In pratica ieri a Bologna si è parlato sostanzialmente di aria fritta, almeno quanto alla formula della serie A1 2019. La Federazione era partita con un'unica proposta: prima fase a 12 squadre su 2 gironi, seconda fase con pool-scudetto e pool-retrocessione entrambe a 6, serie di finale su 5 partite. Poi ha dovuto convenire che le famose "dodici" molto probabilmente non ci saranno. Un brutto colpo alle idee del presidente Marcon.
Alla riunione erano presenti Fortitudo Bologna, Parma 1948, Rimini, San Marino, Redupuglia, Castenaso, Godo, in videoconferenza il Città di Nettuno, il Nettuno City aveva delegato la Fortitudo. Il Padule c'era ma per dire che non si iscriverà, come hanno già dichiarato ufficialmente faranno anche il Padova e i neopromossi Redskins Imola. Così dalle 12 aventi diritto saremmo scesi già a 9. E il Senago non ha il campo, Grizzlies Torino e Bollate non ci pensano. Delle sconfitte nelle finali di A2 rimane il Macerata. Poi? Si è sentito parlare di Grosseto e Ronchi dei Legionari: ma in tutto quante ne potranno saltar fuori?
E' per questo che si è parlato anche, molto più realisticamente, di un campionato a girone unico, a otto o a 10, con semifinali e finale su 5 partite. Solo che poi non è altro che quello di quest'anno, come formula. Allora perché tutto sto casino.
E' il terzo fallimento di Marcon, sull'argomento, e sul diritto sportivo a salire, e programma di qui a fine mandato? Per il momento, no! O almeno non completamente.
Poteva esserlo se a qualcuna delle "famose sorelle", rimaste, fosse venuto in mente di riattaccarsi al discorso del ritorno alle tre partite settimanali. Ma questo ieri è stato solo sfiorato, diciamo pure quasi a mo' di battuta, e con la storia del no alla doppio passo non ci sarà nemmeno per la seconda fase, come invece sembrava dovesse essere alla riunione dello scorso 4 ottobre. Una bandiera ammainata di fronte al calo dei costi e delle spese.
Un fatto però è sicuro, così restando le cose – ovvero non si dovesse arrivare a 12 partecipanti – Marcon e i suoi dovranno ripensare tutto. Non possono, dopo due anni che ci hanno provato senza riuscirci, voler metter dentro al massimo campionato le squadre a calci. Debbono prendere atto che non sono riusciti a proporre un format appetibile ad una platea significativamente più ampia (anche perché non basta trovare momentaneamente il numero di pretendenti che aggrada oggi, per poi essere da capo fra 365 giorni: per guardare più avanti occorre che ci sia, sempre, almeno una richiesta di ammissione in più dei posti disponibili per poter dire di aver centrato l'obiettivo).
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