È nato a Messina ma risiede a Reggio Calabria. Dal 1968 al 1992 ha giocato a baseball nelle categorie giovanili nonché nei campionati nazionali di serie D, C, B e A2. Dal 2015 è il Presidente del CONI Calabria e anche Presidente della Scuola Regionale dello Sport. Dal 2017 al 2021 è stato componente del Consiglio Nazionale del CONI in rappresentanza dell’Area Sud del Territorio Nazionale. Nel 2017 ha ricevuto la Stella d’Oro al Merito Sportivo, mentre nel 2010 è stato nominato Cavaliere Ordine al Merito della Repubblica Italiana. E’ Maurizio Condipodero, avvocato, 67 anni, appassionato di sport ma con una insana predilezione per il baseball che gli ha permesso anche di conoscere sua moglie su un diamante, visto che giocava a softball. E’ questo trascinante e poliedrico dirigente sportivo il nuovo candidato alla Presidenza FIBS che si racconta e illustra il suo “manifesto” in questa intervista rilasciata a Baseball.it, proprio nel giorno in cui è ufficialmente sceso in campo presentandosi a tutte le società italiane di baseball e softball.
Lei è nel baseball dal 1968 quando iniziò nelle categorie giovanili. Sono passati diversi decenni e nel tempo ha ricoperto e ricopre diversi importanti incarichi dirigenziali. Che giudizi può dare circa lo stato attuale del baseball e del softball in Italia?
Sicuramente non positivo. Ci aspettavamo un cambio di passo o, meglio, un change up di tutto il movimento ma, purtroppo, non è andata così, anzi, c’è stato un decremento nei numeri in tutte le discipline ed in tutte le categorie. In atto, non v’è chi non veda che vi è una governance non coesa, prova ne siano i vari “movimenti tellurici” all’interno del Consiglio Federale, che certificano il malessere generale del nostro mondo.
Quali sono, a suo avviso, le aree che richiedono maggiori miglioramenti?
Senza alcun dubbio le attività dedicate al settore giovanile, un nuovo e più coinvolgente format per tutti i campionati, le infrastrutture (sia da un punto di vista strutturale che funzionale), un nuovo modo di comunicare e, infine, lo sviluppo di un settore totalmente dedicato alla formazione non solo dei tecnici ma, anche e soprattutto, di quei dirigenti che, considerate tutte le riforme degli ultimi tempi, sono diventate figure indispensabili all’interno di una società. Dalla mia esperienza come presidente di un comitato regionale del CONI, poi, estenderei questo settore formativo anche alle famiglie dei nostri giovani atleti.
Ritiene che il numero di praticanti, soprattutto tra i giovani, sia sufficiente per garantire il futuro del baseball e softball in Italia?
Assolutamente no. È necessario portare avanti una nuova politica di reclutamento fra i giovani, utilizzando metodologie e sistemi già testate da altre discipline sportive. Lavorare in collaborazione con principi di multidisciplinarietà, ricalcando il sistema più che vincente di progetti come i Centri Coni e gli Educamp, consentendo lo sviluppo di un bagaglio motorio più ampio, un benessere psicofisico ottimale e, soprattutto, un coinvolgimento emotivo che farebbe tanto bene al nostro movimento.
Riscontra delle differenze tra la gestione del baseball e quella del softball? E come si potrebbe rendere più efficiente il processo di gestione?
Come ho detto prima, entrambe le discipline non godono di buona salute, tranne che per qualche sporadico risultato, frutto più delle grandi capacità di un singolo talento e del prezioso ed instancabile lavoro delle società che di una corretta programmazione federale perché, nel tempo, è mancata una visione di crescita dei nostri sport che non ha risparmiato né il baseball né il softball. Aggiungo che in alcune aree del territorio nazionale le discipline del baseball e del softball sono parzialmente o del tutto scomparse. Quindi, per rendere più efficiente la gestione del baseball e del softball basterà il rispetto ed il consequenziale raggiungimento degli obiettivi prefissati con un programma che segua un percorso di crescita e impegno costante ma, soprattutto, che non nasconda ambizioni di miglioramento di tutto il movimento nazionale.
Quali sono i primi interventi che farebbe se fosse eletto domani?
Partirei dal territorio ristrutturando e potenziando l’operatività dei Comitati Regionali, sono loro l’ingranaggio più importante nel motore della nostra federazione. La loro funzione è sempre stata, erroneamente, sottovalutata dato che sono sempre a contatto con le società, conoscono le problematiche – differenti da regione in regione – e, grazie a questo aspetto, possono essere il vero volano per l’incremento delle attività e del numero delle società.
