Vanderbilt sul trono Ncaa: la rivelazione Michigan s’arrende alla bella

Pronostico rispettato nelle College World Series, con i ragazzi di Tim Corbin che fanno il bis del titolo 2014 dopo aver perso gara1. Mvp della finale il lanciatore Kuman Rocker

Sbnation.com (Steven Branscombe -USA TODAY Sports)
La festa di Vanderbilt dopo vittoria del titolo NCAA 2019
© Sbnation.com (Steven Branscombe -USA TODAY Sports)

Pronostici rispettati nella finale Ncaa, con la favorita Vanderbilt che conquista il secondo titolo della sua storia. Dopo la sconfitta di gara1 con la rivelazione Michigan, i ragazzi della Vanderbilt si sono guardati negli occhi ed hanno cambiato la serie, vincendo garadue e garatre, grazie all’ attacco e a un monte di lancio ricco di talento. L’esperienza ed il talento di Vanderbilt hanno messo dunque  fine alla cavalcata da favola, in questa post season, della “cenerentola” Michigan che dopo la super prestazione del suo partente Tommy Henry in gara 1 (111 lanci in 8.1 inning con 7 valide concesse, 2 pgl e 8 strikeouts) si è dovuta inchinare alla classe dell’MVP di queste College World Series, Kuman Rocker (2 vittorie e zero sconfitte ad Omaha con 17 strikeout in 12.1 inning lanciati) e alla potenza delle mazze dell’attacco di coach Tim Corbin (15 valide  in gara 2 e 9 con 12 punti e due fuoricampo di Pat De Marco e Phil Clarke).

Emozionante l’abbraccio a fine gara 3 fra i due coach Erik Bakich e Tim Corbin, legati da profonda amicizia che hanno lavorato assieme, come assistenti allenatori nei primi anni 2000 a Clemson e quindi a Vanderbilt prima che Bakich, dopo aver contribuito all’ascesa del programma di baseball a Vanderbilt, scegliesse l’avventura con Michigan.

Toccante anche la dedica di questa fantastica stagione e vittoria finale alla memoria di Donny Everett ex giocatore di Vanderbilt scomparso tragicamente nel 2016. La squadra e i giocatori all’ultimo anno di eleggibilità nella premiazione finale hanno voluto sul palco proprio i genitori di Donny.

Stagione dei record per Vanderbilt (59 vittorie-12 sconfitte) che, dopo l’eliminazione a sorpresa di Ucla, era rimasta la testa di serie più alta nel torneo Ncaa e non si è fatta scoraggiare dalla delusione di gara 1 e a Nashville, nel Tennessee, si è guadagnato il secondo titolo  dopo quello del 2014. Da sottolineare come nelle prime 5 gare dei playoff   la media battuta dei giocatori di coach Corbin era un misero 208, ma nella partita dell’anno sono arrivate ben 9 valide e 8 basi ball conquistate.

Onore  agli sconfitti di Michigan che sono andati oltre le più rosee aspettative: grazie alle prestazioni dei dai lanciatori partenti Karl Kauffmann e Tommy Henry e dal rilievo Jeff Criswell ma senza dimenticare il prima base Jimmy Kerr, autore di battute fondamentali, e l’esterno destro Jordan Brewer.

L’album dei ricordi. Aprendo l’album dei ricordi delle  College World Series, va ricordato che gara1 è stata dominata da Tommy Henry e dall’attacco di Michigan,  in grado di segnare 4 punti nei primi due inning di gioco approfittando di un partenza contratta del talentuoso  Drake Fellows e grazie al decisivo fuoricampo da 2 punti al 7° inning del prima base Jimmy Kerr.

In gara2 Michigan schiera a sorpresa il giovane Isaiah Paige che per 4 inning tiene testa al lineup di Vanderbilt e a Kuman Rocker (7.2 rl, con tre hit  e ben 11 strikeouts ottenuti) ma poi i ragazzi di coach Tim Corbin mettono la freccia contro i rilievi schierati da Erik Bakich. In gara3 sembrava favorita Michigan potendo contare sul partente Karl Kauffmann in ottimo stato di forma ma la recente terza scelta dei Colorado Rockies ha forse la peggior serata stagionale (solo 3.1 inning lanciati con ben 5 basi ball ) mentre il suo avversario Mason Hickman dopo aver concesso tre valide consecutive ai primi tre uomini del lineup di Michigan non fa   più vedere palla agli avversari e ben spalleggiato dal rilievo finale Jack Eder conduce alla vittoria di Vanderbilt. l’ultimo out è anche un po’ italiano, con la presa al volo dell’esterno Pat De Marco.

Informazioni su Andrea Palmia 160 Articoli
Andrea Palmia è nato a Bologna il 4 aprile 1968 e vive nel capoluogo emiliano con la moglie Aurora e la figlia Lucia di due anni. Laureato in Pedagogia con una tesi sperimentale sui gruppi ultras, lavora dal 1995 come educatore professionale con utenti disabili mentali e fisici. Appassionato di sport in genere ed in particolare di quelli americani, ha sempre avuto come sogno nel cassetto quello di fare il giornalista sportivo. Dal baseball giocato nel cortile del condominio con una mazza scolorita alle partite allo stadio Gianni Falchi con i fuoricampo di Roberto Bianchi e Pete Rovezzi, il passo è stato breve. Fortitudino nel DNA, nutre una passione irrazionale per i "perdenti" o meglio per le storie sportive "tormentate" fatte di pochi alti e di molti bassi.