Fatta la tara ai 1200 migliori giocatori che mancavano, a causa della regola dei "roster dei 40" della MLB, comunque vada domani fra Stati Uniti e Sud Corea, sarà il Premier 12 delle sorprese. Magari pure degli incassi mancati, ma questo è un altro discorso, che va a braccetto con quello di un futuro corto, forse, per questa manifestazione appena nata. In me sono scolpite ancora quelle Asian Series date in splendida evoluzione, con l'invito alla Fortitudo Bologna a rappresentare l'Europa nell'edizione 2014, e subito sparite dal calendario dopo che a vincere sono stati gli australiani! Questo Premier 12 è nato per il sostegno dato dagli asiatici alla WBSC, e sembrava proprio un vestito tagliato per essere indossato sul gradino più alto del podio dal superpronosticato Giappone. Invece…
Invece Cina Taipei, che si era accollata la parte maggiore dell'organizzazione, è stata fatta fuori al primo turno (da Porto Rico). E i Samurai nipponici, dopo aver avuto in miglior quarto di finale possibile, hanno vissuto in semifinale su uno stratosferico Otani – una valida (al 7°) e 11 strikeout in 7 inning – poi sono riusciti a perdere, con la Corea, partendo da un 3 a 0 a favore a inizio 9°. Loro che avevano vinto le prime due edizioni del World Baseball Classic, e con problemi del "roster dei 40" relativi, avendo potuto scegliere quelli che erano, secondo loro, i migliori della NPB.
Ma non sono state solo queste le sorprese. C'è stato il Canada, imbattuto nella prima fase, fatto fuori nei quarti da un Messico che quasi non doveva nemmeno esserci. Il Regno d'Olanda, che sembrava avere un attacco super, e che con i suoi errori è finito out con gli USA. Poi Cuba, seconda al primo Classic nel 2006 e dopo più nulla che conti a livello internazionale, anche lei subito fuori, per mano della Corea, con cinque punti al 2° inning.
E per finire, che dire della Dominicana. L'unica ad aver fatto peggio dell'Italia. Nel senso che è arrivata anche lei ultima nel suo girone, senza vincere una volta, come gli azzurri. Ma lei era quella che il World Baseball Classic nel 2013 l'aveva vinto.
Una consolazione per Mazzieri, che colpe assolutamente non ne ha. Aveva il meglio di quel che passa il convento, e nessuno ha trovato di che eccepire prima sulle sue convocazioni come selezionatore. Il rendimento degli azzurri è stato quel che è stato: in effetti rispetto a un 166 come media battuta di squadra, con 4 punti segnati e 36 subiti, ci si aspettava qualcosa di più. Ma il problema, vero, è stato un altro: i lanciatori. Maestri 2.08 di pgl in due partite lanciate, poi? Richetti senza punti guadagnati a carico, ma 5 subiti in un inning e due terzi. Teran: intonso (due valide), con 4 riprese in due partite. Poi da Corradini in giù, minimo, un pgl di 6.75. Lugo 7,20. Nielsen 12.00. Semplice la diagnosi: non abbiamo i lanciatori. Un problema della federazione, non delle società, dall'IBL a scendere, a cui spetta solo il compito di adeguarsi, alle regole che sono date. E' la federazione che deve pensare al fatto che forse quando verrà ricalcolato il ranking WBSC forse l'Italia non sarà più fra le prime 12. Logica vorrebbe che, visto che il prossimo campionato sarà – o dovrebbe essere – su tre partite sempre, obbligarne una al lanciatore di scuola italiana, una aperta a quello italiano di passaporto e l'altra libera. Semplice.
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