L’addio di Liddi, la famiglia e il sogno olimpico

Il sanremese spiega i motivi del suo ritiro dal baseball, i progetti personali e le prospettive. Ma racconta anche i momenti più belli, le sensazioni, i compagni e le varie esperienze vissute. A cominciare da quel 7 settembre 2011 ad Anaheim…

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Marco Mazzieri e Alex Liddi in Nazionale
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Da Sanremo “città dei fiori”, dove è nato il 14 agosto dell’88 e ha fatto i primi giri di mazza, al sole della Florida, “The Sunshine State”, dove risiede attualmente. E dalla famigerata terra degli spring-training che Alex Liddi, con non poca emozione, ha dato l’annuncio dell’addio al baseball.

D’altronde l’America gli ha dato la possibilità di essere il primo atleta nato e cresciuto in Italia a giocare in Major League, il 7 settembre del 2011 con i Seattle Mariners che affrontavano i Los Angeles Angels ad Anaheim, davanti a papà Agostino e mamma Flavia. Due giorni dopo batte la sua prima valida contro i Royals, il 19 settembre centra il suo primo fuoricampo contro gli Indians, otto mesi dopo nella partita contro i Rangers realizza il suo primo grande slam in MLB. “Quello è stato il momento più bello – ricorda Liddi – un grande slam avvenuto peraltro in una situazione un po’ particolare, che si era creata per me a basi cariche. In quel momento correvo le basi e mi sentivo di volare”.

61 partite in grande lega, 1.218 nelle Minors. E ancora. Vince la Serie del Caribe nel 2016 con i Venados de Mazatlán, approda anche nella Chinese Professional Baseball League con i Chinatrust Brothers. “Questa è la cosa che non mi sarei mai aspettato, di giocare in tanti posti diversi, come invece ho fatto: non dico che mi immaginavo che sarei finito in MLB, ma quasi, mentre non avrei pensato di giocare in così tanti paesi diversi. Ho dimostrato di poter giocare in diverse realtà e conoscere diverse culture, mi sono adattato a diversi modi di giocare a baseball”.

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Alex Liddi

Ma il suo cuore batte sempre per l’azzurro. Ha indossato la maglia dell’Italia in 62 occasioni, risultando sempre tra i protagonisti nei tre World Baseball Classic disputati nel 2009, 2013 e 2017. Dice addio alla Nazionale, lascia il baseball giocato, con rammarico di chi lo avrebbe ancora voluto vedere in campo in Italia o altrove. Perché in diamante Alex ci metteva passione e si divertiva, deliziando anche chi lo seguiva dalle tribune.

Liddi ha deciso di fare un passo indietro, una decisione importante, per dedicarsi principalmente agli affetti più cari e a qualche nuova attività di business. E oggi Alex lo ha illustrato bene in collegamento da Delray Beach, con il sorriso sulle labbra, come sempre, e in modo consapevole.

“Forse non me ne sono ancora reso conto, ma non è stata scelta difficile: me lo sono sentito, volevo passare più tempo con la famiglia. Quando abbassi il livello, è ora di farlo. Oggi ho progetti personali e di famiglia che con mia moglie vogliamo sviluppare, ma non entro nei dettagli. Ho già incominciato a lavorare come consulente con un’agenzia che rappresenta giocatori di baseball: sono ancora agli inizi, mi sto occupando di un paio di giocatori latini. Mi piacerebbe rimanere nel baseball, certo, non a livello professionistico, ma lavorando con i ragazzi per avere impatto sui giocatori più giovani. Ho due-tre cose in ballo, il baseball è la mia vita, mi ha dato tanto, ora tocca a me aiutare i più giovani, lavorare per la loro crescita prima che firmino”.

La Nazionale è un tema ricorrente per Liddi. L’immagine della sua esultanza in azzurro a Toronto dopo la storica vittoria sul Canada al Classic è ancora nella testa di tutti noi: “Giocare con la nazionale è stato l’apice della mia carriera. Detta così sembra una cosa romantica, ma quando giochi tanti anni fuori dall’Italia, tornare a giocare con quelli che erano i tuoi amici e compagni di quando avevi 10-12 anni, e con loro affrontare le grandi nazionali, è un’esperienza incredibile”.

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Alex Liddi nella partita contro Portorico al World Baseball Classic

Già i compagni. Quelli italianj e quelli conosciuti oltreoceano. Amici veri come “Felix Hernandez che mi ha preso sotto la sua ala e mi ha protetto, spiegandomi come approcciare la MLB. Lui e Chone Figgins sono stati una parte importante della mia crescita in MLB”.

Prima del grande salto, tanta gavetta per Liddi nelle Minors. E non sono state rose e fiori. Anzi… “Sicuramente il mio primo anno in singolo A, non avevo la patente in Italia e nemmeno in America. Noi ragazzi abitavamo da soli, si guadagnavano 450 dollari ogni due settimane e servivano per vivere e muoversi. Assieme a un compagno dominicano avevo comprato una macchina a 700 dollari, ma appunto eravamo senza patente e senza assicurazione… A casa dormivamo sui letti ad aria, ma ci divertivamo. Sento dire che sono sacrifici, ma per me non è così: i sacrifici li fai se qualcosa non ti piace, per me questo non è mai stato un sacrificio, né i lunghi viaggi, né gli spostamenti, né altro, perché mi è piaciuto tutto. Se uno parla di sacrifici, deve fare un’altra cosa”.

