E’ stato il primo grande giocatore di origine italiana in Major League. Dieci anni prima del debutto di Joe Di Maggio nel 1936, c’era Tony Lazzeri. Aveva rubato completamente la scena a tutti gli altri giocatori, ha fatto appassionare al baseball migliaia di ignari paisà, entrando nel loro cuore. Lo avevano soprannominato “Poosh ‘Em Up”. I numeri lo spiegano bene.
6.297 turni alla battuta, 1.840 valide di cui 178 fuoricampo, .292 di media battuta, 986 punti segnati e 1.194 battuti a casa. Dodici stagioni con gli Yankees, una con i Cubs e l’ultima tra Brooklyn Dodgers e New York Giants. Cinque, in totale, le World Series vinte.
Tony Lazzeri era un difensore di seconda base ma nei muscoli aveva la potenza straordinaria di uno slugger. Per questo, a pieno titolo, fece parte del celebre “Murderers’ Row”, la fila degli assassini, assieme a Earle Combs, Mark Koenig, Babe Ruth, Lou Gehrig, Bob Meusel, ovvero i primi sei battitori degli indimenticabili Yankees del 1927.
E’ stato tra i pochi in MLB ad avere completato un cycle naturale (finito con un grande slam), detiene il record dell’American League per punti battuti a casa in una singola partita (11) e divenne anche il primo giocatore della storia a battere due grandi slam nella stessa gara. Soffriva di epilessia, morì a soli 42 anni, e purtroppo, col passare degli anni, è stato dimenticato.
Per quello che ha fatto ma soprattutto per ciò che è stato e ha rappresentato, una leggenda e un pioniere, Larry Baldassaro (Professore Emerito di Italiano all’Universita’ di Wisconsin-Milwaukee e autore di diverse pubblicazioni sul baseball) ha voluto dedicargli un libro in uscita oggi.
Edito dalla University of Nebraska Press, si intitola “Tony Lazzeri: Yankees Legend and Baseball Pioneer”. 314 pagine scritte con amorevole passione e dovizia di particolari da Larry Baldassaro che racconta in questa intervista esclusiva a Baseball.it perché Lazzeri, attraverso quest’opera, merita di essere ricollocato al posto giusto nella storia di baseball.
Prof. Baldassaro, perché un libro dedicato proprio a Tony Lazzeri?
Negli anni in cui giocava per gli Yankees, tra il 1926 e il 1937, quando baseball dominava il mondo dello sport americano, Lazzeri era uno degli atleti più celebrati negli Stati Uniti. Era riconosciuto, sia dai media sia dagli altri giocatori, non solo come uno dei migliori giocatori dell’epoca, ma anche fra i più intelligenti e più popolari. Infatti, degli Yankees, solo Babe Ruth godeva di maggiore popolarita’ fra i tifosi. Purtroppo, col passare del tempo, la sua fama veniva sempre piu’ oscurata da quella dei compagni di squadra iconici: Babe Ruth, Lou Gehrig e Joe Di Maggio. In più, data la morte a soli 42 due anni nel 1946, la sua presenza nella coscienza pubblica diminuiva sempre di più. Perciò, quando ho cominciato a fare delle ricerche per il mio libro Beyond DiMaggio: Italian Americans in Baseball pubblicato nel 2011, nessun altra figura mi aveva impressionato più di Lazzeri. Era come se avessi trovato un tesoro sepolto, e ho deciso che era una storia che doveva per forza essere raccontata.
Come mai lo definisce un “pioniere del baseball”?
Tony Lazzeri era un pioniere in vari modi. E’ stato il primo di battere 60 fuoricampo nella storia del baseball organizzato, nel 1925 con i Salt Lake City Bees della Pacific Coast League, e anche uno dei primi giocatori di middle infield ma dotato di grande potenza in battuta, un power hitter. E ancora più importante, è stato la prima grande stella di origine italiana nella Major League Baseball, dieci anni prima che Joe DiMaggio entrasse nella squadra dei Yankees. In un momento in cui esisteva ancora tanto pregiudizio contro gli immigranti italiani, il successo di Lazzeri con la squadra più famosa e riuscita nel national pastime instillava nella comunità italo-americana un vero senso di orgoglio. Inoltre, è stato Lazzeri che ha creato una nuova base di tifosi. Prima del suo arrivo, la grande maggioranza degli immigranti italiani considerava baseball uno spreco di tempo. Ma il suo successo e la fama hanno convinto migliaia d’italiani che prima erano rimasti scettici e indifferenti a questo sport. Per la prima volta andavano agli stadi numerosissimi ovunque giocavano gli Yankees per applaudire e incoraggiare il loro giovane eroe, alcuni sventolavano pure la bandiera italiana. E nel 1927 varie società italo-americane l’hanno festeggiato con grandi banchetti a New York, Boston e Detroit.
Quali sono stati i momenti migliori della carriera di Lazzeri?
