Una Serie Finale è sempre un po' un Giudizio Universale. E per la IBL di quest'anno questo Giudizio arriva dopo una stagione un po' così: solo sette squadre al via (il numero più basso di sempre); l'ultima che batte il record negativo di vittorie del Grosseto di qualche anno fa; due sole a contendersi davvero il quarto posto per l'accesso alle semifinali (dubbio praticamente risolto poco dopo il giro di boa del torneo); e le due predestinate che a Ferragosto combattono il duello finale (molto bello, va detto) davanti a spalti non gremitissimi e nella pressoché totale invisibilità mediatica che solo lo streaming del FIBS Channel su Youtube prova a spezzare.
Ieri sera, davanti allo schermo del computer, mi son ricordato di un film in bianco e nero -un po' surreale- di De Sica (non uno dei suoi migliori) del 1961, intitolato per l'appunto Il giudizio universale. Siamo a Napoli. Nel racconto corale vediamo una miriade di personaggi vivere una vita fatta di piccole furbizie, di ipocrisie, di invidie, di peccati e peccatucci. Insomma, una vita simile alla nostra. Ma ogni tanto, inspiegabilmente, una voce stentorea in off, un vero e proprio annuncio dal cielo, risuona nei vicoli e nelle strade: "Alle ore 18 avrà inizio il Giudizio Universale!"
All'inizio pochi fanno caso a quella voce, ma man mano che passano le ore l'inquietudine si fa strada nei cuori. Davanti alla certezza dell'Ecatombe imminente ognuno decide di condonare il dovuto ai debitori, di ripagare i creditori, di restituire il maltolto, di confessare i propri e perdonare gli altrui tradimenti. E mentre l'annuncio celeste si fa sempre più insistente e angosciante tutti i personaggi del film confluiscono in Piazza Plebiscito dove sotto un cielo plumbeo attendono in massa la Fine del Mondo.
Comincia a piovere sugli sventurati che in limine mortis piangono, implorano e si disperano. Prima poche gocce, poi si aprono i cieli. E fra i tuoni, i fulmini e l'acqua scrosciante una voce fra la folla ha un'intuizione e grida: "Non era il Giudizio Universale! Era il Diluvio Universale!" A quel grido la massa ormai fradicia fugge per mettersi in salvo correndo in salita verso il Vomero, verso i quartieri alti della città.
Ecco, ieri pensavamo di assistere al Giudizio Finale di questo campionato. Sullo schermo del computer Searle lasciava a zero i battitori del Rimini, Hernández commetteva un balk, Vaglio batteva il doppio che portava in vantaggio il Bologna… e al quinto inning, con due out e Zappone in battuta, si aprono i Cieli. Pochi secondi e il campo si allaga, la pioggia battente aumenta di intensità, giocatori e arbitri fuggono nei dugout, il pubblico risale gli spalti per ripararsi sotto le tettoie, l'occhio fisso della telecamera lontana inquadra da fondo campo il riflesso delle luci sulle pozzanghere increspate dagli scrosci d'acqua. Le palline e i cuscini delle basi ormai zuppi. Non era il Giudizio Universale. Era il Diluvio Universale.
Poi la pioggia cessa, e iniziano le discussioni fra Muñoz e l'arbitro mentre decine di addetti e volontari del Bologna si affannano sul campo per far terminare la partita sospesa che vede la loro squadra in vantaggio. È l'una e mezza quando il gioco riprende per quel tanto che basta ad omologare la vittoria della squadra di casa. Di nuovo la pioggia e nuova sospensione. La nota surreale l'aggiungono gli altoparlanti dello stadio da cui si sentono a tutto volume le note di Singing In The Rain. Ora è il Rimini a chiedere di sistemare il terreno e tornare a giocare, ma stavolta sul campo si vedono molti meno omini con pale, teli e sacchi di terra.
Alle due e dieci gli arbitri sentenziano la fine della partita. Festeggiamenti sull'acqua, abbracci, lattine di birra. Le voci dei telecronisti parlano di un risultato giusto ma di un finale di campionato un po' inglorioso, tutto da interpretare. E hanno ragione. Perché, se ci pensi, in quest'ultima immagine dell'IBL 2016 Giudizio e Diluvio si fondono.
Il grande avversario del baseball è la pioggia. La pallina bagnata scivola fra le dita, s'inzuppa, si appesantisce. Col tempo ammuffisce, diventa inutile. Una pallina nera e pesante, inservibile per il gioco, diventa il simbolo di un qualcosa difficile da definire, un presagio di una fine che temiamo di intuire. Come lo è questa pioggia che, come dice il Vangelo, cade allo stesso modo sui giusti e sui peccatori. Su chi si rimbocca le maniche e su chi lascia affondare questo nostro sport. Per salvarsi dal Diluvio non basterà, come nel film di De Sica, fuggire verso le zone asciutte della città. Sono le due e un quarto di notte e spengo il computer.
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