A due settimane dalla scadenza dei trade, un giocatore con contratto milionario, che la sua squadra sta pensando di scambiare, all'improvviso si riaccende di luce fulgida. E adesso cosa faranno i Giants che stavano cercando di trovare un modo di togliersi quel super ingaggio?
La carriera di Tim Lincecum ha sempre avuto alti e bassi: Era arrivato nella baia con i suoi capelli lunghi e quel movimento di lancio anomalo che riceve così tante analisi dagli studiosi di meccaniche e tecnica del baseball. Nei suoi primi due anni nelle Majors ha vinto per due volte di seguito il Cy Young come miglior lanciatore, due World Series in quattro anni e, nella curiosa alternanza tra una stagione positiva ed una negativa, quella attuale potrebbe portarlo di nuovo ai playoff, visto l'andamento dei suoi Giants.
Quest'anno si è presentato allo spring-training con i capelli tagliati, degli occhiali da vista e baffi, dopo aver passato gran parte delle sue vacanze invernali ad allenarsi da solo, in un capannone industriale che si era affittato a Seattle. Il nuovo look sembrava indicare un "fresh start", un nuovo inizio con una predisposizione diversa al sacrificio. Ciò nonostante i Giants lo avevano considerato in fase calante, sembrava che il suo contratto non fosse più giustificato dalle sue prestazioni. Eppure l'altra sera contro i Padres, Tim "the Freak" Lincecum si è (ri)acceso con un nuovo no hitter, nuovamente contro i San Diego Padres, come un anno fa. 113 lanci (un anno fa 148) per un no hitter che è rimasto negli occhi e nel cuore dei tifosi. Era dal 1910 che un lanciatore non festeggiava il suo secondo no hitter indossando la stessa casacca. Il numero 55 alza le braccia al cielo, Posey gli corre incontro (questa volta dalla prima base e non come catcher), lo abbraccia, tutta la squadra lo festeggia.
Lincecum non è certamente il migliore dei Giants, ma sicuramente è uno degli sportivi più amati dai fan (e dai suoi compagni di squadra). La tifoseria era in visibilio per il suo no-hitter, ma The Freak ha festeggiato con i compagni nella clubhouse indossando la maglia della nazionale di calcio USA impegnata ai Mondiali (come fosse una cosa esotica) ed un elmo medioevale (come fosse una cosa normale) e poi ha celebrato la vittoria con il ghiaccio sulla spalla, guardando la tv con la sua ragazza (che è una maestra elementare, come nelle più classiche commedie d'amore americane). Timmy ormai 29enne, ha dimostrato di essere cambiato nell'approccio al suo ruolo di lanciatore partente, accettendo quello che per sua stessa ammissione non era stato capace di riconoscere negli anni scorsi: il passare del tempo.
A volte la miglior mossa è non fare nessuna mossa, forse questo sarebbe il caso opportuno per continuare quello che è stato il miglior periodo della storia di San Francisco, senza alterare gli equilibri di una squadra formata da un gruppo di amici, ognuno col suo personaggio, nel miglior spirito della cultura della città e della sua tifoseria. Nota dell'autore: Brian Wilson mi manchi!
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