare. Per cominciare non può e non deve essere un sotto prodotto del baseball, ma di eguale dignità sportiva. La qualità e velocità del gioco, molto più dinamico del baseball come struttura di gioco, ne fanno inoltre anche un investimento migliore per un potenziale sponsor. Se ci aggiungiamo i minori costi, il rapporto fra investimento e rientro economico, è certamente maggiore del baseball. Sono caratteristiche da sfruttare al meglio per farlo decollare come sport. Non sprechiamo queste opportunità parlando di baseball femminile ma piuttosto poniamo l'accento sull'importanza vitale delle giovanili, per creare e far crescere sempre di più una comunità giovanile di ambo i sessi, e di una maggiore comunicazione e visibilità, anche qui usando nuove tecniche di marketing e tecnologia.
E a livello giovanile?
Scuola e sport sono, come si sa, un connubio vincente che gli americani usano da tempo. Il concetto e la realizzazione dell'Accademia a Tirrenia è in linea teorica corretto, ma solo se modello non unico e soprattutto non a costo di tutti per pochi. Come accennavo in precedenza, l'idea migliore è portare questo concetto su tutto il territorio, creando i presupposti per vari centri regionali, ove ci sia la possibilità. I ragazzi devono potersi allenare e devono poter studiare sul loro territorio se vogliono, attraverso meccanismi che, soprattutto nei piccoli centri, possono funzionare bene. Inoltre, c'e' la necessità di un piano dedicato, in possibile concerto col Ministero dell'Istruzione, per l'avviamento e la conoscenza del nostro sport nei vari istituti di istruzione.
Lei è un imprenditore di successo con solide relazioni con gli USA: cosa avrebbe in mente di fare con gli americani per cercare di farli "innamorare" del baseball italiano?
Il pubblico americano è abituato ad un prodotto di altissimo livello, e pensare che uno spettatore americano possa appassionarsi vedendo una partita italiana, su circuito internazionale su Rai Sport, è follia allo stato puro. La nostra fortuna, tuttavia, è che il pubblico americano è competente e curioso di conoscere altri scenari; quindi è necessario rivoluzionare la comunicazione attuale e la tecnologia di supporto. Creare attenzione in USA sul fatto che nelle città italiane si giochi a baseball è possibile. Si tratta di usare i loro stessi metodi: buon gioco unito a marketing e comunicazione. Il prodotto americano è costruito prima a tavolino poi sul campo, con sponsor che fungono da motore. La filosofia è questa e va fatta anche in Italia, aggiungendo quella genialità e quella fantasia che dovrebbe aiutarci a superare questo brutto momento.
Nei suoi incontri ha anche insistito spesso sugli sponsor: ma come pensa di "agganciare" i grandi brand commerciali?
Lo sport moderno, sia dilettantistico che professionistico, vive di sponsor: è una regola ormai certa a cui sia il baseball che il softball non possono certo sottrarsi. Ma naturalmente lo sponsor vuole essere ripagato dell'investimento. Altre motivazioni non esistono e non può far testo il caso dello sponsor amatoriale che interviene per amicizia o per altri interessi. Come dicevo prima, si deve quindi partire dal miglioramento del prodotto. L'importante è che il paradigma qualità del prodotto-visibilità-rientro dello sponsor, sia efficace. La strada è stabilire un percorso pluriennale con lo sponsor, che potrà mettere in conto una scarsa visibilità nel primo anno, sapendo, però, che la squadra sta costruendo il prodotto grazie ai suoi investimenti. E crescere cosi insieme. Lo sponsor deve diventare un partner, un amico, un appassionato, che rimane legato ad un percorso contrattuale fatto di target e di valutazioni continue dei progressi. Per questo una nuova FIBS deve organizzare in pochi mesi un incontro di presentazione del prodotto baseball e softball in una grande città, invitando le migliori aziende italiane ed alcune multinazionali, nel quale presentare il modello ed il percorso a cui possono aderire investendo per la propria visibilità. Il panorama degli sponsor potenzialmente interessati diventa ampio se ben organizzato e pianificato.
Secondo lei ha senso il modello "franchigie"? Può funzionare davvero?
Sì, ma solo se viene rifatto il progetto del campionato. Oggi si è tentato di copiare, e male per giunta, il modello americano. Ogni nazione ha sue esigenze specifiche, sociali e logistiche. L'Italia poi è veramente unica, per cui copiare da fuori risulta dannoso.
Presidente, lei auspica fortemente la nascita di una Lega: perché?
Costituire la Lega tra 12 mesi è l'impegno dei nuovi dirigenti FIBS perché è necessario differenziare le problematiche tra una Serie IBL e le Serie A, B, C, D, che vivono di problemi totalmente diversi e non risolvibili con la stessa soluzione. A livello giuridico potrà essere quindi una associazione o una società, con statuto da definire fatta di 10/12/16 squadre che sviluppano un proprio campionato con propri modelli di gioco. La Lega si sosterrà autonomamente rispetto alla Federazione che fungerà solo da organo di verifica istituzionale delle regole Coni. Se la Lega funziona e si rende autonoma finanziariamente, la FIBS, è così nelle condizioni di concentrare tutti i sui sforzi sui giovani e sulla divulgazione dello sport. I vincoli ed i lacci imposti dal CONI attualmente impediscono una crescita esponenziale del nostro sport, che deve sposare regole commerciali moderne, che sono una era geologica avanti a quelle degli statuti federali.
E la FIBS che ruolo dovrebbe avere?
La FIBS nel prossimo quadriennio dovrà essere vista come un network che agevola i rapporti tra le squadre in totale trasparenza, mettendo a disposizione risorse in modo simmetrico ed equidistante da tutti. Il concetto è quello di individuare e di mettere a fattor comune i problemi, le esigenze, le aspettative delle singole squadre e proporre delle soluzioni verso tutti, poiché tutti hanno gli stessi problemi. Per questo serve una federazione che progetti una rete di interazione che permetta agli affiliati di essere parte di una comunità vera, come protagonisti e non soggetti passivi come oggi. Servono centri di competenza a disposizione delle squadre per assistenza alla parte legale e societaria, assistenza per il rapporto e ricerca dello sponsor, assistenza sui bilanci e contabilità, tecnologia (nuovo sito), comunicazione, materiale didattico ed il supporto per il reclutamento nelle scuole.
Una domanda sulla sua Roma: perché ha deciso di non partecipare alle IBL 2013?
Ho partecipato ad una riunione in cui si parlava solo di quanti ASI dovevano scendere in campo e quante partite disputare tra il venerdì e la domenica. Ho tentato di spostare il tema della riunione su argomenti a monte di quanto in discussione: cosa è la IBL oggi e cosa rappresenta la fantomatica IBL2. Se si affrontava il tema dalla testa, forse poi le scelte tattiche sarebbero venute di conseguenza. Riunire per tre ore, alla presenza di molti dirigenti e professionisti FIBS, tutte le squadre di IBL più altre di Serie A per discutere di un particolare piuttosto che del progetto, mi è sembrata una occasione persa e costosa. Non ho aderito a questa modalità, ma sono certamente per fare la IBL a Roma, ma inquadrata seriamente in un progetto nazionale di ampio respiro sul quale mi sto dedicando.
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