C'è chi fa loghi, chi siti. Massimo Fochi invece, dato da 'nemici e nemici' come terzo candidato in occasione delle prossime elezioni della FIBS, niente.
Il suo motto in effetti è stato da sempre, forse dalla sua prima corsa per un posto in consiglio federale che credo fosse nel 2001, io mi metto a disposizione, se qualcuno me lo chiede.
Per cui ho voluto mettere subito in chiaro e come prima cosa ho specificato, dopo i saluti di rito, che se mi avesse detto una cosa del genere gli avrei risposto "quanti devono essere quelli che te lo chiedono" e subito dopo avrei aggiunto "ci sono già".
Così siamo partiti in discesa. Per rompere il ghiaccio, gli ho chiesto un bilancio da vicepresidente federale, di questo primo semestre scarso di 2016.
"Sono stati sei mesi che non hanno detto niente di particolare rispetto alla passata stagione. Il momento economico è difficile, lo sport e il baseball non ne sono al di fuori. Tornati però a respirare il profumo dell'erba e della terra rossa ho visto tanta gente sui campi che ha ancora entusiasmo. Certo, negli anni 70 c'era meno, ma era più semplice fare di più".
Al dunque però ci dovevamo arrivare. E l'ho chiamato 'terzo candidato' (sottintendendo ovviamente alla presidenza della Federbaseball). Risposta: "non sono importanti i nomi dei candidati, ma il progetto e poi individuare il candidato che possa portare avanti questo. Ho 51 anni, sono nel baseball da 45, sono un ammalato di questo sport, ma sono soldato o generale".
E questo progetto?
"Il programma è da identificare. Ci stiamo ragionando, con un gruppo formato da persone dell'attuale gestione e da nuove. Bisogna però cercare di unire e non di dividere: occorre unità per darsi progetti ambiziosi, perché chiunque sia il nuovo predente della FIBS davanti non avrà un compito facile".
Beh, detto da uno che non è da ieri che è nella stanza dei bottoni non sarà semplicissimo in assemblea. Non si poteva cambiare, far qualcosa prima?
"Dal 2000 ad oggi di cose ne sono state fatte tante, alcune buone, altre da rivedere. Abbiamo tanto che prima non avevamo. Dobbiamo innovare senza buttare via il bambino con l'acqua sporca".
Ma quello che non andava non si poteva cambiare prima?
"In una federazione sportiva come la nostra tutta la responsabilità è in capo al presidente. Dal 2003 ho esposto idee mie, ma se il presidente non le condivideva non potevo altro che accettare. Da ex giocatore dico che se faccio parte di una squadra in questa c'è un allenatore e io eseguo il segnale che mi viene dato, fino all'ultima giornata di campionato. Poi se non ti va bene il manager chiedo di cambiare, ma alla fine dela stagione, non durante. Intanto ho cercato di darmi una 'formazione', per essere pronto, nel caso".
Nel caso… e convinto di convincere le società che votano? A Parma, nell'assemblea straordinaria per le modifiche allo statuto, hanno detto no alle proposte 'extra' della attuale federazione.
"Quella era una situazione diversa: forse le società hanno voluto darci un segnale".
Vero. Il 'fronte del no' era tutto unito, adesso va già per strade diverse, e deve passarne ancora di tempo prima dell'assemblea. A proposito quando sarà?
"Spetta al presidente decidere la data: penso entro la fine di quest'anno".
Attualmente gli schieramenti sembrerebbero essere tre: sono possibili convergenze?
"Io dico che oggi noi, baseball e softball, abbiamo bisogno di tutti. Di tutte quelle persone che abbiano umiltà e onesta intellettuale. Disponibilissimo a un tavolo aperto sui contenuti, purché si ragioni sui programmi e non sulle persone e che si guardi all'interesse generale e non al proprio particolare. Credo che sia imporrante che le nostre persone migliori lavorino assieme. O almeno sarebbe intelligente: sarebbe importante che la gente ragionasse col cervello e non con la pancia. E' il solo modo per puntare a vincere sfide che si annunciano toste, e io non mi voglio accontentare del minimo sindacale".
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