"Una macchina ben oliata". Queste, nel film di Zemeckis, le parole usate dal capotreno del "Polar Express" per commentare l'ottimo lavoro di squadra degli Elfi – aiutanti di Babbo Natale – senza dei quali il Natale stesso sarebbe un'altra cosa. E il richiamo alle feste natalizie calza a pennello per il visitatore padano, immerso all'improvviso nella suggestione del paesaggio serale di una "Trento" illuminata ed abbarbicata lungo le falde dei monti cha la circondano, all'uscita dal poderoso e splendido "PalaTrento", alla fine di un'intera giornata trascorsa al suo interno per assistere alle bellissime ed emozionanti partite che quest'anno hanno caratterizzato la fase conclusiva del Girone Nord della Winter League categoria Allievi. Ma il richiamo alla "macchina ben oliata" calza a pennello anche se riferito allo spettacolo offerto da tutte le quattro squadre finaliste (Padova Redhawks, T-Rex Pastrengo e Crazy Sambonifacese) che si sono contese l'accesso alla Finale Nazionale del 4 marzo, quando si è avuta la possibilità di assistere ad un "baseball giovanile" giocato ad alti livelli tecnici.
Il Padova RedHawks ha conquistato il titolo in palio (3-2 sul San Martino Junior), auspicato ma forse inatteso. Ne abbiamo parlato con Alessandro Rosa Colombo, presidente e manager del Padova RedHawks ("ramo d'azienda" del settore giovanile del Tommasin Padova) dopo l'ultimo allenamento svoltosi nel tunnel di battuta al coperto, denominato "Palabobo" (utilizzato dalla squadra locale durante l'inverno), tuttavia l'unico spazio a disposizione della società per svolgere il proprio lavoro preparatorio al chiuso ed al caldo, in prospettiva dei prossimi campionati.
Dopo la prima giornata di qualificazione a fine gennaio, la stampa nel commentare le prime tre vittorie ottenute, aveva parlato di "sorpresa RedHawks". Sorpresa sì, ma forse fino a un certo punto?
Una sorpresa al 50{35749c2b216de939b753df739bcf643caae9042c4a7db704d880289747483075}, nel senso che, pur fiducioso di ottenere buoni risultati, vista la notevole crescita tecnica dei nostri ragazzi in questi ultimi anni, e considerato che non siamo abituati a giocare finali, semifinali o partite con alto tasso di tensione, non mi aspettavo che vincessimo già la prima partita 12-0. Non tanto per il risultato in sé stesso, quanto per il modo in cui tale risultato è stato conseguito: i ragazzi sono sempre stati in gioco, ben disposti, determinati e concentrati in campo.
In campo la squadra si è comportata come fosse un "unico organismo" ben coordinato ed affiatato, quasi con un legame olistico che si è espresso con efficaci azioni di gioco, sia in attacco che in difesa. Ottima inoltre la prestazione dei lanciatori. Cosa ne pensi?
Sono due anni che stiamo seguendo un gruppo che ha già evidentemente delle buone basi di partenza e che pian piano ha acquisito la mentalità e il buon modo di lavorare. Riguardo la qualità degli allenamenti, abbiamo certamente sviluppato un buon programma, potendo contare anche su Francesco Aluffi, che gestisce la battuta, e su Gianni Boldrin, che si occupa dei lanciatori. Sono quattro mesi che lavoriamo assiduamente e adesso è normale che qualche frutto venga fuori. Certamente non ci aspettavamo un frutto così gustoso, ma tanto meglio.
Al di là dei risultati positivi finora raggiunti, qual è la situazione del baseball giovanile, non solo a Padova ma anche nell'intero territorio regionale, considerato questo il bacino di riferimento al quale poter volgere lo sguardo per un futuro del "baseball nostrano" ad alti livelli tecnici in una prospettiva di squadre in A1?
Mi piace il livello tecnico del baseball in Veneto. Sicuramente sul settore giovanile c'è da lavorare moltissimo; quello che credo manchi, in un po' tutte le società del "movimento baseball" regionale, è che la "qualità" è strettamente legata alla "quantità". Si deve cercare di coinvolgere quanti più ragazzi possibile, rendendo accessibile il baseball anche a chi vuole cominciare tardi: per questo motivo si devono elaborare dei programmi di sviluppo diversi da quelli utilizzati per i ragazzi delle squadre che si allenano insieme da alcuni anni. Su questo aspetto, la società RedHawks sta già lavorando da tempo con il reclutamento nelle scuole e con un programma di coinvolgimento ed avvicinamento al baseball rivolto sia ai giovanissimi ma anche ai ragazzi più maturi, nello spirito che mai è troppo tardi per cominciare a giocare a baseball, così come in futuro, mai si sarà troppo vecchi per smettere di farlo. Per quanto riguarda il lavoro per il "vivaio"della A1, certamente lo sguardo deve proiettarsi a livello regionale; tuttavia senza quantità nell'immediato, la qualità non si può raggiungere. I numeri in gioco sono sempre più stretti, nel senso che anche se migliori la qualità dei singoli atleti, prima o poi questa sarà "una vena" che si esaurirà qualora non si incentivi la presenza di ragazzi in campo e non si renda, quanto più possibile, il baseball uno sport praticabile per tutti.
Viste le tue importanti esperienze prima del tuo arrivo a Padova, quali condizioni riconosci nel contesto locale per ambire a raggiungere buoni risultati di crescita tecnica dei ragazzi?
A Padova ho ritrovato condizioni analoghe a quelle che hanno consentito, a suo tempo, di concretizzare una realtà come quella dell'Avigliana, che ha visto una serie di giovani scalare progressivamente numerose tappe importanti, consentendo loro di arrivare fino in IBL. Un percorso sviluppato a lunghissimo termine, ma a Padova è lo stesso scenario. Bisogna solo aggiustare il tiro e sono particolarmente motivato sotto questo aspetto. Il fatto che, come Redhawks, siamo riusciti anche ad iscrivere una squadra in serie C, costituita principalmente dai nostri ragazzi Under 18 e con qualche integrazione, costituisce un ulteriore passo importante per ampliare molto le prospettive.
In conclusione un tuo pronostico per le finali Nazionali Allievi del prossimo 4 marzo…
Non saprei. So che le squadre emiliane sono molto esperte e con un ottimo livello tecnico. Noi giocheremo serenamente perché queste possono essere partite che si determinano "per episodi". Lo si è visto nella gara di finale: poteva vincere il San Martino Junior – ottima squadra – come il Padova. Il tutto si è risolto con una questione di "un solo punto". Noi puntiamo a giocare al meglio e vedremo cosa succederà. Poi da lì riprenderemo il discorso per il campionato. Questa finale per noi non è un obiettivo, ma un momento di test, un cartina di tornasole per valutare il lavoro fatto finora sulla base di un progetto svolto "al chiuso", ma ci sembra che i risultati siano finora buoni.
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