Come intende affrontare la sfida della diffusione del baseball e del softball nelle scuole e tra i giovani?
Investirei tantissimo nei corsi di Scienze Motorie per divulgare capillarmente le nostre discipline fra gli studenti che, nell’immediato futuro, diventeranno docenti di educazione fisica ad ogni livello scolastico. Insieme a loro introdurrei il Baseball5, anticamera delle discipline del Baseball e del Softball. Parallelamente, attraverso i Comitati Regionali farei partire progetti, cuciti ad hoc per le scuole di ogni grado, con gli Uffici Scolastici Regionali proponendo i progetti di sviluppo sfruttando il coinvolgimento e la praticità del Baseball5.
Cosa pensa delle attuali infrastrutture per baseball e softball in Italia ad esempio campi, strutture, etc.? Potrebbero esserci investimenti o azioni rilevanti in questo senso?
La costituzione di un team di professionisti per la progettazione, la ricerca di fondi europei, la ricerca di risorse economiche territoriali, di assistenza e consulenza, trasformando la federazione in un contenitore di opportunità ed economie di scala a favore delle società sportive. Insomma, un nuovo modo di lavorare dove sarà la federazione ad interagire con il territorio e non viceversa, a differenza di come avviene adesso.
Come intende migliorare il livello di competitività delle squadre italiane nei tornei internazionali?
Nel programma a medio e lungo termine sono necessari vari elementi: innanzitutto la “materia prima”, ovvero atlete e atleti, tecnici di elevato livello formati secondo le logiche più evolute, tecnologie e know-how all’avanguardia, infrastrutture e campionati competitivi dove i giovani talenti italiani possano crescere ritagliandosi uno spazio importante alzando così il livello di tutto il movimento.
Quali sono i tre punti principali del suo programma elettorale?
La promozione e diffusione del baseball e del softball sull’intero territorio nazionale, con supporto differenziato tenendo presente la già radicata o meno pratica delle nostre discipline, con l’obiettivo di costituire 108 nuove società in quattro anni. Secondo punto, la Comunicazione e Marketing. Infine, un progetto nazionale per lo sviluppo dei talenti, competitività dei campionati nazionali e miglioramento dei risultati internazionali.
Come pensa di rilanciare la visibilità mediatica del baseball e del softball in Italia?
La costituzione di uno staff di professionisti dedicato ad una comunicazione più interattiva e coinvolgente, Lo sviluppo di campagne sui social che possano avvicinare veramente tutti a mazze e guantoni riavvicinando questo sport ai giovani, investimenti pubblicitari e collaborazioni con i mass media riportando i diamanti sulle più importanti testate nazionali e l’individuazione di testimonial e influencer che promuovano il baseball rendendolo attrattivo.
Cosa intende fare per attrarre investimenti, sia pubblici che privati, su baseball e softball?
La costituzione dello staff di cui parlavo in primis, poi mediante la realizzazione di eventi e di progetti nazionali ed internazionali come, ad esempio, le “Roma Series”, che attrarrebbero certamente sia gli enti pubblici che le aziende. Aggiungo che, per meglio veicolare gli investimenti privati, bisogna iniziare a ragionare in termini di reciprocità e non di semplice sponsorizzazione.
Qual è la sua visione a lungo termine per lo sviluppo del baseball/softball in Italia?
È il raggiungimento dell’obiettivo che ci si è prefissati riportando i nostri due sport principali nella top ten mondiale e, soprattutto, una contaminazione sportiva al livello nazionale portando baseball e softball tra gli sport più praticati.
Può dirci quali sono i principali membri della sua squadra e quali competenze potrebbero portare alla Federazione?
Anche se il mio percorso è condiviso con tante personalità importanti dei nostri sport, non ho ancora completato la squadra di governo pur avendo un’idea chiara in mente al riguardo.
Come intende collaborare con le società sportive, i comitati regionali etc.?
Come dicevo prima la Federazione che vorrei diventerebbe uno strumento di crescita per tutte le società, un centro di raccolta e risoluzione di tutti le necessità che i comitati regionali farebbero pervenire dal territorio. Siamo noi che andremo incontro a tutte le realtà utilizzando dei comitati regionali forti e con capacità di investimento per rendere questo processo armonico e funzionale.
Coinvolgerà giocatori e allenatori nel processo decisionale della Federazione?
