Dunque abbiamo la nuova IBL1. A dieci squadre, come aveva preannunciato il presidente Fraccari incontrando i giornalisti giovedì a Milano, e non più a 8 come nelle ultime sei stagioni. Ma nemmeno a 7 come si era rischiato seriamente di finire fino a pochi giorni fa, quando alla rinuncia del Grosseto non aveva fatto riscontro nessuna richiesta di partecipazione.
Si arriva a dieci squadre perché si scende a due partite, questo è evidente. E se i tecnici storcono il naso perché scende il numero di partite in calendario (si passa da 42 a 36, ma teniamo presente che con 7 squadre al via sarebbero state comunque 36 gare con due turni di riposo), c'è almeno da rallegrarsi per l'allungamento della stagione che – complice anche l'assenza di impegni della nazionale, visto che il Classic si gioca a marzo – passa dal superconcentrato dello scorso anno (3 mesi e mezzo per chi non è entrato nei playoff) a un torneo che andrà a riempire quasi tutto lo spazio climaticamente occupabile, iniziando il 6 aprile e finendo all'inizio dell'autunno. Sotto questo aspetto, non c'è dubbio, un bel passo avanti.
Il passaggio a dieci squadre è avvenuto grazie al coinvolgimento di Reggio Emilia, Ronchi dei Legionari e Mastiff Arezzo: purtroppo non ci sono ancora Torino, Milano e Roma, ma per ora accontentiamoci, anche perché non c'era certamente la coda per entrare in IBL. Ronchi dei Legionari è un piccolo centro (appena 12mila abitanti, poco più di Godo, poco meno di San Marino) che va ad aggiungersi a un campionato che già dispone di un bacino d'utenza limitato, ma per lo meno rappresenta una certa tradizione (il suo esordio in prima serie è del 1969) e una regione che ha sempre dato molto al baseball italiano e che consente l'allargamento al Nordest. Reggio Emilia probabilmente è la società più solida tecnicamente, quella dotata di un impianto sicuramente all'altezza, ma purtroppo non fa altro che aggiungere un'altra squadra a una regione che di certo non ne aveva bisogno, facendo passare l'Emilia Romagna (sempre includendo San Marino) da 5 squadre su 8 a 6 su 10: insomma, resta sempre difficile conquistare altri territori. Il Mastiff Arezzo rappresenta probabilmente il punto più debole tra le novità, perché tecnicamente parte da un penultimo posto nel proprio girone di serie A che non è certo incoraggiante, ma si è impegnato a giocare le gare casalinghe a Firenze, riportando così nel grande giro almeno il capoluogo toscano, anche se poi sarà tutto da verificare l'interesse dei fiorentini per una squadra che rappresenta comunque un'altra città. E quello degli aretini che vorranno andare a Firenze, pur avendo un'altra squadra che gioca in serie A (con ottimi risultati) nella loro città.
Insomma le tre nuove realtà sono delle vere e proprie scommesse, ma quanto meno hanno l'enorme merito di volerci provare, sperando che il campionato rimodellato verso il basso eviti loro di bruciarsi. Dal loro impatto con la massima serie dipenderà la possibilità di allargare ulteriormente il giro, come è nelle intenzioni di Fraccari (obbiettivo 16 squadre): se loro tre supereranno lo choc, è probabile che anche altri ci vogliano provare.
Altra novità importante: sparisce quel cervellotico round robin di semifinale, sostituito da due confronti a eliminazione diretta che non lasciano spazio a calcoli e favoritismi dovuti al calendario. Semifinali secche e finale per il titolo al meglio delle cinque partite. Speriamo in orari accessibili per tutti: dal pubblico alla stampa, pronti a inchinarci solamente (come ogni sport) alle esigenze televisive. A patto che la Rai ci tratti seriamente.
Si passa da 4 a 3 stranieri, o per meglio dire si giocherà con un ASI in più, 7 invece di 6. Scelta che può essere un vantaggio per chi parte da zero e deve andarsi a prendere uno straniero in meno, ma un handicap per chi era già abituato ad averli e li pagava certamente meno di qualche ASI più o meno italiano. Lascia qualche dubbio l'idea di rendere libero l'utilizzo dei lanciatori nelle due partite: il rischio è di ricreare la situazione dei campionati di trent'anni fa in cui le squadre più deboli giocavano quasi sempre per il pareggio, creando una partita equilibrata, ma anche una solitamente inguardabile.
Fin qui le note sostanzialmente positive, ma nella riforma c'è anche qualcosa che non convince. Per esempio il fatto che due squadre possano accordarsi per giocare i due incontri nella stessa giornata: se la riduzione da tre a due partite doveva servire per eliminare l'inutile e dannoso doppio incontro del sabato, in questo modo il problema rientra dalla finestra. Perché alla fine la terza partita eliminata sarebbe quella del venerdì… Si spera per lo meno che queste opzioni possano essere limitate ai confronti tra squadre separate da un notevole chilometraggio. Altrimenti saremmo veramente di fronte a un salto indietro di oltre quarant'anni: già alla fine degli anni Sessanta, infatti, si giocava quasi sempre in due diverse giornate. D'altra parte Fraccari ha spiegato che si tratta di soluzioni assolutamente d'emergenza e c'è da sperare che non vengano poi codificate.
Semmai, a proposito delle giornate di gara, c'è da prendere nota con soddisfazione dell'apertura del presidente al "recupero della domenica come momento per il massimo campionato", soluzione che avevamo caldeggiato e che offre sicuramente delle prospettive interessanti perché la domenica pomeriggio (se si esclude l'estate per le città di mare) è sicuramente interessante per il pubblico.
Si ridimensiona la consistenza della IBL2 (a cui non parteciperanno le nuove iscritte), anche perché viene quasi ridotta ad una sorta di campionato giovanile (under 23) con la possibilità di utilizzo di parecchi fuori quota. Insomma diventa veramente quel campionato riserve che molti volevano far intendere. Fraccari però ha detto che questo non significa una retromarcia sul progetto delle franchigie, lasciando intendere che il prossimo passo (Coni e regolamenti permettendo) dovrà essere quello di poter legare nella stessa franchigia società di IBL, A, B e C federale. Che sarebbe la soluzione più logica, soprattutto per lavorare su base regionale.
Una considerazione è necessaria anche sulla coppa Italia, che resta sostanzialmente invariata, ma che forse è un'occasione mancata per mettere a confronto le società del massimo campionato con quelle del campionato federale. Giocandola solo con atleti italiani, si potrebbero ammettere alla fase finale le migliori formazioni qualificate dalla "coppetta" delle serie minori, da giocare in precampionato o durante la stagione, come suggeriva il nostro Matteo Desimoni. Invece di partire con due gironi da tre squadre, si poteva farli da quattro con due provenienti dai campionati federali. Pensiamoci, perché può essere un modo per riavvicinare due mondi (IBL e A federale) che sono lontanissimi, come lo stesso Fraccari ha potuto scoprire in queste settimane.
L'ultima annotazione riguarda i campionati federali con un plauso al Consiglio FIBS che finalmente ha equiparato agli italiani gli atleti ASI di passaporto straniero, ovvero tutti quei ragazzi nati e cresciuti in italia (e nei vivai del baseball italiano) che non hanno ancora la cittadinanza del nostro Paese, solo perché figli di stranieri. Una esigenza che avevamo segnalato alla vigilia dell'assemblea di Salsomaggiore e che la federazione ha messo subito tra le priorità del nuovo quadriennio. Una soluzione importante per tutte quelle società che si trovano parecchi ragazzi extracomunitari nei loro settori giovanili. Un modo per non farle lavorare a vuoto.
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