“Non ero mai stato in uno stadio di Major, è una cosa pazzesca, venerdì la mia prima volta. Era tutto così surreale. Sono uscito per andare a riscaldarmi e c’era una marea di gente che mi chiamava. In inglese, in italiano. Veramente un vortice di emozioni che non riesco a spiegare a parole”.
Venerdì 30 agosto 2024. Il Pacific Day Time segna le 18.38 quando a Los Angeles, sulla collinetta dell’Angel Stadium, o meglio del “Big A” come lo chiamano affettuosamente quelli di Anaheim, inizia la splendida avventura di Samuel Aldegheri. Il nome del 22enne, partito da San Martino Buon Albergo e catapultato dalle Minors alle Big Leagues, è già orgogliosamente scritto negli annali del baseball pro a stelle e strisce. Primo lanciatore nato e cresciuto in Italia. Basta questo per far tremare i polsi.
All’ingresso dello stadio, al numero 2000 della Gene Autry Way (attore e cantante statunitense ma soprattutto fondatore degli Angels di cui fu anche proprietario per 36 anni, dal 1961 al 1997), erano accorsi in quasi 35.000 per assistere al match che avrebbe celebrato il debutto di “Samu”.
“Sono arrivato al campo, tempo di sistemarmi e mi sono presentato subito a tutti i compagni e allo staff – dice a Baseball.it il mancino di Verona -. Ho avuto solo un’oretta perché poi ho cominciato a prepararmi. Ero tranquillo ma allo stesso tempo un po’ teso perché avevo la mia famiglia in aeroporto e stavano ancora facendo i controlli. Ero preoccupato che non ce la facessero, poi invece fortunatamente sono riusciti ad arrivare per vedermi all’opera”.
Solo ventiquattrore prima la call tanto attesa. La preparazione delle valigie e la corsa in aeroporto. Destinazione Los Angeles, Anaheim. E venerdì tardo pomeriggio eccolo qui con la casacca degli Angels: “Ho cominciato a tirare nel bullpen, mi sentivo a mio agio anche se ovviamente ero teso. Ho tirato bene nel pre-partita, poi quando c’è stato l’inno è salita l’emozione. Ho cercato i miei sugli spalti, ma ho scoperto solo dopo la partita che erano arrivati appena dopo il secondo out. Il primo lancio se lo sono perso, però importante e che ce l’hanno fatta. Prima del primo lancio dicevo a me stesso: devi tirare strike, devi tirare strike, il primo lancio in Major non può essere un ball. Volata al centro. Primo eliminato. Confesso di aver tirato un grosso sospiro di sollievo. Poi ho avuto qualche difficoltà, legata a quell’errore dell’interbase – che però fa parte del gioco – che mi ha condizionato mentalmente perché volevo cercare di fare ancora meglio di quello che stavo facendo, cercavo di essere perfetto quando in realtà dovevo solo fare bene il mio lavoro”.
Dal dugout, Ron Washington e staff colgono le emozioni in un attimo. “Il manager, che avevo già incontrato prima della partita e mi aveva abbracciato, è venuto in campo e mi ha detto di stare tranquillo, quel che è successo è successo, di continuare a tirare strike e di fare il mio lavoro. In qualche maniera sono così riuscito ad uscire dalla prima ripresa. Prima del secondo inning, però, mi sono detto: Samu, basta, ormai sei qua. Hai già preso 5 punti, la parte peggiore è andata (sorride, ndr). Adesso vai fuori e competi. Perché sei qua per vincere, sei uno competitivo. E goditi questo momento perché stai facendo la storia. Sono uscito proprio con un’altra testa, tutt’altra mentalità e ho tirato molto bene. A parte quel fuoricampo al quarto inning di Julio Rodriguez, che però ci sta, come dicevo fa parte del gioco, tenuto conto che è uno dei migliori giocatori di tutta la Major. E ho finito anche il quinto inning”.
L’umiltà di questo ragazzo traspare profondamente quando ti parla. Con altrettanto vigore emerge la voglia di continuare a impegnarsi per far bene. E guarda avanti, con comprensibile ottimismo: “Sono contento non solo per me e per la mia famiglia, ma anche e soprattutto per il movimento del baseball italiano. Speriamo che d’ora in poi ci siano sempre più gli occhi puntati sul baseball italiano e che qualcuno si accorga che si gioca a baseball anche da noi. Questa è una cosa a cui tengo e a cui ho sempre tenuto. Portare il nome dell’Italia in alto. Spero di averlo fatto bene venerdì sera e spero di continuare a farlo anche in futuro. Oggi ho parlato con i coach, sono contenti per essere la mia prima partita. So che c’è molto da lavorare ma di questo ne sono consapevole. Avanti tutta”.
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