Alla fine la tanto paventata forzatura c’è stata. I proprietari dei club della Major League Baseball hanno votato all’unanimità per impugnare i termini dell’accordo dello scorso 26 marzo con il sindacato dei giocatori, la MLBPA, e dare il via alla stagione 2020. Non sono ancora chiari alcuni dettagli, ma pare che alla fine si scelga la strada delle 60 partite di regular season, mentre potrebbe tramontare l’idea dei playoff ampliati.
Il tutto ovviamente se i giocatori non decideranno di forzare la situazione proclamando uno sciopero. La cosa al momento appare però alquanto improbabile per almeno due motivi. Il primo è legato al contesto storico-sociale che stiamo vivendo. Con una pandemia mondiale, migliaia di morti e una pesantissima situazione economica, i giocatori non stanno particolarmente brillando in popolarità visto che le trattative sugli stipendi si svolgono su livelli molto elevanti e ben lontani dalle soglia di povertà. La seconda è che il prossimo anno scade il contratto collettivo e si rischierebbe di avere un mega-sciopero che parte oggi e finirà di fatto ben oltre l’inizio della stagione 2021 con il conseguente rischio di avere il non invidiabile record di una serrata lunga 2 stagioni.
Per i giocatori, che alla fine percepiranno il 37% del loro salario stagionale, si è cercato di porre particolare impegno ad attuare tutte le precauzioni necessarie per evitare il contagio del coronavirus con un protocollo comportamentale in campo e durante gli allenamenti molto rigido, ma un punto di attenzione è andato anche sulle “normali” possibilità di infortunio. Se ciò accadesse, un giocatore potrebbe restare fuori per 4-8 settimane, ovvero quasi l’intera stagione. Sarà importante trovare un equilibrio in questo senso tra la forzatura di averli a disposizione per il 2020 ed il preservarli per non peggiorare la situazione pensando alle future stagioni.
Secondo la ESPN, la MLB avrebbe chiesto al sindacato di iniziare gli allenamenti entro 7 giorni, e quindi entro il 1 luglio, in modo da poter disputare gli Opening Day il 24 luglio. Gli spring-training saranno ovviamente organizzati a roster più “contenuti” rispetto ai soliti mega raduni, sia per motivi di tempo che di logistica. Gli allenamenti si svolgeranno nelle città di origine delle squadre dopo che il Commissioner della MLB, Rob Manfred, pochi giorni fa, aveva ufficialmente chiuso le strutture in Arizona e Florida a causa del propagarsi del Covid-19 in quelle aree.
Tra le tante matasse da dipanare resta da chiarire, proprio in conseguenza di questo, dove giocheranno Arizona D-Backs, Miami Marlins e Tampa Bay Rays. Ma non sono solo queste le franchigie ad avere problemi. I Texas Rangers, che hanno a che fare con diversi casi di positività, e poi i Toronto Blue Jays. Il Primo Ministro canadese, Justin Trudeau, ha annunciato che la chiusura delle frontiere tra USA e Canada sarebbe stata prorogata al 21 luglio e non vi è alcuna garanzia che non sarà estesa oltre tale data. Per il momento, i Blue Jays non possono allenarsi nella loro struttura in Florida e la franchigia potrebbe ricorrere alla loro affiliata di Triple-A, i Buffalo Bisons, non troppo lontana da Toronto.
Stando alle indiscrezioni trapelate su USA Today, sembra che per gli extra-inning si adotterà la misura provata nelle Minors di iniziare il gioco supplementare con già un corridore in seconda base.