Assolutamente sì, non può esistere una federazione senza uomini di campo. È vero che la politica è entrata nello sport ma non si può fare pensare al bene di uno sport senza conoscerlo.
Come intende rafforzare i legami con le federazioni internazionali e con altri paesi dove il baseball/softball è più sviluppato?
Innanzitutto, sfruttando l’esperienza e la conoscenza che abbiamo accumulato nelle nostre esperienze di campo, poi con l’organizzazione di eventi, scambi continui, costanti e costruttivi con tutte le altre federazioni mondiali.
Quali opportunità vede per il baseball/softball italiano a livello europeo e mondiale?
Non vorrei essere ripetitivo come la gallina del Leopardi ma, in atto, sono veramente poche. Per il futuro, spero che il vento cambi drasticamente.
Come intende promuovere la partecipazione delle donne, soprattutto a livello di dirigenza e allenamento?
Per la verità non avverto il “problema”, forse perché ho una famiglia composta da sole donne: mia moglie, ex giocatrice di softball, tre figlie e 4 cani, anche quest’ultime rigorosamente di sesso femminile. Credo che, proprio questa esperienza vissuta con la massima istituzione sportiva nazionale, mi abbia aiutato a percepire e valutare le persone per le loro capacità e non per il loro sesso.
Cosa pensa dell’utilizzo della tecnologia nello sport, sia per migliorare le prestazioni che per aumentare l’interesse dei tifosi?
Fondamentale ed indispensabile, senza l’inserimento della tecnologia anche nello sport di base non potremo mai colmare il gap con quelle nazioni che, da anni ormai, la utilizzano proficuamente.
Se potesse inviare un messaggio diretto a tutti gli appassionati di baseball e softball in Italia, quale sarebbe?
Tenete duro, arrivo.
Complimenti a Filippo Fantasia per la bella e completa intervista.
Quanto esprime l’avv. Condipodero è ampiamente condivisibile e spero che la sua candidatura possa avere successo o comunque che le sue idee possano arricchire chi andrà alla guida del movimento che necessita di un vero “ChangeUp”: un “vento che cambi drasticamente” che tenga conto della realtà attuale, ma che non dimentichi le cose ben fatte né gli errori del passato.
Quando parlo di passato mi riferisco all’immediato dopoguerra fino agli anni 80 e all’operato di grandi Presidenti federali che hanno imposto in modo autoritario ciò che hanno ritenuto possibile si realizzasse, proprio per perché consapevoli di ciò che in quel momento era realizzabile.
L’espressione “modo autoritario” non la uso per invocare una sorta di dittatura, ma la necessità che il Presidente eletto metta in pratica la sua “visione” prescindendo dal consenso perché questo gli è già stato tributato in fase elettiva: successivamente il Presidente deve rispettare lo Statuto Federale che all’art. 25.3 stabilisce: “Il Presidente ha la responsabilità generale dell’area tecnico-sportiva ed esercita le funzioni apicali di programmazione, indirizzo e controllo relative al perseguimento dei risultati agonistici a livello nazionale e internazionale.”
Auspico la fermezza che è mancata agli ultimi due presidenti federali che, nonostante i loro buoni propositi, non hanno posto rimedio ad alcuno dei problemi che cominciavano a manifestarsi nel ns. sport già ai tempi di di Beneck e Notari.
La fase dei primi segni di stasi, antesignani del declino, è stata gestita con grande merito dai primi Presidenti Federali che non si sono mai lasciate sfuggire tutte le occasioni di crescita.
In particolare va premiata la determinazione di Beneck, non solo nell’aver favorito l’espansione del massimo campionato nonostante la riluttanza di alcune società, ma anche nell’aver capito che il successo e la notorietà che stavano avendo il baseball ormai oggetto di cronaca in pagine e spazi importanti nelle prime pagine dei quotidiani sportivi a tiratura nazionale nonché nei notiziari sportivi di RaiTV, potevano essere sfruttati per un passo determinante: premere sulle Autorità Locali per ottenere la costruzione degli stadi da baseball ! Beneck diede un limite di qualche anno perché le società di prima serie avessero il proprio Stadio di Baseball, pena l’esclusione dal massimo campionato, cosa che diede luogo a non poche e dure reazioni cui il grande Presidente non cedette. Ed ebbe ragione, come pure quando, dopo qualche anno, impose che quegli stadi fossero dotati di impianto di illuminazione! Ciò provocò altri forti contrasti … ma Beneck non cedette pur sapendo che, nonostante il successo delle sue “impuntature”, avrebbe perso il consenso …
Ma per fortuna gli succedette Notari che, seppure meno sugli altari del suo predecessore, ha un grande merito di cui nessuno gli da atto (perché chi gli è succeduto non ha continuato nella strada da lui tracciata): rendendosi conto dei primi segni di frenata dell’espansione del movimento a causa dell’inspiegabile voltafaccia dei più importanti media a partire dalla stampa sportiva a tiratura nazionale, ha tentato una via che poteva essere vincente: una via che, non essendo condivisa da una certa élite, ha portato alla sorprendente ed inaspettata sua defenestrazione ad opera di quella élite che si è servita, a mo’ di cavallo di Troia, di un personaggio noto e valido ma assolutamente inadeguato ed impreparato per quel ruolo: Everardo Della Noce.
