Atteso che le squadre dell'IBL rimaste fuori per riuscirci ci hanno messo del loro, o in fase di costruzione (la scelta della UnipolSai di un rilievo come terzo lanciatore straniero dopo Zielinski e Rivero) o in campo (l'errore di Mazzuca al 9° nel caso della T&A, col Rotterdam, giovedì), la Coppa dei Campioni alla fine se la giocheranno Rimini e Amsterdam. Come da previsioni.
Con la formula scelta da quest'anno – due gironi con semifinali e finale, in un'unica settimana – non poteva che essere così. Dal momento che uno solo dei due raggruppamenti aveva la squadra materasso. E' la realtà del baseball, oggi: olandesi e italiane (intendendo per italiane quelle dell'IBL), leggermente sotto le tedesche, poi il salto. Così, concentrando la coppa, alle semifinali inevitabilmente arrivano due squadre che hanno esaurito i loro partenti e le altre due che hanno un lanciatore fresco. Il risultato è praticamente ovvio.
Della formula con la "final four", dove si ripartiva da zero, rimettendo tutti sullo stesso piano, è stata decretata la fine per la mancanza di aspiranti sedi disposte ad ospitarla. E francamente la prima fase non è che fosse poi così avvincente comunque. Quella con la serie di finale a due, in vigore fino all'anno scorso, probabilmente era la migliore: si giocava sul serio subito per guadagnarsi l'unico posto disponibile in finale, e nella serie per il titolo le due finaliste partivano di nuovo alla pari. Costava molto? Può essere: ma parliamo di una finale di Coppa dei Campioni! Con il suo fascino, e pure una sua resa sui giornali.
Sia come sia, questa formula, col suo ritorno all'antico, è la più brutta. O meglio, la più sbagliata. Occorre pensarci, ma va cambiata.
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