Cosa ti aspetti personalmente da questo Europeo?
Cominciamo col dire che ci saranno inevitabilmente dei tagli da fare, e anche se questo è un gran bel gruppo, non è detta l'ultima parola. Il treno va in quella direzione, poi si vedrà chi ci potrà salire. Se riuscirò a prenderlo mi piacerebbe piacere farlo da protagonista. Sai, comincio ad avere un'età in cui si vuole fare e non solo partecipare. Vorrei essere uno dei giocatori che aiutino questa squadra a portare a casa il terzo europeo nel giro di quattro edizioni. L'Europeo l'ho già vissuto nel 2010 e nel 2012 non da titolare, ma da rookie. Adesso, dopo una stagione per me positiva sono pronto e a disposizione per poter far parte di questo gruppo.
Anche perché questo per te è un passaggio importante visto che dopo l'Europeo partirai per il Nicaragua…
La speranza di tutti è che questa generazione esploda e aiuti la Nazionale e i club a portare avanti questo nostro baseball. Ho avuto un grande anno e mi aspettavo di avere dei numeri rilevanti e così sono stato contattato dalle Tigri di Chinandega che mi hanno offerto questo posto da esterno centro. Vedremo poi dove mi utilizzeranno nel line-up ma già l'esser stato preso in una squadra del genere è molto importante. Poi essendo il primo italiano a sbarcare nel baseball nicaraguense è per me una responsabilità, ma non un peso, quella di voler far bene per aprire le porte ai miei compagni. E anche a livello personale, parlando di far bene, vediamo cosa ne esce fuori.
Questo Europeo arriva alla fine di una stagione sicuramente importante per te ma anche con un finale un po' particolare. Vogliamo evocare un momento quella finale di sei inning?
Vincere una finale scudetto al ventisettesimo out, sentendo l'ansia che cresce, strillare e correre al centro del campo quando è stata effettuata quell'ultima eliminazione è un qualcosa che una partita di sei inning non ti regala. Ma non è giusto pensare solo a questo, quando abbiamo fatto una regular season e dei playoff da squadra dominante. Ci siamo trovati in una situazione che sicuramente poteva essere gestita meglio, ma è comunque stato attuato il regolamento, un regolamento che forse andrebbe modificato e reso consono all'importanza della partita. Purtroppo rimane questo rammarico da parte nostra e del movimento del baseball italiano che avrebbe voluto vedere una finale più intensa, una partita da 9 inning, ma per me quello scudetto è stato guadagnato sul campo e ce lo teniamo ben stretto.
Sei da tre anni a Bologna e ormai fai parte di quella che potremmo chiamare la diaspora del baseball nettunese. Come ci si sente a giocare sempre contro avversari che hanno sempre fra le loro fila tuoi concittadini? Cosa vuol dire per te essere un nettunese della diaspora?
C'è sicuramente in testa il desiderio di tornare a casa, non nel futuro immediato ma tra qualche tempo. Non c'è una data ben definita perché in questo momento io vorrei ancora rimanere a Bologna: non è facile tornare a casa quando si sta bene da un'altra parte. Ciò non significa che io stia meglio a Bologna che a Nettuno. Ne ho vista di gente andare via da Nettuno per poi non tornare, ed è triste perché comunque lì si ha tutto, si ha famiglia, si ha uno stadio stupendo, un tifo fantastico, una squadra è sempre temuta proprio perché in quello stadio quei tifosi rendono l'ambiente unico. Spero e credo che in un domani molto vicino ci sia un ricongiungimento di tutti questi talenti in giro per l'Italia, ma non critico chi è andato a giocare fuori per cercare soldi, vittorie e quant'altro. Alla fine i soldi si sa quanti sono e sai che non lo fai per quello ma a Bologna ho trovato un ambiente, uno staff tecnico e dei compagni superprofessionali. È quello che si cerca a quest'età, quando si vuole fare il salto di qualità, dove anche i piccoli dettagli fanno la differenza. Poi da Nettuno sono andato via per tutta una serie di circostanze, altrimenti non me ne sarei mai andato.
Proiettiamoci ancora più in là e pensiamo al World Baseball Classic di marzo. Nell'ultima edizione sei stato a un passo dall'entrare nel roster finale. Ce la farai stavolta?
Prima del Classic ci sono altre cose importanti: dopo l'Italian Baseball Week, c'è l'Europeo e ci sarà il Nicaragua che sicuramente mi potrà dare una mano ad arrivare pronto a quell'appuntamento. L'ultima volta sono state scelte da parte dell'allenatore che comunque ha portato chi era pronto in quel momento. Eppure Marco [Mazzieri] mi ha fatto viaggiare con la squadra: io e Reginato siamo stati gli unici due ragazzi che, nonostante fossimo stati tagliati, si sono aggregati assieme alla squadra, ci ha fatto stare col gruppo. È stato qualcosa di fantastico anche solo respirare quell'aria lì. Il mio obiettivo è comunque di giocare e di far parte di questo gruppo il più a lungo possibile, speriamo di esserci anche a marzo.
Commenta per primo