Perché non la Coppa Italia come terza partita?

Chi la vuol fare la fa, con in palio però il posto in Coppa Campioni. Magari si potrebbero escludere pure i comunitari e dare più spazio ai lanciatori di passaporto italiano in chiave Olimpiadi

Il campionato 2018 ha certificato che in A1 i livelli sono due (nemmeno più tre): quello delle prime cinque – con un San Marino al quale, se lo vuole, basta niente per rimettere a posto le cose – e quello delle altre tre. Con il possibile passaggio a una massima serie a 12 squadre il rapporto probabilmente diventerà "cinque a sette". Poco male, anzi probabilmente "meglio", anche se sempre non la soluzione ideale. Soprattutto da un punto di vista fondamentale, quello del giocare poco o invece di più.
Per questo vorrei fare una proposta "oscena", prima che i diretti interessati si ritrovino in videoconferenza o fisicamente nella stessa sala. Sono quattro o cinque i club che vogliono – o possono – sostenere le tre partite a settimana? Bene! Ben vengano. "Campionato" di A1 a 12 squadre, con due partite a week end (il resto da vedere), ma che dà alla sola vincitrice il diritto di partecipare alla Coppa dei Campioni. Coppa Italia assolutamente per chi la vuole fare, come terzo incontro: uno, due, cinque, gli iscritti: questi si giocano l'altro posto dell'Italia in European Champion Cup (e io darei anche la possibilità di conquistarlo eventualmente al San Marino, nel 2018 retrocesso in Europa). Magari la Coppa Italia così si potrebbe pure giocare anche con altre regole riguardo ai giocatori comunitari, ed incentivare con questa la ricerca di lanciatori italiani di passaporto in prospettiva Olimpiadi. E impostata in questo modo potrebbe essere un ulteriore vantaggio per chi aderisce: quello di essere un'attrativa in più per i giocatori in via di accasamento, soprattutto i lanciatori, che sicuramente avrebbero più possibilità di entrare in formazione. E chi l'ha più lungo – più soldi dite voi? può essere – se lo tira!

Informazioni su Mino Prati 844 Articoli
Mino Prati, giornalista dal 1979, ha scritto di baseball per 'Il Giornale Nuovo', la 'Gazzetta di Bologna', 'Stadio', 'Tuttobaseball' e 'Baseball International' e 'Agenzia ANSA' e 'Il Resto del Carlino', oltre ad essere stato il curatore del sito BaseballNow. É stato anche direttore responsabile, a livello bolognese, di diverse testate tra cui 'Fuoricampo', 'Baseball Time' e 'Baseball Oggi', nonchè addetto stampa della Fortitudo Bologna. Ha lavorato per l'Ufficio Stampa F.I.B.S. Ha pubblicato l'Almanacco del Baseball, per la Nuova Sagip, nel 1980. Oltre che giornalista, vanta un'esperienza anche dall'altra parte "della barricata": ex-tecnico, dirigente di società, a livello di categorie minori praticamente da sempre (dal 1972) a Minerbio (in provincia di Bologna dove è stato uno dei fondatori della società), e come Direttore Tecnico nelle Calze Verdi Casalecchio (Serie A2-1991) prima e nella Fortitudo Bologna (Serie A1-1992/93) poi. Più volte eletto negli organismi locali della Federbaseball a livello provinciale e regionale. E' stato il Responsabile Editoriale di Baseball.It nel 2002.

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