Quando qualcuno fece questa domanda a Lazzeri, lui scelse la partita del 24 maggio 1936, contro gli A’s a Filadelfia. Nella seconda ripresa legnò un fuoricampo con le basi piene, poi nella quinta ripresa ha battuto un secondo grande slam. All’ottava ripresa, arriva un altro fuoricampo e un triplo alla nona. Era la prima volta nella storia della Major League che qualcuno batteva due grande slam nella stessa partita. In più, i suoi 11 punti battuti a casa in una partita sono ancora oggi un record nell’American League.
Oltre il baseball, ebbe un’altra grande passione, il golf.
Lazzeri era considerato uno dei migliori giocatori di golf fra i major leaguer. Fra le stagioni di baseball spesso giocava fra le 18 e le 27 buche al giorno. Era così appassionato che ha organizzato negli anni Trenta un torneo annuale al suo club fuori San Francisco per i giocatori professionisti di baseball. Nel 1941 fu ammesso all’Olympic Club di San Francisco, uno dei club ancora oggi più prestigiosi degli Stati Uniti. Questo fatto è importante perche’ è un’indicazione di quanto Lazzeri era assimilato nella cultura di massa, almeno a San Francisco. Non era coì dappertutto. Negli anni Cinquanta Yogi Berra e Dom DiMaggio, due dei giocatori di baseball più famosi e rispettati, sono stati rifiutati quando hanno cercato di accedere ai country club rispettivamente in New Jersey e Massachusetts. DiMaggio è stato poi ammesso quando il club ha riesaminato la richiesta. Berra, il quale mi ha detto che non volevano italiani in quel tempo, ha deciso di far parte di un club italiano.
Esattamente 30 anni fa, nel 1991, Lazzeri è stato nominato nella Hall of Fame a Cooperstown. Quali erano le caratteristiche che lo hanno fatto grande?
La grandezza di Lazzeri era dovuta a vari fattori. Sul campo, chiaramente la sua capacità di battere con potenza. Fra 1926 e il 1937 solo sei giocatori nell’American League hanno battuto più fuori campo, una statistica straordinaria in quell’epoca per un giocatore di seconda base. Altrettanto importante era la sua capacità innata di guidare. Anche nel suo primo anno con gli Yankees, all’eta’ di 22 anni, era Lazzeri, non Ruth o Gehrig, che era riconosciuto come il capo della squadra. Ed è rimasto in quel ruolo non ufficiale fintanto che giocava con I Yankees. Innato in lui era anche un carattere molto competitivo. Era come se un fuoco bruciasse dentro. Infatti, uno scrittore a New York l’ha nominato “a fiery Wop.” Per esempio, nel 1928 ha sofferto un danno alla spalla destra così grave che minacciava di chiudere la sua carriera all’età di 24 anni. E’ arrivato al punto che ha dovuto lanciare la palla sottomano. Tuttavia, quando è arrivata una serie importante contro Filadelfia a settembre, nel momento in cui la squadra andava male senza di lui, Lazzeri ha implorato Miller Huggins, il suo manager, di lasciarlo giocare. Huggins l’ha messo nel line-up sapendo che il solo fatto di schierare Lazzeri sarebbe stato di ispirazione per tutta la squadra. Infatti, gli Yankees vinsero tre delle quattro partite e si sono inseriti nel primo posto dell’American League, dove sono rimasti per il resto della stagione.
Di Maggio, Berra e Lazzeri, tre leggende degli Yankees. Avevano qualcosa in comune?
Come giocatori, ciascuno aveva qualifiche particolari e giocavano a posizioni diversi. Forse l’unica cosa che avevano in comune era che parlavano poco.
Nell’ultimo capitolo lei parla dell’eredità che ci lascia Lazzeri. Cosa tutti gli appassionati dovrebbero imparare e ricordare da questo giocatore?
Lazzeri non solo ha avuto una straordinaria carriera che l’ha portato nella Baseball Hall of Fame, ma l’ha fatto mentre si confrontava ogni giorno con la sfida dell’epilessia, con la possibilità in ogni momento di avere una convulsione. Per fortuna non è mai successo durante una partita. Altrettanto importante quanto quello che ha mostrato sul campo, era il suo impatto culturale come prima grande stella di origine italiana. Con la sua grandezza nello sport nazionale degli Stati Uniti, la sua reputazione come leader della squadra più celebrata dello sport americano, e la sua modestia, Lazzeri ha contraddetto le immagini negative che erano state inserite nella coscienza americana per tanti anni. Infatti, Tony Lazzeri ha fatto più di qualsiasi altra persona prima di lui per migliorare la percezione pubblica degli italo-americani.
Chi è Lawrence Baldassaro – Nipote di quattro immigranti italiani, è Professore Emerito di Italiano presso l’Universita’ di Wisconsin-Milwaukee. Fra i suoi libri figurano “Beyond DiMaggio: Italian Americans in Baseball (2011)”, “Baseball Italian Style: Great Stories Told by Italian American Major Leaguers from Crosetti to Piazza (2018)”, e “The Ted Williams Reader (1991)”. L’ultimo libro pubblicato è “Tony Lazzeri: Yankees Legend and Baseball Pioneer“ (University of Nebraska Press, 2021).