Scovare dieci, dico dieci, attraenti storie di baseball e narrarle con bravura, impegno e tanta passione, anche a chi questo sport non lo segue (e farlo innamorare), era un po’ come decidere il roster di una squadra di MLB attingendo ad un bacino infinito di campioni. A malincuore, inevitabilmente, qualcuno resta fuori.
Impresa ardua anche per chi, come Mario Salvini (52enne giornalista della Gazzetta dello Sport dove si occupa principalmente di F1 e curatore del noto blog Chepalle!), ha giocato nelle giovanili del Parma – due scudetti Primavera vinti nel 1986 e 1987 – dello Junior, del Codogno e ha vestito la casacca azzurra agli Europei Cadetti dell’85. Una sfida impegnativa che comunque non poteva che essere raccolta da qualcuno cresciuto in diamante, a pane e baseball, e conosce la magia del numero 9. Un atto dovuto.
Nel suo libro di debutto “Il diamante è per sempre” (296 pagine, Terre di mezzo Editore), con la prefazione di Mike Piazza, Mario Salvini è riuscito a selezionare dieci storie, tra le più significative in 118 anni di Major League, con l’obiettivo di far risaltare l’epica del baseball. “Quando ho deciso di scriverlo non ho pensato ad un numero preciso, mi sono concentrato sulle storie da raccontare a chi ha una sensibilità sportiva ma che il baseball lo aveva visto in modo distratto – dice Salvini a Baseball.it – Con l’editore abbiamo pensato al diamante, ai ruoli e a un certo punto è sorto il dubbio se fare tante storia brevi o volevamo entrarci bene dentro. Volevo interessare un pubblico non baseballistico ma raggiungere al tempo stesso anche il mondo degli appassionati, trovare motivi d’interesse anche per loro”.
Un libro ricco di emozioni, presentato come un viaggio nei sogni, nelle speranze, nelle imprese e vicende umane di cuj la MLB è una vera miniera. Storie che riportano rimonte incredibili, vittorie di campionato attese per oltre un secolo (come quella del 2016 dei Cubs dopo 108 anni), grandi e piccole imprese che ci parlano di sport ma anche della cultura e della società degli Stati Uniti d’America. “La sfida era proprio trovare delle storie già conosciute ma diverse tra loro, lunghe e corpose, quelle che potessero affascinare di più. Tutte e dieci contengono l’eccezionalità da un punto di vista umano e sociale” prosegue Salvini.
Da Jackie Robinson a Yogi Berra, da Cal Ripken a Derek Jeter, fino a Billy Martin, al fuoricampo di Mike Piazza dopo l’11 settembre, la maledizione dei Chicago Cubs, la striscia di Joe Di Maggio, Hank Biasatti, Piero Bertoia e Roberto Clemente: “Uno sportivo italiano che legge la storia di Biasatti e Bertoia, non ci crede. Come pure ogni volta che racconto del grande campione portoricano dei Pirates tutti restano a bocca aperta”.
La storia di Roberto Clemente, in particolare, prende spunto da alcuni episodi personali: “Era il 1978, avevo 9 anni, c’erano i Mondiali in Italia. Facevo il batboy al Nicaragua – ricorda Salvini – e rimasi affascinato dal fatto che tutti i giocatori avevano il numero 21 stampato sulla casacca. Poco dopo scoprii che era in memoria di Roberto Clemente, scomparso sei anni prima in un incidente aereo, mentre cercava di portare aiuto alle vittime del terremoto a Managua. In quello stesso anno giocavo nell’Astra, la squadra di Parma della parrocchia di Ognissanti di Don Sergio Sacchi. La casacca era identica a quella dei Pittsburgh Pirates, la squadra con cui Clemente giocò ininterrottamente dal 1955 al 1972”.
Il refrain resta meravigliosamente quello di sempre: come si fa a non innamorarsi del baseball. La risposta dimora tra le pieghe di questo libro.
“Il diamante è per sempre”, disponibile da domani 16 settembre in libreria, può essere anche ordinato online sul sito dell’Editore Terre di mezzo e su Amazon