Gijang (Corea del Sud) Si può chiedere all’infinito: basta non sbagliare. Perché dopo il primo errore si perde il diritto, salvo si arrivi agli extra inning. Cos’è? La “review” o per italianizzarla la moviola o, per renderla calcistica, la “var”. Insomma, la possibilità di rivedere le immagini e far cambiare una decisione arbitrale. Ai quattro ufficiali di gara in campo se ne aggiunge uno al monitor, mentre un altro è dedicato alla verifica dell’orologio con i tempi da rispettare per i cambi, le visite del manager, la ripresa del gioco da parte del lanciatore.
Ma restiamo alla “reviev”: in una sala allestita presso il campo dedicato al softball nell’impianto Dream Ballpark ci sono i monitor che controllano i campi. Insieme ai tecnici della società – la stessa che si occupa della Premier League di calcio inglese e che sarà anche alle qualificazioni olimpiche di Parma e Bologna – c’è appunto un arbitro per ciascuna partita. Come funziona?
Si può chiedere che la decisione sia rivista ma non su strike e ball o interferenza o – come capitato fra Canada e Australia – su un colpito che secondo l’arbitro ha fatto il “furbo”. Il manager deve “annunciare” che chiede l’ausilio delle immagini e confermarlo entro 20 secondi. Ha il tempo, in teoria, di rivedere nel dugout su un i-pad le riprese tv e rinunciare. Cosa che qui hanno fatto in pochi. In diversi casi sono stati i giocatori, dopo un arrivo stretto in base, a indicare alla panchina di chiedere l’ausilio delle immagini.
E’ servito? In alcuni casi sì, ne sanno qualcosa su sponde opposte Giappone e Usa: nel loro incontro i giapponesi hanno chiesto la “revisione” del terzo out su una chiamata in prima, ottenuto il salvo e realizzato un big inning che ha tagliato le gambe agli statunitensi. Stesso discorso per un arrivo a casa della Corea, contro il Canada o per l’out chiamato in terza – quando inizialmente c’era stato un salvo – su richiesta dell’Olanda contro la Corea che nella stessa partita (finita al tie break, pensate quanto contava un out) chiede inutilmente la “review” su un arrivo in seconda: eliminato era ed eliminato resta. Poi c’è quella che ha impedito all’Olanda di segnare il punto della bandiera nella pesante sconfitta contro il Canada, su una “trappola” fra terza e casa base: dato buono dall’arbitro, annullato dal collega che era in sala regia.
Sì, perché al contrario del calcio dove il direttore di gara può andare a vedere l’azione, qui due degli “umpire” – quello che ha preso la decisione e un altro della quaterna – vanno vicino al dugout e indossano le cuffie, ascoltano quello che dice il collega – che dalla parte opposta vede e rivede l’azione da diverse angolazioni – e poi comunicano. In caso di dubbio – anche le immagini possono lasciarne – resta la decisione presa in campo. Come detto all’inizio, se viene confermata la scelta dell’arbitro da quel momento, salvo supplementari, i manager non possono più chiedere le immagini per far cambiare una decisione.
Ci sarà pure la tecnologia, serve ed è servita, ma guai ad abusarne. Lo comprenderà, da lassù, anche il mitico Aldo Biscardi, fautore per il calcio in tempi non sospetti della “moviola in campo”. Ce l’abbiamo, usiamola al meglio. Qui, finora, è stata apprezzata universalmente.