Lo scudetto "visto" dai protagonisti

Il Pres Zangheri: "E' stato quello più sofferto". Il manager Ceccaroli: "Una squadra eccezionale"

Quando il presidente Zangheri ha deciso di affidare la squadra a Paolo Ceccaroli, il telefonino di"Ciga" ha cominciato a squillare con insistenza. I complimenti di rito e anche due chiamate particolari che dicevano, più o meno.., "io sto con te". Erano quelle di Elio Gambuti e Andrea Evangelisti che si mettevano a disposizione del nuovo manager dei Pirati. Quei tre ragazzotti che lo stesso Zangheri richiamò tutti assieme nel lontano 2003 anche se quella stagione si concluse malamente con l'eliminazione in semifinale per mano di Modena. Martedì sera erano tutti a far festa in mezzo al campo.
Durante la partita Ceccaroli e il pitching coach Illuminati erano due "leoni in gabbia" costretti a scontare le giornate di squalifica inflitte dopo le rispettive espulsioni in garadue a San Marino. E così la squadra è stata affidata a Heredia, Palumbo, Siroli, tutti membri di uno staff che ha lavorato sodo durante l'anno, ha fatto gruppo superando anche i momenti difficili, quando la squadra si è ritrovata senza i consigli, i rimbrotti ma soprattutto la presenza di una guida fondamentale come Zangheri lontano dal campo per motivi personali. "Per me è stata durissima non poter seguire da vicino la squadra e il campionato – ha detto il presidentissimo dei Pirati – ascoltare le partite alla radio o via telefono non è certo la stessa cosa. All'inizio avevo qualche dubbio, non ero così convinto che potessimo arrivare fino in fondo, poi però quando sono riuscito a tornare al campo ho visto un gruppo che stava crescendo e l'ottimismo ha prevalso. Non so se questo mio tredicesimo scudetto è il più bello, perché è impossibile catalogarli, ma sicuramente è stato il più sofferto".
Paolo Ceccaroli sfoga tutta la tensione facendo da "capopopolo" dentro gli spogliatoi. Qualche coro è irripetibile… "Dedico questo scudetto alla mia famiglia – ha detto il coach dei Pirati – che mi ha sempre sostenuto. Abbiamo passato momenti difficili ma sono stati sacrifici ben ripagati. Ai giocatori rivolgo un enorme ringraziamento, è stato bello e gratificante essere l'allenatore di questa squadra. A chi mi chiedeva come impostassi il mio baseball, ho sempre risposto che avrei voluto giocare in maniera aggressiva, nel box, sulle basi e sul monte di lancio. Quando gli avversari ce l'hanno permesso e quando noi siamo stati in condizione di farlo, l'abbiamo messo in pratica, specialmente nei play-off. Queste dovevano essere le nostre armi per battere due squadre molto forti come Bologna e San Marino".
La "riminesità" si è materializzata al momento di scegliere l'mvp delle finali nella persona di Federico Celli grazie al suo 5/10 nel box nelle tre partite. Una famiglia di sportivi la sua, visto che la sorella Elisa è stata più volte campionessa italiana di nuoto nella specialità della rana. "Una gioia enorme – dice l'esterno dei Pirati – uno scudetto tutt'altro che scontato vista la nostra regular season con tanti alti e bassi, ma alla fine meritato per quello che abbiamo mostrato nei play-off, dominando in tutti i settori". Il futuro di Celli potrebbe essere lontano da Rimini, perché gli Usa hanno ancora il loro fascino per lui, oltre a questioni di cuore…

 

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Carlo Ravegnani, nato a Rimini il 31 gennaio del 1968, ha iniziato la carriera giornalistica a 20 anni nell'allora Gazzetta di Rimini, "sostituita" dal 1993 dall'attuale Corriere Romagna dove lavora come redattore sportivo. Collaboratore per la zona di Rimini del Corriere dello Sport-Stadio, il baseball è stata una componente fondamentale nella sua vita: dapprima tifoso sugli spalti dello Stadio dei Pirati poi giocatore nel mitico Parco Marecchia e poi nel Rimini 86, società che ha fondato assieme a un gruppo di irriducibili amici. Quindi giornalista del batti e corri sulla propria testata e alcune saltuarie collaborazioni con riviste specializzate oltre che radiocronista delle partite dei Pirati assieme all'amico e collega Andrea Perari. Negli ultimi anni è iniziata anche la carriera dirigenziale, con la presidenza (dal 2014) dei Falcons Torre Pedrera. La passione è stata tramandata al figlio Riccardo che gioca lanciatore e prima base negli stessi Falcons.

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