Con una splendida prova collettiva e un attacco capace di mettere a segno 12 valide, di cui 4 fuoricampo e 4 doppi, l’Italia riacciuffa all’ultimo inning un Messico che pensava ormai di avere la partita in tasca. Quella che sulla carta è senza dubbio la squadra più forte del girone ha peccato di sufficienza: come al Classic del 2013, ancora una volta la squadra azteca si deve inchinare agli azzurri.
La partita era cominciata con le due squadre testa a testa nel punteggio e con uno score praticamente simmetrico. Al primo inning, dopo solo cinque lanci il partente Maestri concedeva al lead-off Quiroz un solo homer. Allo stesso modo Yovani Gallardo subiva un solo homer da Andreoli e poi controllava l’attacco azzurro senza grossi affanni. Uno a uno e partita ancora in equilibrio.
Al terzo inning i padroni di casa accelerano. Cecchini all’interbase commette l’unico errore italiano della partita: su una rimbalzante di Edizalde il tiro è fuori bersaglio, Colabello in prima deve staccarsi dal sacchetto e il messicano è salvo (verrà poi spinto a casa da un doppio ancora di Quiroz per il 2-1). All’inizio del quarto il pitcher romagnolo affronta senza pericoli il temibile Adrián González. Poi, con 52 lanci effettuati e un ruolino di 3.1 IP, 1 ER, 3 H, 1 K, 0 BB, viene sostituito da Tiago Da Silva (per il primo turno del WBC c’è il limite di 65 lanci per pitcher). Ma l’ex-giocatore del San Marino, da anni nella lega messicana, non trova il bandolo della matassa: anche lui subisce un solo homer dopo pochi lanci (Amador), poi concede altre valide e un colpito per l’allungo messicano: 4-1, e partita finita per Da Silva (0.2 IP, 2 ER, 3 H, 2 R, 1HBP). Ma l’attacco azzurro risponde subito colpo su colpo: nella parte bassa del quarto inning un singolo di Descalso, e due fuoricampo (Segedin e Colabello) riportano l’Italia in parità: 4-4. A partire da quel momento per l’Italia sembra spegnersi la luce.
Al quinto, lo switch pitcher azzurro Venditte è in difficoltà soprattutto con i lanci di sinistro ed è in gran parte responsabile del nuovo allungo messicano: sotto i colpi di Verdugo, Amador y Cruz il Messico si porta sul 7-4 (la partita di Venditte si chiude con 1 IP, 3 ER, 3 H, 1 K, 1 BB, 1 HBP). Nella parte bassa del quinto ci pensa Butera ad accorciare con un fuoricampo da un punto, ma sembra un fuoco di paglia perché negli inning seguenti la girandola dei lanciatori messicani (Fernando Salas, Vidal Nuño, Carlos Torres, Soria e Romo) mantiene a bada le velleità dei nostri battitori (con Liddi fino a quel momento particolarmente in ombra: 2 K per lui), che mettono a segno solo una singolo al settimo (Butera).
I messicani invece sembrano giocare in scioltezza. Morris concede altri due punti (finirà con un ruolino di 1.1, 1 H, 2 R, 1 BB, 1 HBP), poi De Mark (0.1 IP, 1H, 0 R), Layne (1 IP, 0 R, 2 H, 1 K) e un ottimo Jordan Romano (1 IP, 2K) riducono i danni. In vantaggio di 9 a 5, il manager messicano Fernando Valenzuela si permette il lusso di far esordire il diciannovenne Urías al posto di Quiroz, mentre sul monte la palla dell’ottavo inning viene affidata al closer Romo, fresco di contratto con i Dodgers, e quella del nono a Soria.
A quel punto sembrava davvero finita. E invece era solo l’inizio di un finale epico che sarà ricordato per anni. Nella parte bassa del nono, con l’Italia sotto di quattro punti e il pubblico dell’Estadio Charros de Jalisco che già festeggia, Cervelli piazza una valida al centro che con una corsa aggressiva trasforma da singolo in doppio. Poma entra come pinch runner al posto dell’italo-venezuelano. Poi Colabello batte lunghissimo contro il muro dell’esterno centro: è un doppio che spinge a casa Poma. È poi il turno di Liddi che finalmente si sblocca: anche lui batte doppio e ora siamo sul 9-7, con zero out e corridore in seconda.
Il Messico ha i nervi a fior di pelle e si vede: errore dell’interbase Cruz che sulla rimbalzante di Butera cincischia con la palla. Poteva essere il primo out, e invece l’Italia ha piazzato i corridori agli angoli. Mazzieri fa entrare il pinch hitter Maggi al posto di Cecchini: per lui c’è base su ball. Ora siamo a basi cariche e dal monte messicano scende Roberto Osuna. Ma è inutile: sul rilievo Pérez, Andreoli batte un walk off single all’esterno destro e Butera e Maggi entrano a punto.
Nel silenzio degli spalti e sotto lo sguardo incredulo dei venticinquemila dell’Estadio Charros, per gli azzurri è festa grande.
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