E’ bastato un solo colpo, quello del kappaò scagliato letteralmente a freddo, e il San Marino ha fatto sua garauno di semifinale in casa del Sipro Nettuno Baseball City, svegliatosi troppo tardi quando il match era ormai indirizzato nella direzione opposta.
La formazione ospite non riservava sorprese, con Quevedo in pedana chiamato al duello col dirimpettaio Ruiz, mentre giusto dall’altro fronte veniva schierato dietro il piatto di casa base il rientrante Alvarez e Mazzanti battitore designato. Un migliaio gli spettatori presenti, nonostante la concomitanza con un concerto gratuito in piazza a Nettuno della cantante Federica Carta e del rapper Shade, ma anche quello di Max Gazzé nella cittadina vicina. A lanciare la prima palla della partita è stata la giovanissima Martina Mastrantonio, campionessa italiana di equitazione.
L’inizio degli ospiti era di quelli che non t’aspetti, complice anche la difesa del City fin troppo fallosa, molto più dell’unico errore attribuito dai classificatori. Federico Giordani toccava una rimbalzante sullo shortstop e raggiungeva la prima per via di un’assistenza appena bassa ma non controllata dal prima base. Un altro errore di tiro (non “contabilizzato” nel tabellino del match) faceva fallire la chiusura di un doppio gioco terza-seconda-prima. Da lì arrivava il singolo di Flores, il doppio di Romero (entrambi a destra) e quindi il fragoroso home run di Celli per il 4 a 0, un “moonshot” a sinistra sul quale l’esterno nemmeno tentava la corsa.
Ruiz continuava ad avere problemi di velocità oltre che di location, e il San Marino toccava regolarmente i suoi lanci. Al secondo si salvava grazie ad una presa in tuffo di Giovanni Garbella che lo toglieva da una situazione d’impaccio, mentre al terzo dopo una base ball contestata (su conto pieno veniva stato chiamato ball un lancio sul filo esterno) arrivavano il doppio di Reginato ed il singolo di Epifano per il 5 a 0.
L’attacco del City batteva in testa, come si suol dire, e si ostinava ad aggredire i primi lanci di un Quevedo molto efficace ad alternare dritte ed effettate. L’unico a farlo in maniera efficace era Giovanni Garbella, che indovinava nella parte bassa del terzo l’home run a sinistra del 5 a 1, con la pallina che scavalcava il tabellone segnapunti. Ma dopo quattro attacchi completi Ruiz aveva esattamente il doppio dei lanci di Quevedo, 86 a 43. Ed infatti all’inizio del sesto attacco ospite era il turno di Hernandez a salire in pedana, il quale nella ripresa successiva subiva su una rimbalzante di Reginato (che si infilava tra prima e seconda base) il sesto punto del San Marino.
Il City, che sino a quel momento non era riuscito a toccare il sacchetto di seconda (a parte l’homerun al terzo), aveva un sussulto al settimo.
Dopo la base (la prima concessa) a Rodriguez, Angulo toccava lunghissimo al centro, la pallina si stampava sulla recinzione, ma mentre entrava il punto del 6 a 2 l’interbase del City proseguiva la corsa verso la terza e veniva eliminato da una precisa assistenza di Giordani. Arrivo contestatissimo sì, ma anche l’errore madornale di essere il primo eliminato dell’inning in terza base.
All’ottavo entrava Perez a sostituire un Quevedo stellare (3 valide in 7 riprese e 8 strike out), ma la sua partita durava giusto il tempo del singolo di Vasquez, della base ad Alvarez e due balk, il secondo dei quali rendeva vana la girata a vuoto del terzo strike di Giovanni Garbella. Entrava Baez e la rimbalzante dello stesso Giovanni Garbella portava a casa il 6 a 3 con l’altro corridore però eliminato nel tentativo di raggiungere la terza (la palla era sull’interbase), quindi un doppio gioco provvidenziale chiudeva di fatto il match perché nel nono attacco dei padroni di casa non succedeva più nulla.
Il sigillo era l’eliminazione di Noguera, arrivato in base su quattro ball e poi bruciato in seconda dopo una palla inizialmente mal controllata dal ricevitore. Segno che anche sulle basi per il City è stata una serata tutta da dimenticare.