Momenti critici e poi la maturazione. Liddi ne parla apertamente: “Momenti difficili tanti, più sei giovane e più sembrano grandi, con il tempo impari a superarli e quando ti risuccedono li affronti e sembrano più piccoli. All’inizio con il baseball è tutta una storia d’amore, non vedi il business e la politica che ci sono intorno. Crescendo però li vedi e sai come muoverti: capire come funziona anche fuori ti aiuta ad andare avanti, prima impari e meglio è”.

Ultima apparizione pochi giorni fa a Dubai: “bella esperienza, ma c’è ancora tanto da fare: creare una lega dal niente non è facile, ovviamente il progetto è bello, si creano più opportunità di lavoro per i giocatori, se si sviluppa è solo positivo”.

Qualche rammarico? “Mi sarebbe piaciuto avere più tempo per sviluppare le mie capacità: sono arrivato in MLB troppo giovane, non sapevo ancora tante cose. E sì, mi sarebbe piaciuto giocare le Olimpiadi”.

Alex Liddi, prima dei saluti, ferma tutto. Ha ancora qualcosa da dire verso coloro che hanno contribuito affinchè tutto questo accadesse: “Voglio ringraziare tutte le persone che hanno fatto parte della mia crescita, tutti i miei compagni italiani e coloro che per me hanno fatto la differenza: penso a Marco Mazzieri, che dico sempre essere stato il mio papà nel baseball, perché mi ha insegnato quasi tutto, Bill Holmberg, Alessandro Maestri che è stato il mio compagno di una vita, Luca Panerati, Gianni Natale e Massimo Baldi, Deborah Scalabrelli; tutti hanno segnato la mia carriera, non mi hanno mai chiesto niente in cambio, sono stati i miei pilastri”.

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Alex Liddi

E Marco Mazzieri, oggi Presidente federale, rende merito al sanremese: “Alex ha rappresentato tanto per la mia carriera e per la mia vita. Da un lato questo è un momento triste, ma dall’altro è un bel momento, perché quando decidi di interrompere un’avventura così ti puoi guardare indietro e capire quanto di buono e bello hai fatto in questi anni. Quando sei in ballo, magari, non ti rendi conto di cosa sei riuscito a fare, e tutto partendo da Sanremo: chi l’avrebbe mai detto? La prima volta che l’ho incontrato non aveva neanche 15 anni, ma già allora mi disse che sarebbe arrivato in MLB. Ha sempre dato il massimo, a volte non ha avuto le opportunità che si sarebbe meritato, così come Alessandro Maestri: lui e Maestri hanno segnato un’epoca, vorrei che la loro storia fosse una motivazione per i giovani, affinché ognuno capisca che potrebbe essere lui a segnare la prossima era del nostro baseball”.

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Nato nel 1964 ad Anzio (Roma) è giornalista pubblicista dal 1987. Grande appassionato di sport USA, e in particolare di baseball e basket, svolge a tempo pieno attività professionale a Milano come Responsabile Ufficio Stampa e Relazioni con i Media italiani e internazionali presso importanti corporate. Nel corso degli anni, ha collaborato con diverse testate nazionali e locali tra cui Il Giornale, La Stampa, Il Resto del Carlino, Tuttosport, Guerin Sportivo, Il Tirreno, Corriere di Rimini, e con testate specializzate come Play-off, Newsport, Sport Usa, Baseball International e Tuttobaseball. In ambito radio-tv ha lavorato per molti anni come commentatore realizzando anche servizi giornalistici per diversi network ed emittenti quali Radio Italia Solo Musica Italiana, Dimensione Suono Network, RDS Roma, Italia Radio e Radio Luna. Ha inoltre condotto programmi e realizzato speciali legati ad importanti avvenimenti sul territorio per alcune televisioni locali. Nel 1998 ha ideato e realizzato il video "Fantastico Nettuno" dedicato alla conquista dello scudetto tricolore della squadra tirrenica di cui è stato per oltre un decennio anche capo ufficio stampa. Significative sono state anche le esperienze professionali negli USA, grazie agli ottimi rapporti instaurati con gli uffici di Media Relations di diversi club (in particolare dei Boston Red Sox) e con le redazioni dei quotidiani Boston Globe e Boston Herald che gli hanno permesso di approfondire i diversi aspetti legati alla comunicazione sui media del baseball professionistico americano. E' stato il primo Responsabile Editoriale di Baseball.it nel 1998, anno di nascita della testata giornalistica online, incarico che ha dovuto momentaneamente abbandonare per impegni professionali, tornando poi in seguito ad assumere il ruolo di Direttore Responsabile. Nell'ottobre del 1997, ha curato il primo “play-by-play” in diretta su Internet del baseball italiano durante le finali nazionali del massimo campionato. Nell'estate del 1998 ha fatto parte del team dell'Ufficio Stampa del Campionato del Mondo di baseball.

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