Notari voleva far uscire il baseball da quella che ormai si profilava una “concentrazione” del baseball essenzialmente in Emilia/Romagna: “concentrazione” è l’esatto opposto del cammino di “espansione” che fino allora il baseball aveva fatto grazie a grandi Presidenti, su tutti Bruno Beneck. La colpa di questo fenomeno negativo stava soprattutto, come detto, nell’inspiegabile tradimento al baseball ad opera dei grandi media: inspiegabile, perché avvenuto negli anni ’80-’90 quando il baseball italiano era al top del baseball europeo.
Per “disincagliare” il baseball da quella dimensione poco più che regionale (il baseball è rimasto abbastanza forte dove ha continuato ad essere sostenuto almeno dai media locali) e restituirgli un respiro nazionale, Notari ha pensato di dare impulso allo sviluppo nel Sud dove aveva intravisto, senza sbagliarsi, un humus molto fertile. Ha quindi fatto disputare parte del Mondiale del 1998 a Palermo e Messina, e nel 2002 ha designato Messina e Reggio Calabria quali sedi del Mondiale Universitario.
Due mosse vincenti grazie anche alle grandi capacità di molti dirigenti locali (ho conosciuto tre personaggi di spicco di quell’epoca: Nino Micali, Antonio Consiglio e Vito Maggio,) che hanno saputo mettere a frutto il grande fermento suscitato da quelle iniziative con il forte coinvolgimento delle autorità locali nonché il determinante supporto della stampa locale.
Basti pensare ai tre stadi meravigliosi (non esagero) di Palermo, Messina e Reggio Calabria realizzati o completati proprio grazie a quelle iniziative di Notari. Aggiungo, a proposito di Reggio Calabria, che gran merito va proprio all’amico avv. Condipodero, come ho già scritto a suo tempo su Baseballmania.
Insomma, c’era un Sud pronto a diventare, grazie anche alle condizioni climatiche che consentono di giocare pressoché tutto l’anno, la Florida europea. Nuovi Club in meridione cominciavano ad essere pronti a competere in prima serie restituendo al massimo campionato l’originale dignità di Campionato nazionale con un inimmaginabile ritorno benefico per tutto il baseball italiano che avrebbe costretto i grandi media a riavvicinarsi al ns. mondo.
Ma, tolto di mezzo Notari, il progetto è stato fatto languire e morire …
Non so se l’abbandono di quella strada sia stato voluto da Fraccari: stento a crederlo. Evidentemente c’è chi ha remato contro quella strategia e ha boicottato anche il tentativo, fallito, di Fraccari di far uscire la “locomotiva” dal quella sempre più ridotta area del baseball di prima serie con un campionato da lui pensato a 12 squadre divise in due gironi: è stato costretto a realizzarlo con due gironi di 4 squadre! Una vera ridicolaggine che ha dissuaso Fraccari dal riproporre quel progetto per paura di fare una nuova figuraccia o addirittura di essere defenestrato come il suo predecessore.
La stessa cosa è successa a Marcon, anche lui messo nella condizione di non poter realizzare quel minimo allargamento che forse avrebbe potuto consentire a tre importanti Club, come il Rimini, il Padova ed il Novara di sopravvivere … e forse ricominciare un percorso di espansione e di rilancio!
Quindi Fraccari e Marcon non sono colpevoli della situazione in cui si trova il ns. baseball? Lo sono eccome! Non perché l’hanno voluta, ma perché non hanno fatto prevalere l’interesse generale su quello particolare di chi, a vario titolo, ha paralizzato ogni tentativo di riforma. Evidentemente allo scopo di restare in sella.
Spero “Che il vento cambi drasticamente” !